28 dicembre 2009

Primo Febbraio 2006

L'avevo capito una sera d'inizio febbraio, ormai quasi quattro anni fa. L'avevo capito senza neanche sapere di averlo capito.
Pensando solamente di fare il brillante con una citazione da un film.
Forse stavo iniziando a vedere in te quello che neanche te stessa sembri riuscire a vedere.
Ma era già troppo tardi. Tutto è sempre successo troppo tardi. Magari di poco, ma tardi.
La tua risposta fu molto lunga per una frase così breve.
Anzi furono molte risposte, una per ogni lettera dell'alfabeto.
Una divertente, l'altra ironica. Una assurda e l'altra seria. In una prendevi in giro me e nell'altra te stessa.
Avrei potuto comportarmi diversamente in mille ed una occasione.
Più cinico o più irrispettoso. Meno imbranato o meno freddo.
Alla fine ho la sensazione di essere stato una Cassandra per me stesso.
Perchè anche se consapevolmente non lo sapevo ancora o se non me ne rendevo ancora conto, era già chiaro che non sarebbe potuto succedere nulla, non avresti potuto dire nulla o fare nulla perchè quelle sensazioni sparissero da me.
Da quella sera sarebbe iniziata la nostra danza infinita. Questi passi che in maniera alterna ci hanno portati vicino e poi lontano.
E poi di nuovo vicino. E poi di nuovo lontano.
E' quello che devo scontare per il mio peccato originale, probabilmente.
Ancora non so se sia il mio inferno o un purgatorio. La parola fine ancora non è stata scritta. Non c'è nulla di definitivo.
Ma in questo pomeriggio del 26 dicembre, a pochi giorni dal 2010, ho sentito forte questa sensazione. Come quasi quattro anni fa.
L'ho percepito con il cuore e con la mente, che sarai sempre mia.
Sempre e mai.

29 novembre 2009

Police on my back

Questa incredibile storia che sto per raccontare, avvenne in un grigio e triste pomeriggio autunnale. Il tempo rifletteva esattamente il mio stato d'animo.
Per cercare di schiarirmi le idee mi decisi a fare una passeggiata nella campagna circostante il luogo dove abitavo allora.
Quale luogo fosse non ha molta importanza per la storia. La cosa importante è che in questo luogo esistevano le ferrovie. Ed i treni di conseguenza.
Ma soprattutto le ferrovie sono importanti ai fini della storia, perchè tutto successe quando mi trovai davanti dei binari che correvano in mezzo alla campagna che stavo attraversando.
Ricordo che mi guardai intorno per assicurarmi che non ci fosse nessun treno in corsa che mi volesse mettere sotto. In quel momento vidi in lontananza una figura, vestita di bianco, che correva nella mia direzione.
Aveva un vestito lungo e sembrava portare un velo in testa e qualcosa in mano. La mia miopia m'impediva di vedere cosa, da così lontano.
Mi fermai incuriosito. Iniziavo a distinguere la figura. Era una ragazza vestita da sposa. Si voltava spesso indietro, come se pensasse di essere inseguita, ma non c'era nessuno tranne noi due.
Oltretutto sembrò non accorgersi di me finchè non mi fu a pochi metri di distanza.
E quando mi vide si fermò. In mano aveva dei fiori di un colore blu tenue. Era truccata in modo strano. In un lampo mi resi conto che era vestita da Sposa Cadavere. Il personaggio del film di animazione di Tim Burton.
Dissi qualcosa. Probablmente le chiesi dove stesse correndo. Quello che ricordo nitidamente è che mi rispose in inglese con un accento che non saprei definire, ma che mi piacque subito. Le sue parole furono:
"I've been hiding, police on my back
There was a shooting, police on my back
And the victim, well, he won't come back"
Poi si avvicinò e si gettò tra le mie braccia. Mi chiese aiuto.
Non mi misi a pensare neanche per un secondo se fosse una buona idea aiutare una sconosciuta che stava fuggendo dalla polizia.
La portai a casa mia e le preparai un tè caldo. E fu davanti a quel tè che mi raccontò la sua storia.
Inziò col dirmi che aveva finito la vittima in un colpo solo. Questo mi face salire un po' di ansia.
Mi disse di come si stesse nascondendo in un capannone isolato in mezzo alla campagna. Era scappata da lì questa mattina, correndo via, perchè le era venuta la sensazione che la stessero per trovare.
Era stata nascosta nel capannone per una notte ed un giorno interi. Ci era finita dopo una fuga rocambolesca in bicicletta. Fuggiva dalla polizia che la inseguiva a piedi.
Quando una delle gomme della bicicletta si bucò, decise di fermarsi in un capannone perchè era troppo stanca per proseguire a piedi.
Io non sapevo cosa dire. Avevo paura di chiederle cosa fosse successo prima della fuga. Lei rimase in silenzio per qualche minuto. Io non dissi nulla. La guardavo e basta. Alla fine mi decisi a chiederglielo.
Il resto della storia fu molto diversa da come me l'aspettavo.
Stava passeggiando per le strade di una cittadina non molto distante, quando s'imbattè nelle riprese di uno spot pubblicitario. Le riprese erano lo shooting di cui mi aveva parlato.
La vittima del suo crimine era il protagonista dello spot. Dalla sua descrizione, più che la polizia sembrava che al suo inseguimento ci fossero stati gli agenti di sicurezza che sorvegliavano il set.
Quello che su quel set non potrà più tornare e che era stato finito in un colpo solo era il barattolo di Crema Novi su cui dovevano girare lo spot.
Il motivo per cui fosse vestita da Sposa Cadavere continua ad essere un mistero per me.

11 novembre 2009

Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie

In attesa di un colpo di vento.
Ma di un colpo di vento che venga dalla giusta direzione e con la giusta intensità.
Non un colpo di vento qualsiasi.
Cercando strenuamente di resistere a tutti gli altri colpi di vento che non vengono dalla giusta direzione e non hanno la giusta intensità.
Mettendo tutte le forze residue in quel flebile legame che ti tiene sospeso per aria.
Sopportando pioggia e freddo, mentre vedi cadere una per una quelle che ti stanno accanto.
In attesa di quell'unico colpo di vento che ti possa far cadere accanto a quel fiore meraviglioso, nato e cresciuto, non si sa come, nel cemento.

