31 marzo 2014

Parigi in miniatura

30 marzo 2014

La desolante situazione della lettura di libri in Italia

Il titolo è autoesplicativo. I dati ISTAT dicono che in Italia la maggior parte delle persone non legge libri neanche sotto minaccia di tortura. Alcuni dati:
  • solo il 43% di chi ha più di 6 anni ha letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi
  • la fascia di età in cui la percentuale di chi ha letto almeno un libro è più alta è quella che va dagli 11 ai 14 anni
  • i lettori forti, coloro che leggono in media almeno un libro al mese, sono soprattutto over 50
  • solo il 5% di coloro che hanno tra i 25 e i 35 anni è un lettore forte
  • come se non bastasse, il trend dei lettori è in ribasso rispetto all'anno precedente.
C'è chi vuole spiegare questo ultimo fattore con la crisi ma in Spagna, che certo non se la passa meglio, c'è l'andamento opposto: un aumento di lettori. Anche se i dati si riferiscono all'anno precedente. In questo paese, il 59% della popolazione con più di 14 anni ha letto almeno un libro. Percentuale che sale al 65% tra i 25 e i 35 anni (in Italia è intorno al 47% per la stessa fascia d'età). Certo non si può dire che il livello qualitativo sia molto alto visto che Moccia è il settimo autore più letto nel paese iberico.
In Francia la situazione è ancora più rosea per la letteratura. Il 69% delle persone con più di 15 anni ha letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi. Anche i lettori forti sono molto più numerosi. Il 18% ha letto almeno 20 libri. Numeri leggermente inferiori per gli USA, ma sempre ben al di sopra di quelli italiani. Il 59% ha letto almeno un libro e il 18% almeno 11 libri. I dati riguardo a Germania e Inghilterra non sono relativi a studi ben definiti, ma nel primo caso il 79% ha letto almeno un libro, mentre nel secondo solo il 18% non legge affatto. Le percentuali schizzano ancora più in alto, immagino, nei paesi del Nord Europa.
Inoltre ho trovato questo interessante report della Commissione Europea sul livello di pratica culturale (libri, musei, concerti, cinema, visite a monumenti, teatro, eccetera). Drammaticamente in basso l'Italia. Una tra le ultime aggregando i livelli "medio" e "basso" (ovvero arancione e rosso). Cipro, Grecia, Portogallo, Ungheria e Romania ci sono dietro. A distanza siderale dalla Svezia che ha livelli altissimi di partecipazione culturale.
Immagino che i dati si commentino da soli...


Fonti:
La produzione e la lettura di libri in Italia, ISTAT
Hábitos de lectura y compra de libros en España, Federación de gremios de editores
Observatoire de l'économie du livre, Ministère de la culture et de la communication
YouGov/Huffington Post survey on reading
Cultural access and participation report, European Commission

23 marzo 2014

L'arcipelago delle Sept-Îles

Il grosso battello che porta a fare il giro del piccolo arcipelago delle Sept-Îles, pochi km a largo della costa di granito rosa in Bretagna, si avvicina lentamente alla Île Rouzic, la prima delle isolette. Una parte è completamente bianca e, da lontano, io ed Eva ci chiediamo se sia per via di una roccia calcarea o di cos'altro.


L'altoparlante che gracchia in francese la voce della guida probabilmente lo sta spiegando che non è così, che non è roccia, ma noi non capiamo. E in fondo ci si poteva arrivare, visto che les Sept-Îles (che poi sono cinque e non sette) formano una delle più importanti riserve naturali ornitologiche in Europa. E l'Île Rouzic è l'unico punto di nidificazione europeo della sula bassana, uccello bianco con il capo giallo e i piedi neri. Quando il battello si avvicina alle scogliere dell'isola lo spettacolo è impressionante. Migliaia di questi uccelli ricoprono completamente una metà dell'isola e altri volteggiano in aria. Più di ventimila coppie di sule abitano l'isola da gennaio a settembre.


