25 gennaio 2011

La famosa invasione degli orsi a New York - Parte seconda

Segue da qui.

All'incrocio con la Ventottesima torna a far capolino l'Empire State Building. Fu Gabriela a farsi avanti quel giorno nella libreria e dopo pochi minuti mi aveva già raccontato la storia della sua vita. Nata e cresciuta a Veracruz in Messico. Laureata in Medicina Veterinaria all'Universidad Nacional Autonoma de Mexico a Città del Messico. Lavorò quattro anni come ricercatrice alla stessa università. Conobbe un newyorkese in vacanza in Messico e nel giro di due mesi convolarono a giuste nozze. Dopo altri sei mesi divorziarono a causa dei tradimenti di lui. In quel periodo tirava avanti facendo la dog-sitter e con gli alimenti dell'ex marito.
La Broadway entra prepotentemente nella Sesta tra la Trentaduesima e la Trentacinquesima dando vita prima a Greeley Square e poi a Herald Square. Siamo nel cuore di Manhattan. L'Empire State Building è distante solo un isolato ad Est sulla Quinta, la strada più costosa al mondo. Abbandonata la Sesta, Broadway si appresta ad incontrare la Settima formando Times Square. Per qualche isolato i negozi di moda e le banche soppiantano i fast food ed i mexican grill. Il resto del nostro tempo passato nella libreria lo spendemmo parlando degli orsi che ci tenevano intrappolati e dell'assurdità della situazione. Ma ogni tanto continuava ad intervallare la conversazione con dettagli della propria vita che in genere non si raccontano ad uno sconosciuto  e di cui non vedevo il legame con il resto del discorso. Della mia vita non chiese nulla ed io essendo riservato non presi l'iniziativa. Solo alla fine mi chiese che lavoro facessi. Ma non sembrò molto interessata ai miei studi sulla criogenia.
Passiamo l'incrocio con le Trentasettesima. Nova Fashion Jewel. High Design Jewelry. Stanley & Son Fine Jewelers. La Quarantaquattresima e l'Algonquin Hotel si avvicinano. Nelle settimane successive ci frequentammo assiduamente con Gabriela. L'amicizia ai tempi della famosa invasione degli orsi a New York. Non c'è stato niente di romantico tra noi e dubito ci sarà in futuro. L'idea di unire le nostre forze per risolvere il problema che stava attanagliando questa città, che ci ospitava ma che entrambi sentivamo abbastanza estranea, venne per caso e non saprei indicare nè il momento esatto nè chi di noi due l'ebbe. Più probabilmente fu un parto congiunto.
Bryant Park arriva subito dopo la Quarantesima. Oltre il parco s'intravede la facciata posteriore della New York Public Library. Il vetro del palazzo all'incrocio con la Quarantaduesima riflette un panorama di grattacieli. Subito accando c'è il Grace Building con la caratteristica facciata concava. Se fossi stato dall'altro lato del furgoncino avrei visto la base della Bank of America Tower, il secondo palazzo più alto di New York. La New York di vetro. Il progetto della bara non ha richiesto molto tempo. Si è trattato di ampliare qualcosa a cui avevo già lavorato. Gabriela è stata un apporto fondamentale per tarare il macchinario alle caratteristiche degli orsi. La città di New York, incredibilmente, o forse non troppo incredibilmente vista la situazione, ha finanziato la realizzazione del prototipo. Realizzazione che è stato il passo più dispendioso in termini di tempo. La nostra estrema fortuna è stata che le leggi di Murphy si sono prese un pausa e per quanto riguarda la parte tecnologica tutto ha sempre funzionato alla perfezione. Ancora oggi utilizziamo il prototipo, unico esemplare costruito. Il soprannome di "bara" è stata un'idea di Arthur, ovviamente. In effetti le sembianze sono quelle.