5 novembre 2009

Travolto da un insolito destino in un azzurro weekend d'agosto

Sveglio. Guardo l'orologio. Le otto. Mi stiracchio e mi alzo, pieno di buoni propositi.
L'intenzione è quella di passare questo mite e soleggiato sabato di fine estate chiuso in casa a scrivere. Ma non versi che potrebbero far impaurire una dentona lussemburghese.
Quello che mi è successo ieri è stato così strano che merita di essere messo nero su bianco in modo da farci venir fuori una storia interessante.
Questo è il mio obiettivo per la giornata, consapevole del fatto che ci sia sicuramente almeno un proverbio sui buoni propositi che mi metta in guardia dalla possibilità che si realizzino.
Per l'appunto, mentre mi appresto a far colazione, ecco che l'ineluttabile corso deglie eventi inizia a portare i binari della mia giornata verso una direzione che, guarda caso, è diametralmente opposta alla mia sterile volontà.
Sento un botto. Come se fosse successo un incidente. Viene dalla strada. Mi affaccio alla finestra e mi accorgo che in effetti ha tutto l'aspetto di essere un incidente.
Sembra che una moto da cross si sia scontrata con una piccola utilitaria. Cerco con lo sguardo il motociclista. Lo vedo per terra non esattamente vicino alla moto. Mi sembra già un buon segno il fatto che si muova.
Chiamo il centodiciotto e mi precipito in strada, dopo essermi messo addosso qualcosa di presentabile.
Essendo sabato mattina di un periodo di vacanza, non mi stupisce che non ci sia nessuno in giro. Ma un po' mi preoccupa, visto che le mie capacità di pronto soccorso sono prossime allo zero. Anzi probabilmente sono zero. Speriamo solo che l'ambulanza arrivi in fretta.
Stranamente non vedo da nessuna parte la persona che avrebbe dovuto essere alla guida della macchina. Scappare lasciando la macchina lì mi sembra uno strano modo di mettere in pratica l'omissione di soccorso.
Mi dirigo verso il motociclista che sembra stia piuttosto bene, al netto di qualche osso rotto e lividi a profusione. Mentre cerca di rotolarsi per terra dal dolore si tiene il costato. Costole rotte? Brutta cosa. Ma visto il volo che deve aver fatto gli è andata anche bene.
Cerco di fargli capire che non ho idea di come comportarmi in una situazione del genere ma che il buon senso, forse, suggerirebbe di muoversi il meno possibile. Ma non sono sicuro che il buon senso abbia nozioni di pronto soccorso.
L'unica cosa di costruttivo che riesco a dire è: "Ho chiamato il centodiciotto. Hanno detto che arrivano in un attimo."
Sento in lontananza la sirena che si avvicina. Intanto mi guardo intorno per cercare di capire cosa sia successo. Il mistero non sembra indecifrabile. La macchina aveva uno stop e non si è fermata.
Ed è proprio mentre esamino la "scena del crimine" che mi accorgo che il conducente, anzi la conducente, è ancora al volante, come in stato di shock.
Mi avvicino per sincerarmi delle sue condizioni, come si direbbe alla televisione. Anche se è piuttosto evidente che non si può essere fatta molto.
E' una ragazza sui vent'anni. Bionda. Ha le mani che le coprono il volto come se stesse piangendo.
Busso sul finestrino per chiederle se non sia il caso che esca. Ha un sussulto. Mi guarda. Non che sia brutta, ma non è particolarmente bella. Ha un aspetto particolare, ammesso che voglia dir qualcosa.
Nel frattempo l'ambulanza è arrivata. Si prendono cura del ferito. "Non so bene come sia andata, ho sentito il botto e sono sceso in strada" dico io.
La ragazza scende dalla macchina e non fa che ripetere di come fosse distratta e di non aver visto lo stop. Che non voleva metterlo sotto. Voglio sperare, penso io.
Mentre portano via l'incidentato, i paramedici (si chiamano davvero così?) mi dicono di aspettare i vigili con la ragazza. OK. Tanto mica volevo restare chiuso in casa tutto il giorno per mettere nero su bianco un'idea che mi frulla per la testa.
Cerco di fare almeno un po' di conversazione. Cose base del tipo: "Come va?", "Non ti preoccupare, in fondo è ancora vivo e s'è rotto al massimo un paio di costole." e "A che diavolo stavi pensando per non aver visto lo stop che è lì più o meno dalla notte dei tempi?"
A quest'ultima domanda mi risponde candidamente: "Mi stavo toccando, per questo non ho visto lo stop." Io rimango leggermente turbato dal fatto che lo dica come se fosse la cosa più logica da fare mentre si è al volante di una macchina in movimento.
Forse cogliendo lo stupore sul mio volto, si giustifica dicendo: "Vedi, il fatto è che ieri sera ho dato buca ad un tizio che ho conosciuto online e che mi voleva incontrare. Dargli buca mi ha eccitato tantissimo. Ed è da ieri sera che non faccio che toccarmi ogni volta che ci ripenso."
Non penso che la sua spiegazione abbia mutato di molto l'espressione del mio viso. Lei allora aggiunge: "E' che sono un po' ninfomane".
Occhei. Ci mancava solo questa. Prima che possa dire qualsiasi cosa a commento, lei prosegue dicendo: "Fra l'altro con la macchina ridotta in queste condizioni avrei bisogno di qualcuno che mi accompagni a casa." E mi guarda. Ammiccando.
Io, senza pensarci su neanche un secondo, rispondo: "Guarda, la macchina ha solo una botta. Suppongo che cammini tranquillamente. E in ogni caso, mi dispiace deluderti, ma sono innamorato e non sono interessato ad una botta e via con te."
Il suo volto s'incupisce. Fa un passo verso di me e mi assesta uno schiaffo terrificante.
Il dolore è intenso. Dentro di me bestemmio in tutte le lingue del mondo, comprese quelle morte e alcune che devono ancora nascere. Mi porto le mani alla guancia sinistra che mi va a fuoco.
Come se non bastasse inizia a gridare: "Come ti permetti? Ma per chi mi hai presa? Non farei sesso con te neanche se fossi l'unico essere vivente rimasto nell'universo."
Perfetto. Ninfomane e psicopatica. E' il caso di ritornare a casa a vedere di mettere in atto i propositi per la giornata. Ma prima le fornisco informazioni dettagliate per raggiungere quel famoso paese, dove sicuramente si sarebbe trovata bene.
Metto la chiave nella toppa e contemporaneamente cerco di far riprendere sensibilità alla parte sinistra del volto.
Non faccio neanche in tempo ad entrare in casa che sento aprirsi la porta dei vicini. Una madre divorziata e il figlio ventenne.
La donna mi viene incontro implorando il mio aiuto. Ha un aspetto terribile. L'impulso di chiuderle la porta in faccia è piuttosto forte, ma alla fine mi fermo e le chiedo cosa sia successo.
"Francesco, devi assolutamente aiutarmi. Ti prego. Daniele è scomparso da ieri sera. Devi aiutarmi a ritrovarlo." Daniele è il figlio ovviamente. Ed è altrettanto ovvio quanto sia inutile che cerchi di oppormi alla catena di eventi che mi stanno scombussolando la giornata.
Cerco di tranquillizzarla dicendole che suo figlio non è più un bambino, che sa badare a se stesso. Sarà sicuramente da qualche amico.