Lo spettacolo compensa la difficile convivenza con tutti gli altri turisti di mezzo mondo sul battello che si agitano, sgomitano per prendere posto, usano le loro reflex come cannoni. La crociera di due ore e mezzo intorno all'arcipelago è infatti una delle attrazioni più frequentate della Bretagna. Nei periodi di punta (luglio e inizio agosto), come quello in cui c'eravamo noi, conviene prenotare il giorno precedente il biglietto (19€ a persona) per poter scegliere l'orario o, addirittura, non rischiare di rimanere a terra. Le prenotazioni si possono fare su internet, ma anche in un qualsiasi ufficio di informazioni turistiche della zona.
La fauna ornitologica non si limita alla moltitudine di sule. Ovviamente ci sono gli onnipresenti gabbiani e, in cima ad alcuni scogli, abbiamo visto dei cormorani neri. In altre stagioni dell'anno, fino ad inizio luglio per la precisione, le specie sono più numerose. Ma se la fortuna assiste, come è successo a noi, è possibile vedere anche una foca grigia, che si mimetizza mirabilmente adagiata su uno scoglio di rocce appuntite.


Lo sbarco è vietato su tutte le isole dell'arcipelago, che sono a totale appannaggio degli uccelli, tranne una, l'Île aux Moines, dove il battello ci fa scendere per una visita di una mezzoretta. Si chiama così perchè a partire dal XV secolo ha ospitato un convento di cui adesso sono rimaste solo le rovine.


16 marzo 2014

All'omino che traduce i titoli dei film in italiano non piacciono i mirtilli


My Blueberry Nights è un film del 2007 del regista cinese Wong Kar-Wai e rappresenta il suo debutto hollywoodiano (o americano almeno). Il titolo si traduce in italiano in Le Mie Notti Mirtillo. Per quanto male possa suonare ad alcuni, ha un senso legato alla storia del film e almeno non è la banalità sconfortante del titolo italiano Un Bacio Romantico. La scelta migliore sarebbe probabilmente stata quella di lasciare il titolo originale.

9 marzo 2014

Quattro stagioni nella casetta parigina

    inverno                          primavera                         estate                             autunno

Come si può notare non sono esattamente un drago dell'editing delle immagini. Anche i mezzi a diposizione non sono eccezionali. L'ho fatto con Paint.

6 marzo 2014

Di Battista e il sole negli occhi. Ovvero le basi scientifiche della politica energetica del Movimento 5 Stelle

Il parlamentare 5 Stelle Alessandro di Battista dichiara:
Un popolo sovrano chiede sovranità. A cominciare dalla sovranità energetica. E’ tutta qui la questione. Il sole esiste, basta alzare la testa per vederlo e se acceca lo sguardo significa che è più potente di questi dilettanti allo sbaraglio che provano a governarci rendendoci servi delle lobbies del gas e del petrolio.
A cosa servono i fisici, gli ingegneri, i matematici, gli economisti e i politici quando c'è il molto onorevole di Battista a risolvere i problemi energetici del globo terracqueo. Il sole è talmente potente che acceca gli occhietti vispi del caro Alessandro. 
Tralasciamo per un attimo l'irrilevante dettaglio che basterebbe il buon senso di mettere la mano su un fornello a gas o a petrolio e se ci si brucia significa che questi sono più potenti dei minchioni dei parlamentari a 5 Stelle.
Il sole, dice l'esperto energetico pentastellato, è talmente potente da accecare. E allora sfruttiamolo tutti insieme per costruirci il proprio pannellino solare. Non c'è un tutorial su youtube? Mi dite che non siete in grado di fabbricare da soli wafer di silicio policristallino? Peccato. Ma sicuramente le corporation che li producono saranno buonissime e per niente interessate al profitto e all'attività di lobbing. Tipo la SunPower, una delle più grandi aziende che produce celle fotovoltaiche e pannelli solari, di proprietà di una certa Total S.A. che sono sicuro è totalmente scollegata dal mondo delle lobbies del gas e del petrolio. Ma tralasciamo il marginale dettaglio delle possibili lobbies del silicio e dei pannelli solari. 
Per scrupolo, facciamo un paio di conti per capire come ottenere l'indipendenza energetica tramite il solare*. Il più grande impianto fotovoltaico al mondo è quello di Agua Caliente nel deserto dell'Arizona. Produce 626GWh (gigawatt ora) all'anno e occupa un'estensione di 2400 acri. Un acro equivale a circa a 4047m². Con una semplice moltiplicazione si scopre che questo impianto si estende per circa 10milioni di m², ossia più o meno l'equivalente di un quadrato di lato 3km. Il fabbisogno energetico italiano per quanto riguarda la sola energia elettrica (escludendo riscaldamento, combustibile per trasporti eccetera) è stato di 342379GWh nel 2012. Questo vuol dire che ci vorrebbero circa 547 impianti come quello in Arizona per sopperire al fabbisogno nazionale. Cioé "basterebbe" ricoprire circa 5313 km² di territorio nazionale di pannelli solari. Tanto per avere un raffronto, il Molise si estende per circa 4400 km². Considerando che non penso esistano potenti lobby molisane, rasiamo al suolo il Molise e chissenefrega. Tanto c'è già chi dice che il Molise non esiste.
Tutto questo ovviamente tralasciando le implicazioni economiche. Tanto in Italia i soldi non mancano e il prezzo dell'energia è particolarmente basso.