Svoltiamo a destra sulla Quarantaquattresima. La polizia, ammesso che sia stata chiamata non è ancora arrivata. Barricati dietro una macchina ci sono i dipendenti dell'hotel che smanacciano quando ci vedono arrivare. Arthur abbassa il finestrino. - E' ancora dentro? - chiede. - No stanno giocando a nascondino. - gli rispondo io. Arthur si gira verso di me e mi lancia un'occhiataccia. Il concierge dice che quando sono scappati l'orso era dentro la sala delle conferenze. Facciamo manovra in modo da avere il culo del furgoncino davanti all'ingresso dell'hotel. Scendiamo. Arthur apre il portellone posteriore ed io quello laterale. Prendo lo zaino per Gabriela, le protezioni in gommapiuma ed i caschi. Poi vado da Arthur e l'aiuto a far scendere la bara dal furgoncino. La bara ha le ruote e il furgoncino una rampa per farla scendere, qunidi la manovra non è troppo complicata. Indossiamo le protezioni, poi aiuto Gabriela ad indossare lo zaino. Infine ci mettiamo i caschi. Siamo pronti all'azione. Arthur spalanca le porte dell'hotel ed entra nella hall. Io lo seguo e Gabriela entra dietro di me. Analizziamo la situazione intorno a noi. Nessuna traccia dell'orso. Torniamo fuori e spingiamo la bara attraverso le porte dell'hotel. Prendo in mano il telecomando. Avanziamo, sempre in modo circospetto, verso la sala delle conferenze che si trova alla nostra destra. Le porte sono chiuse, ma si sentono rumori provenire dall'interno. Probabilmente i dipendenti hanno cercato di chiudere l'orso dentro. Ci riuniamo brevemente per decidere la tattica. Confabuliamo sottovoce come se ci fosse un nemico in ascolto, poi ci posizioniamo. Io prendo la maniglia della porta. Dietro di me Arthur che deve entrare per primo, localizzare l'orso e cercare di distrarlo. Poi è il turno di Gabriela che estrae dallo zaino il distributore ad alta pressione di gas tranquillante. Arthur conta fino a tre ed io apro la porta. I nostri meccanismi sono ormai oliati alla perfezione e in una manciata di secondi l'orso, che è di taglia piuttosto piccola, viene individuato e inondato di tranqullante. La mira di Gabriela è perfetta. L'orso a questo punto si muove lentamente e vacilla. Portiamo dentro la bara che viene sistemata al centro della sala. La apro immediatamente, premendo il pulsante verde sul telecomando. Un aroma di miele e salmone si espande per tutta la stanza. L'orso, stordito dal tranquillante, è convinto di essere in paradiso e si avvicina alla bara. A questo punto arriva il momento più delicato per me. Devo premere il pulsante rosso di chiusura quando l'orso è completamente all'interno ed è sufficientemente fermo, altrimenti rischio di ferirlo e di danneggiare la bara. Una volta premuto il pulsante, la bara si chiude istantaneamente e l'orso viene criogenizzato.
Compiuto il nostro lavoro, spingiamo la macchina criogeniaorsi fuori dall'hotel ed Arthur esultante si presenta davanti ai dipendenti dell'hotel gridando - Venimmo, vedemmo e in un sol colpo lo criogenizammo - e consegna il preventivo di spesa al concierge. A questo punto, dopo aver messo la bara sul furgoncino con grande fatica, abbiamo due ore di tempo per portare l'orso, scortati dalla polizia che nel frattempo è arrivata, al centro di gestione dell'emergenza orsi al Liberty State Park a Jersey City perchè possa essere scongelato senza conseguenze per la sua salute. Verrà preso in consegna dai Rangers e dai veterinari che gestiscono l'emergenza. Se non è un recidivo, verrà marchiato. Se lo è verrà registrato il marchio apposto dopo la prima cattura e poi effettueranno tutte le procedure burocratiche per decidere dove, come e quando liberarlo. Ma questo non rientra nei nostri compiti. Noi potremmo gustarci il meritato riposo. Almeno fino alla prossima chiamata.

6 commenti:

  1. da piccola il mio peluche preferito era un orso.
    per giunta vestito da giubba rossa.

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  2. assicuro che nessun orso, vero o di pelouche, è stato maltrattato nè vestito da giubba rossa per la realizzazione di questo testo

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  3. Hey, wow! Racconto davvero bello.
    Ad un certo punto ero diventata impaziente, volevo sapere che diavolo era questa "bara".
    Cmq, a parte la storia in sè (molto bella, davvero, che mi ha fatto ripensare un pochino ad una rivisitazione di GhostBusters), mi piace molto anche il modo in cui l'hai scritto e lo hai reso.
    Bravo! :)

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