Non sente ragioni. Ha già chiamato tutti gli amici, la polizia, gli ospedali e l'ufficio oggetti smarriti. Il mio compito è prendere la macchina e farmi un giro per la città in cerca di suo figlio, mentre lei rimane a casa vicina al telefono.
Evito di dirle che forse ha visto un po' troppi telefilm americani e che il piano non funzionerà un gran che. Non servirebbe a nulla viste le condizioni in cui è ridotta. Mi metto l'anima in pace ed entro in casa alla ricerca delle chiavi della macchina.
Non ho la più pallida idea di dove cercarlo e quindi mi metto a girare scegliendo le strade da prendere a caso e guardandomi intorno senza troppa convinzione.
Metto nell'autoradio un cd dei Joy Division per dare un po' di atmosfera cupa a questa brillante giornata estiva che volevo passare chiuso in casa.
Per strada non c'è praticamente nessuno. Nè una macchina nè un pedone. Tipico sabato mattina estivo in una città svuotata dalle vacanze. Se fossi in un film western mi vedrei passare davanti qualche rinsecchito cespuglio rotolante. Invece neanche quello.
Penso di dirigermi verso la parte ovest della città. Verso le colline. Non che mi aspetti di trovarlo da quelle parti, ma almeno farei strade più piacevoli da guidare.
Giro a sinistra e prendo il ponte che attraversa il fiume. Sul marciapiede opposto c'è la prima persona che incontro durante il giro. Non è Daniele. E' un giovane che fissa il fiume. Passo oltre.
Lancio uno sguardo nello specchietto, non so neanche per quale motivo. Non l'avessi mai fatto. Vedo il giovane che cerca di scavalcare la ringhiera del ponte. Ecco. Ci mancava solo l'aspirante suicida.
Inchiodo e faccio inversione. Non ho idea di cosa raccontargli, non ho il cellulare per chiamare la polizia e non sono neanche abbastanza forte per tirarlo di qua dalla ringhiera.
All'inizio non sembra fare caso a me. Ma non sembra neanche troppo convinto di buttarsi.
"Non provarci neanche a buttarti" dico io "Non bastava l'incidente, essere preso a schiaffi e il figlio della vicina che scappa di casa. Dovevi mettertici anche te in mezzo alla mia giornata."
Si gira verso di me e mi guarda stupito. "Ti sembra il modo di rivolgersi ad uno che vuole buttarsi da un ponte?"
"E te non potevi trovare un altro momento per buttarti? Dovevi farlo proprio mentre passava l'unica macchina che gira per la città? Poi se volevi buttarti, ti saresti già buttato. Quindi non farmi perdere altro tempo e riscavalca questa benedetta ringhiera."
"Ma non capisci. Ieri sera la mia ragazza mi ha lasciato. Io mi ero trasferito qui per lei. Avevo mollato tutto e riniziato una nuova vita. Un nuovo lavoro in una nuova città. Adesso mi ritrovo in questo posto dove non conosco che lei e con un lavoro che neanche mi piace. Cosa dovrei fare?"
Che lagna. "Non saprei. Iscriviti ad un corso di scacchi, impara una lingua straniera, vai per pub ad ubriacarti."
"E' quello che ho fatto ieri sera." Mi risponde. "E alla fine mi sentivo molto meglio dopo tutte quelle birre. Poi, alla chiusura dell'ultimo pub mi sono messo a parlare con un tizio. Lui mi ha raccontato la sua storia. Io la mia. E alla fine mi sono reso conto di essere più depresso di prima."
"Perchè mai la tua ragazza ti avrebbe mollato di punto in bianco?" gli chiedo.
"Mi ha detto che sono troppo noioso. Che non le facevo provare emozioni forti. Ha detto che ha conosciuto un altro ragazzo. Stamattina l'avrebbe portata a giro con la sua moto da cross."
Ma senti. Una moto da cross. "Non è che la tua ex sta dalle parti della stazione?" Lui mi guarda ancora una volta stupito.
"No. Non sono io quello che ti ha fregato la ragazza. Come vedi ho la macchina. Però ti posso dare una buona notizia. Il tizio con la moto da cross non se la passa molto meglio di te."
Scuote la testa. "Hai presente l'incidente a cui ho accennato prima? Un tizio con la moto da cross è stato messo sotto da una bionda psicopatica. In via Mazzini. A duecento metri dalla stazione. E' vivo, ma suppongo che la tua ex debba cambiare i piani per la giornata."
Gli scappa un sorriso. Approfitto del momento per tendergli la mano. "Dai. Datti una mossa a tornare da quest'altra parte, così posso tornarmene a casa."
Lui accetta la mano e seppellisce i propositi suicidi ritornando sul marciapiede. Io gli faccio l'in boca al lupo per il proseguio della sua vita, rimonto in macchina e mi dirigo verso casa. Lasciando perdere l'idea di far finta di cercare il fuggitivo.
Ottima idea, fra l'altro, considerando che me lo ritrovo proprio davanti alla porta del nostro palazzo che cerca le chiavi in una tasca dei pantaloni.
"Daniele. Guarda chi si vede. Tua mamma, in preda ad una crisi isterica mi ha mandato alla tua ricerca per mezza città. Che fine avevi fatto?"
Si mette a ridere. "E' una lunga storia" mi dice. "In pratica qualche settimana fa ho conosciuto una ragazza in chat. Una porca incredibile. Non faceva che parlare di sesso, di quanta voglia avesse di farlo e di come passasse le giornate a masturbarsi."
E' la giornata mondiale delle ninfomani, penso io. Lui continua "Io cerco in tutti i modi di organizzare un incontro. Ma lei è sfuggente. Alla fine riesco a convincerla. Ci saremmo dovuti incontrare ieri sera."
Faccio due più due e dico "Ma lei ti ha dato buca. Giusto?" "Giusto" risponde. "Era così evidente?" "No, ma sto sviluppando delle doti divinatorie."
Mi guarda strano, ma continua "Insomma lei non si presenta all'appuntamento e quindi decido di andare per pub ad ubriacarmi per farmi passare la delusione. Fra una birra e l'altra perdo il senso del tempo e mi ritrovo all'ora di chiusura a parlare con un tizio."
"Magari con un tizio che è stato mollato dalla ragazza, giusto?" Rimane a bocca aperta per un attimo. "Mi prendi per il culo? Chi te l'ha detto?" Io alzo le spalle.
"Comunque parlare con quel tizio mi ha fatto capire che in fondo c'è chi è messo molto peggio di me." "Bene" gli rispondo mentre siamo ormai sul pianerottolo e sto aprendo la porta di casa mia. "Ma la prossima volta cerca di non farglielo capire anche a lui."
E chiudo la porta dietro di me. Che mattinata. Adesso l'ultima cosa che ho voglia di fare è mettermi a scrivere.
Il pomeriggio decido di passarlo a navigare senza meta su internet e a guardare qualche episodio di NCIS in streaming. Ceno e mi guardo un film. Life of Brian in versione originale. Vado a letto presto. Tutte le vicende della mattinata mi hanno stancato.
Il giorno dopo mi sveglio verso le otto. Mi alzo di scatto con in testa l'idea fissa di mettere in parole le assurde vicende che mi sono successe il giorno prima. Ne verrebbe fuori una storia interessante.
Il fatto che sia una bellissima domenica d'estate non smuove la mia volontà di chiudermi in casa. Almeno queste sono le intenzioni. Ma si sa che la via per l'inferno è lastricata di buone intenzioni. Non sono sicuro che questo proverbio c'entri qualcosa.
In ogni caso prima decido di fare colazione. Ed è proprio mentre sto versandomi il tè che sento il botto di un incidente venire dalla strada sotto casa.


