23 dicembre 2011

Intervallo pt. 13

Buone Feste!

21 dicembre 2011

Leaving las Belgicas

Quasi ogni anno riuscire a tornare a casa per Natale dal Belgio è un'impresa ai limiti dell'umano.
A Natale 2008, nel viaggio in treno verso l'aeroporto successe questo. Il fatto di essere partito in buon anticipo mi salvò e ce la feci a non perdere l'aereo.
Lo scorso anno iniziò a nevicare una settimana prima. Fra il gelo e la neve, nella seconda metà di Dicembre, gli aeroporti erano più chiusi che aperti. Io dovevo partire il 23 mattina e non fu facile. Il treno mi portò tranquillamente a Charleroi, ma lì vista la neve che era caduta durante la notte, gli autobus non circolavano. Anche i taxi a giro erano molto pochi e venivano assaltati da coloro che dovevano andare all'aeroporto. E una volta arrivato non era scontato che gli aerei partissero. Alla fine me la cavai con il volo che partì con un paio di ore di ritardo.
Quest'anno ci si mette lo sciopero selvaggio contro la riforma delle pensioni. Domani c'è sciopero generale e mi tocca fare da autista per portare la gente all'aeroporto (ammesso che gli aerei partano). I treni invece sono in sciopero da ieri sera e non si sa quando riprenderanno a circolare. Io dovrei partire venerdì. Ma io non posso certo farmi da autista da solo (ancora non ho insegnato alla mia Opel Corsa a viaggiare senza di me e a casa da sola non ci ritorna). E allora come ci arrivo all'aeroporto senza il treno?

18 dicembre 2011

Nuvole

A volte perdendomi a guardare il cielo nuvoloso fuori da una finestra ho l'impressione che le nuvole siano ferme e che sia la terra a girare vorticosamente sotto di loro.


ps.
Ero convinto di aver già scritto questo post qualche tempo fa, ma non sono riuscito a trovarlo.

17 dicembre 2011

La Paradeta

Un altro dei posti in cui sono stato grazie al dottorato che sto facendo è Barcellona. Come per Berlino non ho intenzione di parlare della città che è estremamente famosa e ci sono mille posti migliori di questo dove cercare informazioni. Questo post è su un ristorante. Anche se forse la definizione ristorante non è quella adatta. Ma lasciatemi procedere con ordine. Sono stato a Barcellona nell'Aprile del 2010 per una conferenza (la stessa che mi aveva portato a Berlino l'anno prima). Un viaggio che difficilmente dimenticherò per via di un piccolo contrattempo sulla strada del ritorno. Quella sera ero in compagnia di due ragazze, anche loro presenti alla conferenza, e un'amica di una di loro due (o di entrambe?) che abitava a Barcellona. Chiaramente era quest'ultima a conoscere il posto. La prima cosa che si nota arrivando a La Paradeta è la lunga fila che si snoda all'ingresso del locale. C'era la sera in cui ci sono stato io e a quanto pare c'è spesso, se non sempre. Conviene quindi armarsi di pazienza o arrivare in anticipo. La seconda cosa che si nota, quando finalmente la fila davanti a te si esaurisce (ma probabilmente se ne è formata una dietro nel frattempo), è che invece di essere arrivati in un ristorante sembra di essere arrivati in una pescheria. Prima di tutto perchè il posto offre esclusivamente pesce. Poi perchè effettivamente i crostacei, i frutti di mare e gli altri tipi di pesce sono lì che ti aspettano sul bancone. Puoi scegliere i tipi di pesce, la quantità (te lo pesano sulla bilancia) e, per ciascun tipo, in che modo te lo devono cucinare. Dopo aver pagato gli dai il nome (oppure sono loro a darti un numero, non ricordo) e quando è pronto il tuo pesce ti chiamano da un altoparlante e devi andare a prenderti la tua ordinazione. L'ambiente è molto informale (i.e. c'è un gran casino) quindi bisogna stare con le orecchie drizzate per non lasciarsi sfuggire la chiamata. Il pesce è ottimo, i prezzi sono decisamente accessibili e l'originalità della situazione aggiunge il tocco finale. Scrivendo questo post ho scoperto che ce n'è più di uno a Barcellona. Questo è quello dove sono statio io.  Purtroppo questa volta non ho nessuna foto, ma potete dare un'occhiata al sito web della catena. Oppure usare l'immaginazione.