* Questi calcoli non hanno valore scientifico, ma sono stati fatti in un quarto d'ora usando dati presi da Wikipedia.

3 marzo 2014

Il cambogiano

Avevo già fatto un brevissimo campionario di ingegneri quando ero ancora in Belgio:
Visto che a breve me ne andrò da Parigi, è il momento adatto per parlare di alcuni esemplari che ho incontrato in quest'anno e mezzo di zoo ingegneristico. Con la raccomandazione di non avvicinarglisi troppo. Non sono aggressivi, ma non posso escludere che siano infettanti.

Ci sono un cinese, un indiano e un cambogiano. No, non è una barzelletta. É il mio ufficio. Oggi voglio parlarvi di Lin, il cambogiano. La vita del cambogiano è avvolta in un alone di mistero e odore di mais rancido. Di lui non so nulla tranne quello che ho potuto osservare in questi diciotto mesi di convivenza d'ufficio. Raramente ci siamo rivolti la parola ed è sempre stato per questioni strettamente contingenti del tipo: "anche a te non funziona la rete?". Tanto per farvi capire, il nome non me l'ha detto lui, sono andato a cercarlo sul sito del dipartimento. Non so quanti anni abbia. Non so di preciso di che gruppo faccia parte all'interno del dipartimento. Non so esattamente su cosa lavori. Nessuno nel dipartimento mi ha mai parlato di lui. Tutto quello che so su di lui o l'ho visto con i miei occhi o l'ho sentito con i miei orecchi (anche se spesso non avrei voluto).
  1. Il cambogiano fa colazione con il mais in lattina. Non sempre. Alcune mattine, verso le dieci, prende in mano la lattina di mais e s'infila i chicchi in bocca a forchettate. I rumori che fa ingerendolo rende improprio l'utilizzo del verbo mangiare. Sono più adatti risucchiare e biascicare. Rumorosamente (sia il riuscchio che il biascichio). Per vostra fortuna non ho la possibilità di farvi sentire registrazioni audio. Ma tengo a precisare che sono costanti relative a qualsiasi cosa che ingerisca, non solo al mais. Vi assicuro che è una cosa che, dopo un po', fa uscir di testa. Ma mai come fa uscire di testa il puzzo di mais in scatola che si sparge per l'ufficio dopo che ha finito di ingurgitarlo.
  2. Il cambogiano va a pranzo alle undici e mezzo. Quindi forse il mais è solo un antipasto. (Alla stessa ora va a pranzo anche il cinese e a volte vanno insieme. Ignoro se insieme ad altra gente.)
  3. Il cambogiano spesso si appisola in ufficio, con la testa sulla scrivania. Succede sia di mattina che di pomeriggio. In realtà tutti tranne me nel mio ufficio si fanno delle gran dormite. Ma nessuno con la frequenza del cambogiano. Una volta mi è capitato di andare a lavoro il sabato perchè avevo del lavoro da finire e l'ho trovato in ufficio. Dormiva. In ufficio, un giorno non lavorativo. Quello che differenzia sostanzialmente il cambogiano dagli altri due quando dormono è che a volte il cambogiano russa.
  4. Alcuni pomeriggi, verso le cinque, un suo amichetto cambogiano (suppongo) viene a trovarlo in uffcio. Non so da dove arrivi. Certamente da fuori perchè ha borsa e giubbotto. Il suo amichetto è sempre sorridente, al limite dell'instupidimento. Quando entra in ufficio saluta solo me. Non l'indiano. Non il cinese. Si siede accanto al cambogiano e stanno a ridacchiare o a guardare lo schermo del computer, ma principalmente a non fare niente. A volte al posto del cambogiano sorridente viene un altro cambogiano, ma le dinamiche tra i due non cambiano.
  5. Non ho mai visto il cambogiano rivolgere la parola all'indiano e viceversa.

2 marzo 2014

Orecchioni


Caro naufrago della rete, piuttosto che aprire un blog su blogger, ti consiglio di contattare il tuo medico di fiducia.