Disclaimer
Ogni riferimento a persone realmente esistite o fatti realmente accaduti non è del tutto puramente casuale.
Nessun cespuglio rotolante è stato maltrattato per la realizzazione di questo racconto.

22 ottobre 2009

Domino a quattro mani

Domino realizzato con la gentile e preziosa collaborazione di una mia amica, che preferisce mantenere l'anonimato (in realtà non è vero, ma un po' di mistero non fa mai male)

La prima tessera di questo domino è Punk Islam dei CCCP fedeli alla linea



Ci Ci Ci Pi è la pronuncia italianizzata dell'acronimo di Союз Советских Социалистических Республик che traslitterato dal cirillico sarebbe Soyuz Sovetskikh Sotsialisticheskikh Respublik. In parole povere Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
L'unione venne creata alla fine del'22 in seguito alla rivoluzione russa e alla guerra civile che ne seguì. Lo sfaldamento definitivo avvenne nel dicembre del '91.
Tiziano Terzani (sì, ancora lui che oltre ad essere fiorentino come me, è nato, un po' prima di me, nel mio stesso quartiere; e poi anche la mia amica è fissata con lui) ha vissuto questa dissoluzione dall'interno. Si trovava sul fiume Amur, in Siberia, al seguito di una spedizione russo-cinese al momento del golpe contro Gorbaciov e colse l'occasione per viaggiare attraverso le varie repubbliche sovietiche, descrivendo quello che riuscì a vedere e sentire in un libro.

La seconda tessera del domino è l'incipit di Buonanotte Signor Lenin di Tiziano Terzani.
Come spesso capita con le più belle avventure della vita, anche questo viaggio cominciò per caso. Nel febbraio del 1991 ero riuscito a ottenere un visto per andare nelle Curili, le isole alla fine del mondo, l'ultima frontiera dell'impero sovietico, i Territori del Nord, come li chiama il Giappone che, ostinatamente, li reclama per sé. In quelle isole lontanissime, avvolte in misteriosi, eterni banchi di nebbia, in mezzo all'Oceano Pacifico, avevo passato quasi un mese affascinatgo da una incredibile, selvaggia natura fatta di montagne ghiacciate e di laghi che ribollono, coinvolto nel destino di quella straordinaria razza di uomini e donne andati laggiù, per lo più dalla Russia, con l'idea di costruirci un avamposto del socialismo e ora, disorientati dalla fine di quel sogno, abbandonati a sé stessi, a fare i conti con le loro vite sprecate, senza più una patria cui tornare, senza una storia di cui vantarsi, ma con sulla pelle tutte le tracce di sacrifici e durezze che nessuno è più disposto a riconoscere loro.