15 dicembre 2011

Lo strano interesse nei confronti del guano di un visitatore di questo blog

Blogger, come dimostra l'immagine sottostante, mi dice che oggi qualcuno è finito su questo blog dopo aver cercato su google la frase: la strana storia del guano.


Quindi rispolvero l'etichetta di blog di servizio per rassicurare l'ignoto lettore. Sono gli escrementi degli uccelli marini, come mostra Wikipedia. Non c'è niente di strano. Puoi risparmiarti la telefonata a Giacobbo. Tutta roba naturale.

10 dicembre 2011

Competenza

Il governo Monti è un governo di competenti. Agli esteri un ambasciatore, all'interno un prefetto, alla giustizia una giurista, alla difesa un ammiraglio, allo sviluppo economico un manager, alla ricerca un ingegnere presidente del CNR, all'economia lo stesso Monti. 
Un ruolo cardine è quello del ministro per i rapporti con il parlamento. Soprattutto in un caso straordinario di governo tecnico, come in questo caso, è fondamentale che fra il governo ed il parlamento ci sia dialogo ed informazione reciproca. Ed è altrettanto fondamentale che il ministro per i rapporti con il parlamento sia prondo ad accogliere tutte le istanze che vengono dalle varie anime del parlamento. In linea con il resto del governo, anche per ricoprire questo ruolo, è stato scelto un uomo dalle evidenti competenze. Infatti per svolgere questo compito, come si suole dire, ci vuole orecchio. E a Piero Giarda, nuovo ministro per i rapporti con il parlamento, questa caratteristica sicuramente non manca.



7 dicembre 2011

Saint Nicolas

Ieri, 6 Dicembre, era Saint Nicolas (Sint Nikolaas in neerlandese). E' una festa abbastanza sentita qui in Belgio, ma anche in Olanda e nelle zone limitrofe. Saint Nicolas è rappresentato come un vecchio con i capelli e la barba bianca e vestito con paramenti religiosi di color rosso, come nell'immagine a sinistra. E' piuttosto evidente che Sinterklaas, come viene spesso chiamato in olandese, sia l'origine ed il modello dell'americano Santa Claus e della moderna rappresentazione di Babbo Natale. Però Saint Nicolas non sta in Lapponia insieme a Santa Claus, ma viene dalla Spagna e invece delle renne volanti utilizza, più prosaicamente, una barca.
Nella notte tra il 5 ed il 6 Dicembre Saint Nicolas porta i doni ai bambini del Belgio e dell'Olanda che li trovano accanto al caminetto (per chi ce l'ha) la mattina seguente. Nel tipo di regali, però, è molto più simile alla nostra Befana. Tipicamente infatti porta dolciumi di vario tipo, cioccolata, Speculoos, biscotti o cioccolatini a forma di lettera o di monetine e, soprattutto, mandarini. E visto che anche gli ingegneri sono un po' dei bambini, ieri mattina sulle scrivanie del nostro dipartimento ognuno di noi ha trovato dei dolcetti (e un mandarino) portati da Saint Nicolas.


6 dicembre 2011

541

541 come i giorni che sono trascorsi dalle elezioni politiche del 13 Giugno 2010 e che sono stati necessari per formare il nuovo governo. 541 giorni che valgono ampiamente il guinness dei primati per il tempo necessario a formare un governo democraticamente eletto. Il record era stato già battuto sei mesi fa. Il governo, una grossa coalizzione, sarà formato da sei partiti. I socialisti, i cristiano-democratici ed i liberarli francofoni e fiamminghi. Sì, il Belgio può vantare due partiti per ogni tipo, uno vallone ed uno fiammingo. Esclusi dalla coalizione i due partiti verdi ed il partito conservatore separatista fiammingo che, peraltro, è il partito di maggioranza relativa in parlamento. Per la prima volta dal 1974 il primo ministro non sarà un fiammingo, ma il leader del partito socialista francofono Elio di Rupo, di chiare origini italiane. Questo ometto col farfallino:


L'ultimo mese e mezzo è stato necessario per trovare un accordo sulle misure finanziarie da prendere. Grossi contrasti ci sono stati soprattutto tra il formateur, l'incaricato di formare il governo, il suddetto di Rupo ed i partiti liberali. I restanti 500 giorni sono stati necessari per far mettere d'accordo i partiti valloni ed i partiti fiamminghi, anche della stessa parte politica, sulla riforma dello stato federale. Con i fiamminghi che accusano i terroni valloni di essere degli scansafatiche che vivono sulle spalle dei gran lavoratori fiamminghi ed i valloni che accusano i polentoni fiamminghi di essere populisti e razzisti. Vi ricorda qualcosa?
Nel frattempo, visto che ne avevo parlato precedentemente (in questo post), oggi 18 delle 30 visite arrivate da Google su questo blog cercavano Elio di Rupo.

4 dicembre 2011

Bellosguardo

Questo post non è propriamente "di viaggio" visto che parlerò di Firenze, la mia città. Sarebbe facile parlare del centro storico e delle sue tante bellezze, note in tutto il mondo. Ma sarebbe anche troppo ovvio. Probabilmente anche inutile. Quasi tutti la conoscono. E allora ho deciso di scrivere di una parte della città a due passi da dove sono nato e cresciuto, ma misconosciuta, almeno dal turismo di massa. Bellosguardo è una delle colline che circondano Firenze, meno famosa di Piazzale Michelangiolo o Fiesole, ma non meno bella, secondo me.
Via di San Vito
Partendo da Soffiano rigorosamente a piedi, si prende via di San Vito, una stretta stradina in ripida salita che dopo poche decine di metri ti catapulta in campagna, in mezzo a oliveti e ville rinascimentali.
Al culmine della salita c'è la villa dello Strozzino, risalente al quindicesimo secolo e, come si evince dal nome, fatta costruire al tempo dalla importante famiglia degli Strozzi. Davanti alla villa c'è l'omonimo prato dello Strozzino, oggi giardino pubblico. Il luogo è molto tranquillo, tanto che sulle panchine del prato ricordo di averci passato alcuni pomeriggi a preparare l'esame di maturità. Stiamo parlando di più di dieci anni fa.
Se si svolta a sinistra, in corrispondenza di via di Monte Oliveto, oltrepassata la piccola chiesa dei Santi Vito e Modesto, risalente all'anno mille ma rifatta nel diciassettesimo secolo, si riscende verso viale Aleardi passando per la collina di Monte Oliveto, per l'appunto. Proseguendo diritto, via di San Vito confluisce in via di Bellosguardo in corrispondenza di una stretta curva a gomito. Scendendo si finisce in Piazza di San Francesco da Paola e poi in viale Petrarca. Salendo ci si dirige verso la piazza di Bellosguardo.
Panorama
Prima di arrivarci, in corrispondenza della villa La Limonaia c'è uno splendido punto panoramico da cui si può ammirare quasi tutto il centro di Firenze. Il Duomo con il campanile di Giotto, le Cappelle Medicee, Orsanmichele, Palazzo Vecchio, Santo Spirito, Santa Croce, nonchè i colli a nord di Firenze.
Una volta arrivati in piazza di Bellosguardo si aprono tre possibilità. La prima è una breve strada senza uscita che porta alla villa di Bellosguardo, che oggi è un albergo di lusso. Subito prima dell'ingresso c'è un altro punto panoramico che dona un'altra prospettiva sulla solita splendida vista. La seconda possibilità è imboccare via Piana ed arrivare alla collina di Marignolle tra splendide strade di campagna a due passi dalla città.  La terza è via di San Carlo. Prendendo quest'ultima strada si giunge alla torre di Montauto, nota anche come castello di Bellosguardo, per quanto mi riguarda l'edificio simbolo di questa collina. Oltrepassato il castello, via di San Carlo inizia a scendere e porta di nuovo a Soffiano terminando il giro più o meno dove è stato iniziato.
Concludo il post con qualche altra foto.