In un passaggio del libro, Terzani scrive: "Quando la religione diventa un grande potere all'interno dello Stato, lo Stato di per sé perde potere sui suoi cittadini."
Religione, stato e politica. Un tema vecchio come il mondo o almeno vecchio come le religioni e la politica.
Già nel dodicesimo secolo guelfi e ghibellini (i primi, sostenitori del papato, i secondi, dell'imperatore) battagliavano nella politica della penisola italiana. Famosa fu la battaglia di Colle val d'Elsa dove i Guelfi fiorentini e colligiani sconfissero i Ghibellini senesi.
In seguito a causa di lotte interne, i Guelfi si divisero a loro volta in Bianchi e Neri. Gli scontri fra queste due nuove fazioni a Firenze, si conclusero con l'esilio di molti Guelifi Bianchi, tra cui Dante. Fiorentino come Terzani.
Nato a La Misericordia e cresciuto a Vergaio è Roberto Benigni, che della Commedia è diventato declamatore.

La terza tessera del domino è il primo canto dell'inferno recitato da Benigni.




Ripartiamo dall'inferno. Dagli angeli dell'inferno. In inglese Hells Angels. Club di motociclisti nato in America nel secondo dopoguerra, i cui membri guidano principalmente Harley-Davidson. Visti i numerosi reati commessi dagli appartenenti al gruppo, sono ormai considerati un'organizzazione criminale a tutti gli effetti.
Dopo la morte dello storico membro Bob "The Bear" Hite, i Canned Heat rischiarono seriamente di sfaldarsi. Il loro nuovo inizio fu suonare nei bar per motociclisti. Realizzarono anche un video dal nome "The Boogie Assault" che ritraeva numerosi membri della sezione di San Francisco degli Hells Angels.

La quarta tessera del domino è On the Road Again dei Canned Heat.



On the Road è il famosissimo romanzo di Jack Kerouac ispirato dalle vicende dell'autore stesso e dei suoi amici sulle strade americane. Il narratore del libro è Sal Paradise alter-ego di Kerouac. Mentre il personaggio di Dean Moriarty è fortemente ispirato da Neal Cassady, altra figura di spicco della Beat Generation. Cassady vide la luce nel '26 a Salt Lake City.
Molti anni dopo a Salt Lake City, nel 2002 per l'esattezza, si tennero i diciannovesimi giochi olimpici invernali.

La quinta tessera del domino è la bizzarra medaglia d'oro di Steven Bradbury a Salt Lake City 2002 nello Short Track.



Il pattinatore australiano vince una incredibile medaglia d'oro, grazie a cadute e squalifiche degli avversari che si susseguono dai quarti fino alla finale. In Australia, da allora, "doing a Bradbury" è un modo di dire per indicare un successo clamorosamente inaspettato.
Un più famoso Bradbury è Ray, scrittore fantascientifico americano. Il suo capolavoro è Farenheit 451.

La sesta tessera del domino è uno spezzone del film di Truffaut Farenheit 451.

LINK

Nell'ambientazione distopica del romanzo, leggere libri è reato e c'è uno speciale corpo di vigili del fuoco che li brucia.
I libri ed il fuoco sono un tema ricorrente nella letteratura mondiale. Famosa è la frae del Maestro e Margherita di Bulgakov: "I manoscritti non bruciano."
Ne "Il libraio di Selinunte" di Roberto Vecchioni, il personaggio del titolo invece di vendere libri li legge a chi li vuole ascoltare. Alla fine del romanzo la libreria viene bruciata. Ancora fuoco e libri.

La settima tessera del domino è Samarcanda di Roberto Vecchioni.



Il caso vuole che la canzone sia ispirata ad una leggenda indiana citata anche da Terzani nel suo libro "Un altro giro di giostra". Ma visto che Terzani non è il primo tassello del domino, questo non sarà l'ultimo.
Samarcanda si trova in quello che oggi è l'Uzbekistan (una delle ex repubbliche sovietiche). E' famosa per essere stata una tappa fondamentale della via della seta tra Cina e Occidente. Fondata nel settimo secolo avanti Cristo è una delle città più antiche al mondo. Fu per secoli e secoli una delle città più ricche dell'Asia.
Nel tredicesimo secolo dopo Cristo fu saccheggiata dai Mongoli. Alla fine del secolo successivo Tamerlano la riportò al suo originale splendore facendone la capitale del suo impero.
Attraverso numerose campagne Tamerlano arrivò a conquistare un vasto impero che si espandeva dall'Asia Centrale, fino all'Iran, l'India e l'Anatolia ottomana.

L'ottava tessera e ultima di questo domino è un estratto dall'Encyclopaedia Britannica sulla battaglia di Ankara.

Luglio 1402. Confronto militare nel quale le forze del sultano ottomano Bayezid I furono sconfitte da quelle di Tamerlano e da cui scaturì il collasso dell'impero bizantino.
Mentre si confrontava con il mondo cristiano in occidente, Bayezid aveva annesso i turkmeni dell'Anatolia. Tamerlano, reclamando la sovranità su quei territori, diede rifugio ai principi turkmeni sconfitti da Bayezid.
Il sultano, d'altra parte, proteggeva i nemici di Tamerlano, che esasperato si impadronì di Sivas nell'Anatolia Centrale.
Alla fine i due rivali si affrontarono a Cubokovasi, vicino ad Ankara, dove i vassalli turkmani di Bayezid diesrtarono e gli ottomani furono sopraffatti.
Il sultano stesso fu catturato e morì in prigione nel 1403.