Il castello

Ancora una vista panoramica su Firenze

2 dicembre 2011

Stay (just a little bit lower)

Spread stay just a little bit lower
We want to be safe just a little bit longer
Now Merkel don't mind
And the E.U. don't mind
If we take a little time
And we leave it all behind and do
some reform

Oh won’t you stay just a little bit lower
Please, please, please say you will
Say you will

Oh won’t you stay just a little bit lower
Oh won’t you stay just a little bit lower

Now Obama don’t mind
And China don’t mind
If we take a little time
And we leave this all behind and do
some reform

29 novembre 2011

Il mio vicino

Il mio vicino di scrivania è il secondo esemplare di questo post che scrissi un po' di tempo fa. Oggi è arrivato a mezzogiorno e mezzo con una baguette in mano. Si è messo a tagliare la baguette e per non far briciole per terra l'ha fatto sopra la scatola dove gettiamo la carta per la raccolta differenziata. Non nel cestino, perchè altrimenti sarebbe stato troppo normale. Poi si è messo a spalmarci sopra una schifezza tipicamente belga che in parole povere è carne macinata cruda opportunamente preparata. Una cosa che se la conosci la eviti e se non la conosci ti uccide. Ovviamente, conclusa l'operazione, si è mangiato il sandwich. Come se fosse la cosa più normale del mondo. Come se al pian terreno non ci fosse la cafét dove tutte le persone normali che si portano il pranzo da casa mangiano.
Ma le mirabolanti avventure di questo splendido esemplare di ingegnere non sono finite qui. Più tardi, nel primo pomeriggio, ne combina un'altra delle sue. La prof con cui fa il dottorato si affaccia alla porta e gli ricorda che il meeting che avevano fissato sta iniziando (nella stanza di fronte alla nostra). Lui risponde che arriva subito. Passano cinque minuti e la prof si affaccia di nuovo alla porta con sguardo interrogativo. Nessuna reazione da lui. "Guarda che stiamo aspettando te!" gli dice la prof. Lui ovviamente casca dalle nuvole. E solo di fronte all'evidenza si rende conto che è adesso che deve alzarsi ed attraversare il corridoio per prendere parte a quello stramaledetto meeting.




27 novembre 2011

On the road

24 novembre 2011

Il Park Inn a Berlino

Sono stato a Berlino nel grigio e freddo Marzo del 2009 per prendere parte ad una conferenza. Quindi per "lavoro". Malgrado il poco tempo a disposizione sono riuscito a visitare molti dei luoghi caratteristici della città. Ma in questo post non voglio parlare di Berlino in quanto tale. Piuttosto parlerò dell'albergo dove ho alloggiato (fra l'altro ad un prezzo ragionevole, avendolo prenotato con largo anticipo e su Booking.com). Il Park Inn si trova nella parte superiore della famosissima Alexanderplatz (oltre la stazione ferroviaria, per intendersi tra chi conosce la zona) ed è situato nel grattacielo più alto di Berlino. La struttura fu costruita ai tempi della DDR (Alexanderplatx si trova nella parte Est della città) e più precisamente nella seconda metà degli anni sessanta. L'aspetto attuale è leggermente diverso rispetto a quello originale considerando che nel 2005 le facciate sono state completamente sostituite con gli attuali vetri a specchio. Il grattacielo consta di 37 piani e per mia grande fortuna la mia stanza era ad uno degli ultimi (non ricordo esattamente, ma qualcosa come il 35°). In compenso, purtroppo, non si affacciava verso Sud, dove c'è Alexanderplatz. Immagino che in quel caso avrei potuto godere di una splendida vista, forse la migliore di Berlino, sulla Fernsehturm e buona parte del quartiere Mitte. La mia stanza era, invece, rivolta verso la parte orientale dove il panorama è principalmente formato da palazzoni residenziali e commerciali. Anche gli interni immagino che abbiano poco a che fare con quelli dell'epoca comunista. La mia singola era piccola ma confortevole (in ogni caso non ho avuto molto tempo da trascorrere in albergo). Ma la caratteristica peculiare è la zona bagno, che non è in un ambiente a se stante ma forma un tutt'uno con la stanza. Come separazione una semplice vetrata parzialmente opacizzata. Non esattamente la sistemazione consigliabile se non si ha intimità con chi si va a dividere la stanza. Altimenti l'albergo ideale per alloggiare a Berlino, danta anche la centralità della posizione e la vicinanza, in ogni caso, con la stazione di Alexanderplatz (treno e metropolitana). Come in genere succede per gli alberghi in Germania, non è eccessivamente caro, ma non rientra neanche nella categoria budget.