E la tessera della battaglia di Ankara si lega a Punk Islam dei CCCP in cui Giovanni Lindo Ferretti cantava:

Punk in Beirut
Punk in Smirne
Punk in Ankara


17 ottobre 2009

Matematica

Maledizione. Compito di matematica.
Io e la matematica non andiamo molto d'accordo. E forse non è neanche tutta colpa sua. D'altra parte non è facile andare d'accordo con me.
Ricapitoliamo un attimo la situazione. Sono in classe, seduto al mio banco. Guardo il mio foglio. E' bianco. Mordo la penna nervosamente come se il chiudere i denti attorno a qualcosa mi facilitasse il ragionamento.
Provo a scrivere qualcosa. Butto giù un paio di formule. Faccio due conti con la calcolatrice. Arrivo ad un risultato, ma non convince neanche me.
Guardo alla mia sinistra. Riccardo, il secchione. Capelli corti neri. Occhialini tondi. Immerso nei suoi conti non alzerebbe la testa neanche se suonasse la sirena antincendio. E poi la matematica non è certo il suo forte.
Guardo alla mia destra. Camilla, la timida. Capelli biondi mossi, occhi chiari. Sembra sempre che abbia la testa tra le nuvole. Sono convinto che i suoi genitori si sono sentiti ripetere un bel po' di volte la frase: "E' intelligente ma non si applica." Un classico.
Non che sia una fannullona, semplicemente ha altro per la testa. E' difficile dire cosa. Probabilmente il foglio del suo compito è pieno di disegni astratti fatti sovrappensiero piuttosto che formule matematiche.
Alza la testa dal foglio e guarda verso di me, come se si sentisse osservata. Mi sorride ed io le restituisco il sorriso. Scuoto la testa come per dire che non ho speranze contro lo studio di funzione del primo esercizio.
Ed è a questo punto che mi passa per la testa una delle mie pessime idee. Passa veloce, ma non abbastanza veloce perchè la ignori.
Allora le chiedo, il più sottovoce possibile, quanto le torna il primo esercizio. Non tanto perchè m'interessi davvero il risultato o il compito di matematica. Più che altro, semplicemente per rivolgerele la parola.
Non faccio in tempo neanche a finire la frase che sento qualcuno dietro di me chiamare il professore.
Mi giro. E' Daniele, il rompiscatole. Capelli ritti ingelatinati. Voce stridula e irritante. Ha la mano alzata. Il professore gli dà la parola. "Professore," dice "Francesco parla durante il compito di matematica."
Merda.
Getto lo sguardo verso il professore. All'improvviso tutti i suoni della classe sembrano ovattati e i colori sbiaditi. Vedo le immagini come se andassero al rallentatore.
Il braccio destro del professore si alza di trenta centimetri e poi si abbassa come una condanna fino a schiacciare il grosso pulsante rosso sulla cattedra.
Dannazione.
La luce rossa, posta sul soffitto sopra la cattedra, inizia a lampeggiare.
Lo sapevo che sarebbe finita così anche questa volta.
Tutti guardano verso di me. Chi con scherno, chi con rabbia. Riccardo con disprezzo. Mi giro verso Camilla. Sembra dispiaciuta. Allargo le braccia come per dirle: "Cosa ci posso fare?" Il professore scuote la testa.
S'iniziano già a sentire i passi pesanti che scuotono l'asfalto della strada. Il mio sguardo, a questo punto, è fisso fuori dalla finestra.
Aspetto. Non c'è altro che possa fare.
Quando vedo la proboscide muoversi fuori dalla finestra sono quasi sollevato. L'attesa è finita.
L'aula è al primo piano. Il professore non ha neanche bisogno di scendere in strada. Si alza e si dirige verso la finestra. La apre e guarda verso di me. Mi indica.
Rivolgendosi al poliziotto a cavallo dell'elefante dice: "Polizia del Karma, arrestate questo ragazzo. Ha parlato durante il compito di matematica."
Mi alzo e penso che la prossima volta mi devo almeno ricordare di portarmi dietro le pasticche contro il mal d'elefante.

8 ottobre 2009

Don't stop believing

Eccomi.
Solo nella sala d'aspetto di una stazione ferroviaria di un piccolo villaggio qualsiasi di una nazione qualsiasi. Panche di legno ed aria affumicata. La biglietteria chiusa ormai da qualche ora.
Sto aspettando il treno di mezzanotte. L'ultimo. Non so neanche dove mi porterà.
Come sia finito qui, io che sono nato e cresciuto nella grande città, cosa stia lasciando alle spalle e che intenzioni abbia per il futuro, sono tutte cose irrilevanti ai fini della storia.
Perchè questa non è la mia storia. Non è neanche la storia di qualche altra persona. E' la storia di un incontro. Un incontro tra due sguardi.
E' una storia d'amore della durata di un battito di ciglia. Ma intensa come se fosse durata una vita e più.
Lei entra quasi di soppiatto. Io, assorto in mille e uno pensieri, non mi accorgo della sua presenza finchè non si siede nella fila di panche di fronte alla mia.
La guardo, ma il suo sguardo è rivolto alle sporche mattonelle beige del pavimento. Probabilmente non la si definirebbe una bellissima ragazza. Ma il suo viso imbronciato, incorniciato dai capelli castani mossi, ha qualcosa che tocca le corde del cuore.
Sembra una ragazza del posto. Potrebbe avere diciotto anni, non molti di più. Chi sia e dove stia andando non lo so e probabilmente non lo saprò mai.
Ma è proprio mentre mi passano questi pensieri per la testa che lei alza lo sguardo per la prima volta e io vedo i suoi occhi azzurri e limpidi come il cielo di un pomeriggio d'estate. Ma tristi e pieni di solitudine. Arrossati. Come se avesse appena finito di piangere.
Ed ecco che i nostri sguardi s'incrociano, finalmene. Ed io vedo un lampo e poi sento un temporale. Noi due che ci teniamo per mano sotto la pioggia battente. Ci abbracciamo.
E quando, dopo un secondo o un secolo, il nostro abbraccio si scioglie siamo su un altipiano a guardare il mare, sotto un albero dalla chioma rossa corallo con i rami che sembrano braccia che si levano imploranti verso il cielo. Ci baciamo.
E quando, dopo un secolo o un secondo, le nostre labbra si separano, stiamo saltando in mezzo alla folla di un concerto in una piazza medievale. Poi la folla ci spinge e cadiamo.
Ma invece che sul cemento della piazza cadiamo sulla soffice neve di fronte ad una baita di alta montagna. Ci guardiamo ed è come se non esistesse nient'altro al mondo al di fuori di noi due immersi nella neve. Noi ad una farfalla che ci vola davanti.
La seguiamo entrambi con lo sguardo, finchè non si posa sul tabellone delle partenze. Due minuti a mezzanotte.
Non so che immagini lei abbia visto, ma so per certo che ha provato quello che ho provato io. Glielo ho letto nello sguardo.
Un amore lungo come il battito d'ali di una farfalla.
Lei, ragazza di un piccolo villaggio di campagna, con gli occhi pieni di solitudine.
Io, silenzioso e pensieroso ragazzo di città, in fuga da qualcosa o da qualcuno.
Entrambi in attesa che il treno di mezzanotte ci porti in un altro posto. Ovunque esso sia.