Spread your wings

Monti was low
Just watching the show
Over and over again
Knew it was time
He'd made up his mind
To leave his dead life behind
His boss said to him
'Boy you'd better begin
To get those crazy notions right out of your head
Monti who do you think that you are?
You should've been sweeping up the Chigi Palace

Spread your wings and fly away
Fly away far away
Spread your little wings and fly away
Fly away far away
Pull yourself together
'Cos you know you should do better
That's because you're a free man

He spends his evenings alone in his hotel room
Keeping his thoughts to himself he'd be leaving soon
Wishing he was miles and miles away
Nothing in this world nothing would make him stay

Since he was small
Had no luck at all
Nothing came easy to him
Now it was time
He'd made up his mind
'This could be my last chance'

His boss said to him 'now listen boy
You're always dreaming
You've got no real ambition you won't get very far
Monti boy don't you know who you are?
Why can't you be happy at the Chigi Palace?'

So honey
Spread your wings and fly away
Fly away far away
Spread your little wings and fly away
Fly away far away
Pull yourself together
'Cos you know you should do better
That's because you're a free man

20 novembre 2011

In Memoriam

Recentemente è improvvisamente venuto a mancare all'affetto dei sui cari Elio Arturo Diego Armando Echevarria Cervantes de la Cruz Arroyo Rojas, stroncato dai primi freddi stagionali. Ne dà il triste annuncio il blogger stealthisnick, che ne ricorda la breve vita zampettante sulla ragnatela fuori dalla finestra della sua cucina. Osserviamo, in memoria, qualche minuto di silenzio.


18 novembre 2011

Lost in the supermarket

Il supermercato che frequento cambia la disposizione delle cose almeno una volta alla settimana. Della frutta e della verdura probabilmente ogni giorno. Ogni volta sei disorientato come se fosse la prima volta che ci entri dentro. Ma essendo in Belgio non c'è da meravigliarsi di nulla.

16 novembre 2011

Il Quartiere Coppedè a Roma

Sabato sono stato a Roma a trovare un'amica blogger e sono riuscito a convincerla ad andare a visitare il Quartiere Coppedè. Più che un quartiere è un isolato e prende il nome dall'architetto fiorentino che l'ha progettato agli inizi del Novecento.
Vi si entra da via Tagliamento attraverso un imponente arco che fa da elemento di unione tra i palazzi, detti degli Ambasciatori, sui due lati di via Dora. Sotto l'arco c'è un lampadario, cosa più unica che rara per un ambiente esterno. Lo stile architettonico del quartiere è difficile da definire soprattutto per me che non sono un esperto in materia. Lo definirei onirico, ma potrebbe essere un incrocio tra il gotico e l'art nouveau. Per certi versi può ricordare quello di Gaudì.
Al centro del quartiere c'è piazza Mincio con la Fontana delle Rane. Ai lati della piazza sorgono:
  • i villini delle Fate, le cui pareti sono ricche di dipinti (la maggior parte con richiami a Firenze, come le rappresentazioni di Dante e Petrarca) e dei più svariati elementi architettonici,
  • il palazzo del Ragno, che deve il suo nome ad una decorazione sopra il portone d'ingresso, 
  • un terzo palazzo sulla cui facciata c'è un arco che dovrebbe essere la riproduzione di una scenografia del kolossal muto Cabiria.
La zona mi è parsa molto tranquilla e soprattutto sembra sconosciuta al turismo di massa. Ecco alcune foto:

L'arco d'ingreso

La Fontana delle Rane

I villini delle Fate

Il palazzo del Ragno

15 novembre 2011

Ho di nuovo cambiato disposizione ai libri

Come avevo già spiegato in un altro post, una delle mie manie ossessivo-compulsive riguarda la disposizione dei libri nella libreria. Tema, colore della copertina, grandezza del libro sono tutti fattori che in modo più o meno randomico influenzano la disposizione. Ogni tanto mi rendo conto che i libri della mia libreria a Firenze non sono messi nell'ordine in cui dovrebbero essere e allora cambio tutto o quasi. Questa è la nuova disposizione. E le vostre librerie come sono? Me le fate vedere?