4 ottobre 2009

Rockin' in the Free World

La prima tessera di questo domino è Rockin' in the Free World di Niel Young


L'ispirazione per questa canzone sembra sia venuta a Frank Sampedro, che suonava con Young. Vedendo le immagini del funerale di Khomeini e le bandiere americane bruciate, disse: "Whatever we do, we shoudn't go near the Mideast. It's probably better we just keep on rockin' in the free world."
La canzone è utilizzata durante la chiusura del documentario Farheneit 9/11 di Michale Moore.

La seconda tessera di questo domino è un filmato dell'attacco dell'undici settembre 2001 alle torri gemelle di New York.


Oltre alla versione ufficiale, per spiegare l'attacco, si sono sviluppate numerose teorie complottiste. C'è chi vede il coinvolgimento diretto o indiretto degli Stati Uniti d'America nell'organizzazione e\o nell'attuazione degli attentati. Oppure quello di altri stati, tra cui Israele. C'è anche chi afferma che nessun aereo, in realtà, si sia schiantato sulle torri gemelle.
Teorie del complotto tenodono a svilupparsi non appena si notano punti oscuri in avvenimenti eclatanti. Questo è avvenuto anche per un altro attentato sul suolo americano. Quelo di Oklahoma City. Il 19 Aprile 1995 duemila kg di tritolo fecero saltare un edificio federale provocando più di 150 morti.

La terza tessera del domino è un filmato da Arlington Road, film con Jeff Bridges e Tim Robbins, che in parte tramuta in fiction i fatti di Oklahoma City.


Come si vede dal filmato, una delle attici del film è Joan Cusack, sorella dell'attore John Cusak.
Joan ha recitato, fra l'altro, anche in School of Rock, con Jack Black.
Il film racconta la storia di un musicista incompreso che prende il posto di un suo amico come supplente in una scuola privata. Incapace di insegnare le materie scolastiche, approfitta delle capacità muiscali di alcuni studeni per formare una band.

La quarta tessera del domino è uno spezzone del film in cui Black seleziona i giovani musicisti per il gruppo.


In questo filmato Black cerca di insegnare, fra le altre canzoni, Smoke on the Water dei Deep Purple. Come molti sapranno la canzone è stata ispirata da un incendio che distrusse il casinò di Montreux durante un concerto di Frank Zappa. I Deep Purple erano da quelle parti per registrare un album. Ma questa è un'altra storia.
Una versione di Smoke on the Water fa parte del famoso live album Made in Japan.
E corrispondente dal Giappone è stato Tiziano Terzani, giornalista fiorentino e autore di numerosi libri sulla sua vita da corrispondente in Asia.
Negli stessi anni in cui usciva Made in Japan, Terzani scriveva in Pelle di Leopardo della sua esperienza in Vietnam, come corrispondente di guerra.

La quinta tessera del domino è un frammento della premessa all'edizione del 2000 di Pelle di Leopardo.

"...Come una immagine fotografica congelata nell'immobilità dell'istantanea, Giai Phong in particolare riflette ancora l'entusiasmo di quei giorni, è pieno delle speranze che la rivoluzione aveva suscitato. Io invece, avendo vissuto il reso di quella e altre storie, sono diventato, com'è naturale e giusto, un'altra persona: scettica di tutte le promesse politiche e sospettosa di ogni tipo di rivoluzione. <> mi si chiede spesso. Al fondo di questa domanda c'è una provocazione che merita una risposta, e la risposta è sostanzialmente: <>. I fatti di poi non possono mutare i fatti di prima e quel che è successo in Vietnam dopo la fine della guerra non può cambiare il giudizio sul significato del conflitto in sé. Per la mia generazione fu soprattutto una questione di moralità. Da una parte c'erano i vietnamiti che combattevano una guerra d'indipendenza, la stessa che avevano combattuto da quando, un secolo prima, i francesi erano sbarcati sulle loro coste ed avevano fatto dell'Inodcina una colonia; dall'altra c'erano gli americani che avevano rimpiazzato i francesi nel loro tentativo neocolonialista, che non avevano alcuna ragione di immischiarsi negli affari di un parse così lontano dal loro e che non avevano perciò nessun diritto <>. Ogni generazione cerca degli eroi con cui identificarsi, degli eroi a cui ispirarsi. Per la mia furono i viercong."


E da quando è stata usata sui titoli di coda di Full Metal Jacket, Paint It Black si è legata indissolubilmente al Vietnam. Ma non voglio parlare ancora del Vietnam e neanche dei Rolling Stones. Semmai di fisica e di quacos'altro di nero.

La sesta tessera del domino è la teorie del corpo nero.
"Un corpo nero è un oggetto che assorbe tutta la radiazione elettromagnetica incidente (e quindi non riflette). Il corpo nero, per la conservazione dell'energia, irradia tutta la quantità di energia assorbia e deve il suo nome solo all'assenza di riflessione. Lo spettro di un corpo nero è caratteristico, e dipende unicamente dalla sua temperatura. La luce emessa da un corpo nero viene detta <> e la densità di energia irradiata <>. La differenza tra lo spettro di un oggetto e quello di un corpo nero ideale permette di individuare la composizione chimica di tale oggetto. Un corpo nero è un radiatore ideale, emettendo il maggior flusso possibile per unità di superficie, ad ogni lunghezza d'onda per ogni data temperatura. Un corpo nero, inoltre, assorbe tutta l'energia radiante incidente su di esso: ovvero nessuna energia viene riflessa o trasmessa."