9 novembre 2011

Spread

Tu sei buono e ti alzano lo spread.
Sei cattivo e ti alzano lo spread.
Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai,
tu sempre spread alzato troverai.
Tu sei ricco e ti alzano lo spread.
Non sei ricco e ti alzano lo spread.
Ai mercati non c'è mai qualcosa che gli va
e lo spread alzano senza pietà!
Sarà così finché vivrai. Sarà così.
Se lavori, ti alzano lo spread.
Non fai niente e ti alzano lo spread.
Qualunque cosa fai, capire tu non puoi
se è bene o male quello che tu fai.
Tu sei bello e ti alzano lo spread.
Tu sei brutto e ti alzano lo spread.
E il giorno che vorrai difenderti vedrai
che lo spread già alzato troverai!
Sarà così finché vivrai Sarà così.

8 novembre 2011

A Silvio


Sperando di non vendere la pelle dell'orso prima di averlo fatto fuori

5 novembre 2011

Crupet

Crupet è un piccolo villaggio di poche decine di abitanti nella provincia di Namur e fa parte dell'associazione dei più bei villaggi della Vallonia, la regione francofona del Belgio. Ci sono passato durante un giro in macchina in un bel sabato di inizio Ottobre. Il monumento principale del villaggio è la torre circondata da un ampio stagno e risalente al tredicesimo secolo. Oggi, come molti dei castelli della Vallonia, è proprietà privata.


Molto particolare è la finta (cioè artificiale) grotta dedicata a Sant'Antonio da Padova. All'interno ed intorno alla grotta alcune statue rappresentano alcuni momenti della vita del santo. Particolarmente celbere è quella dedicata alla tentazione da parte del diavolo.


L'église Saint-Martin da fuori ha l'aspetto di una tipica chiesa di campagna belga. Quel sabato pomeriggio c'era un matrimonio e quindi come sia fatta all'interno rimarrà un mistero.

The rhyme

1 novembre 2011

La vorace bestia bugblatta di Traal e la crisi

La vorace bestia bugblatta di Traal è, come dice il nome, una pericolosissima bestia vorace del pianeta Traal. La bestia oltre che essere pericolosissima è anche tremendamente stupida. E' così stupida da essere convinta che se non la puoi vedere allora neanche lei può vedere te. Per cui per sopravviverle basta avvolgersi un asciugamano intorno agli occhi.
Cosa c'entra la vorace bestia bugblatta di Traal con la crisi? Forse qualcuno se ne è scordato, ma per lungo, lunghissimo tempo il governo italiano nella persona del suo presidente del consiglio ha teorizzato che per tenere lontana la crisi bastava non parlarne.


30 ottobre 2011

A Lisbona con Pessoa

A metà Ottobre sono stato quattro giorni a Lisbona per "lavoro". Non ho avuto molto tempo per visitarla, ma quel poco ho cercato di sfruttarlo al meglio. Come? Mi sono avvalso di una guida turistica d'eccellenza. Fernando Pessoa, qui di fianco raffigurato in una statua fuori dal caffè A Brasileira, uno dei suoi ritrovi preferiti, al Chiado.
Per chi non lo sapesse, Pessoa ha scritto, nel 1925 in inglese, una guida analitica della sua città ad uso e consumo del turista straniero. La città di oggi non sembra cambiata significativamente da quella descritta da Pessoa. E allora ho seguito Fernando partendo da Plaça do Comercio, ampia piazza con un lato aperto sul fiume Tago, verso Baixa, la città bassa ricostruita dopo il terremoto del 1755 (i cui effetti sono ancora oggi visibile nelle rovine della chiesa del Carmo), per arrivare al Rossio, una delle piazze principali della città.
Una delle fortune di Lisbona è quella di essere costruita su sette colli (fortuna faticosa per chi la visita a piedi). Di conseguenza la città è disseminata da punti panoramici, i miradouro, da quali è possibile osservare vari scorci della città. Da quello di Santa Luzia c'è una splendida vista sul Tago e sul quartiere di Alfama. Da quello di Graça e dal dirimpettaio di São Pedro de Alcântara si puossono vedere le corrispettive metà del centro di Lisbona. Da quello di Santa Catarina ci si affaccia sulla parte occidentale della città. La conformazione del territorio di Lisbona fa sì che, oltre alla classica metropolitana o agli autobus e oltre ai caratteristici e meno classici tram gialli, la città possa vantare tra i suoi mezzi di trasporto tre funicolari e un ascensore, l'elevador de Santa Justa, che è ormai diventato un monumento nazionale e meta turistica.
Pessoa ti porta sia nel quartiere di Alfama, il più antico e caratteristico di Lisbona, tutto vicoli stretti ed escadinhas, che lungo i moderni viali alberati che terminano in ampi parchi. E non si sottrae neanche di spingere il turista fino a Belém, abbondantemente fuori dal centro, dove si trova la famosa torre omonima, il Mosteiro dos Jerónimos e, come non nominarla, l'altrettanto famosa pasticceria dei pastéis de nata.
Ma non voglio dilungarmi troppo a parlare di Lisbona. Per questo c'è Fernando. Lascio lo spazio a qualche foto.