Uno dei fisici che ha contribuito in modo sostanziale a questa teoria fu il tedesco Max Planck, premio nobel nel 1918, che diedo lo slancio iniziale alla fisica quantistica. La Max Planck Society for Advancement of Science è un'associazione non-profit di istituti di ricerca tedeschi. La sede amministrativa è a Monaco di Baviera, dove si svolsero le Olimpiadi estive del '72. Sono gli anni di Made in Japan e della guerra in Vietnam. In pieno clima da guerra fredda la finale del basket si svolse fra Stati Uniti ed Unione Sovietica. Vinse l'URSS dopo un finale molto controverso, sancendo la prima sconfitta del team statunitense nel basket dall'introduzione di questo sport ai Gochi Olimpici.

La settima tessera del domino è un filmato dei più lunghi tre secondi della storia della pallacanestro.


Il basket fu inventato da un professore canadese di educazione fisica, James Naismith, mentre insegnava ad una YMCA Training School in Massachussetts, USA. Ancora oggi la National Basketball Association americana dà vita al campionato più importante del mondo. Uno degli eventi clou della stagione è l'All-Star Game dove i migliori giocatori delle franchigie del West sfidano in un match amichevole quelli dell'East.
Una All-Star band, di conseguenza, racchiude i migliori musicisti nel loro genere o settore. Evidentemente, la RockFM All-Star Band è formata dai migliori musicisti presi da quella che un tempo era la radio rock nota con il nome di RockFM

L'ottava tessera, e ultima, del domino è un filmato della RFMASB che esegue Rockin' in the Free World. E in questo modo il cerchio, iniziato con Niel Young, si chiude.

3 ottobre 2009

Domino, istruzioni per l'uso

Premessa
Domino è una trasmissione radiofonica ideata da Giulio Caperdoni e Daniele Vaschi.
Il concetto è semplice. Simile a quello del gioco omonimo. Bisogna unire tessere tra loro.
In questo caso le tessere sono canzoni, spezzoni di film, paragrafi di libri eccetera.



C'era una volta una radio

C'era una volta una radio.
Anzi c'era una volta la radio. Adesso non c'è più.
Molti, quasi tutti, dissentirebbero su questa affermazione e, per provare il loro disaccordo, vi mostrerebbero un oggetto fisico, con una qualche forma che, in effetti, al giorno d'oggi ha il nome di radio.
Però.
Perchè c'è un però.
Però questi che dissentirebbero sono quelle persone che hanno imparato a dimenticare il passato e che vivono il presente nell'unico modo che reputano possibile.
Qualcuno un tempo li avrebbe potuti chiamare schiavi. Ma sono un tipo di schiavi che non si era mai visto prima nella storia dell'umanità.
Storia è un'altra parola che, malgrado la sua esistenza, è stata svuotata del suo significato. A nessuno interessa più la storia. Ma non fatemi divagare.
Questi schiavi sono così assuefatti che non si rendono neanche conto di essere schiavi. Anzi, sono felici della loro condizione.
Le dittature violente con il manganello in mano non funzionerebbero più. Ma la nuova dittatura non ha bisogno di polizia nè di armi o di repressione per autosostenersi. Questa dittatura è così stabile e sicura di sé stessa che non ha neanche bisogno di preoccuparsi di chi gli si oppone.
La stragrande maggioranza la segue ciecamente. Questo è tutto quello che conta.
Sto ancora divagando. La radio.
Per quello sparuto gruppo di persone che ha ancora interesse a ricordarsi del passato o a conoscerlo grazie a chi lo ha vissuto, quelle che oggi chiamano radio non hanno nulla a che vedere con il loro nome.
L'aspetto di un apparecchio radio non è sostanzialmente differente dal passato. In realtà anche quello che viene diffuso, ad un ascolto superficiale, potrebbe sembrare non molto differente dal passato. Musica, programmi sportivi e di intrattenimento.
Ma.
Perchè c'è un ma.
Ma, guardando bene, l'aspetto è differente. Manca qualcosa. Alcuni pulsanti, una manopola. Qualcosa. Qualcosa che un tempo serviva a cambiare stazione. Adesso sarebbe un accessorio superfluo.
Esiste una sola stazione radiofonica. E la gente non sente la necessità di altre. Quella che c'è trasmette la musica che piace alla gente ed i programmi che piacciono alla gente. Trasmette anche molta pubblicità. La pubblicità che piace alla gente.
Quello che rende schiavi al giorno d'oggi è la mancanza di scelta. Ma non c'è stato qualcuno che, dall'alto, ha imposto un'unica via sopprimendo le altre. E' stato un naturale evolversi delle cose. La gente è stata abituata a pensare che la diversità sia qualcosa di cui aver paura invece che una ricchezza. La naturale debolezza dell'animo umano ha fatto il resto portando all'uniformazione.
Oggi tutti ascoltano la stessa musica, leggono gli stessi libri, guardano gli stessi film ed hanno gli stessi canoni di bellezza.
Le persone non scelgono più.
Scegliere è pericoloso. Vuol dire esporsi alla possibilità di sbagliare. E sbagliare è sbagliato. E' molto più semplice e sicuro delegare le scelte a qualcunaltro.
La gente sembra essere felice così. Ma le persone si sono ridotte a vivere la vita di qualcunaltro. Per delega.
Ma questo non vale per tutti.
Ci sono ancora dei piccoli gruppi di persone che resistono. Che scelgono.
Non possono pretendere di cambiare il mondo, perchè il mondo non vuole essere cambiato. Ma possono vivere la loro vita e non essere schiavi.
Io faccio parte di uno di questi gruppi.
Nacque dagli ascoltatori di una radio che c'era una volta e poi non ci fu più.
Ci ritroviamo una volta l'anno. Il 31 maggio.
Balliamo. Ascoltiamo musica. Musica che non piace più a nessuno tranne che a noi e che quindi non viene più trasmessa.
E per una notte all'anno è come se quella radio, che c'era una volta, ci fosse ancora.
And for one night everything is as if we could dance to the radio live transmission.