Plaça do Comercio con manifestazione sindacale 


Panorama dal Miradouro de Graça



Tra i vicoli di Alfama e le caratteristiche facciate con le piastrelle

Torre di Belém

29 ottobre 2011

Neolingua

Non capisci che lo scopo principale a cui tende la Neolingua è quello di restringere al massimo la sfera d’azione del pensiero? Alla fine renderemo lo psicoreato letteralmente impossibile, perché non ci saranno parole con cui poterlo esprimere. Ogni concetto di cui si possa aver bisogno sarà espresso da una sola parola, il cui significato sarà stato rigidamente definito, priva di tutti i suoi significati ausiliari, che saranno stati cancellati e dimenticati.


L'originale qui.

26 ottobre 2011

Negazionismo

Il governo non cade.
La Fiorentina non vince.
Louvain-la-Neuve non è Lisbona.
Mercoledì non è nè Sabato nè Domenica.
Ottobre non è Giugno.
La tesi non si scrive da sola.
Anche il blog non si scrive da solo e si vede.

(si accettano suggermineti per aggiungere nuovi elementi alla lista)

18 ottobre 2011

Intervallo pt.12




17 ottobre 2011

Moseltal

La valle della Mosella, lo dico subito, non ha niente da invidiare alla vicina più famosa valle del Reno. Le sue anse, i suoi castelli e le sue sponde coltivate a vigneti ne fanno un itinerario splendido da percorrere in macchina o in bicicletta. Ciascuna delle due rive è percorsa, salvo rare eccezioni, da una strada (e da piste ciclabili). Io sono partito da Coblenza una mattina di fine Agosto per arrivare a Trier (che poi sarebbe Treviri) un giorno e mezzo dopo.
Poco dopo aver abbandonato le propaggini della città, la B416, che costeggia la sponda settentrionale del fiume, inzia subito a riservare delle sorprese. All'altezza di Kobern-Gondorf la strada passa letteralmente sotto lo Schloss von der Leyen, un castello cinquecentesco ristrutturato agli inizi del novecento. L'unico ad essere costruito direttamente sulla sponda della Mosella. Non penso di sbagliarmi di molto se dico che unica è anche la caratteristica di avere una strada che lo attraversa. Fermi insieme a me ad ammirare questa prima meraviglia della Mosella, le cui rive sono per ora principalmente ricoperte da boschi, c'è una comitiva di camperisti di Biella.
Riparto e continuo a percorrere la B416 fino ad Hatzenport, dove devio verso l'interno in direzione di Burg Eltz, castello medievale situato in una stretta valle completamente circondata da colline che dovrebbe rendere fiabesca la visione al visitatore. Scrivo "dovrebbe" perchè appena ce l'ho a portata di vista mi accorgo di una brutta sorpresa. Dei grossi lavori di restauro sono in corso. L'enorme gru metallica e le impalcature deturpano irrimediabilmente il fascino e la magia del luogo.
Ritornato sulle sponde della Mosella, giungo a Cochem, uno dei centri più rinomati della valle, nel primissimo pomeriggio. Il paesino è, in effetti, piacevole, ma presenta un paio di grossi difetti. E' infestato da torme di turisti urlanti ed è pieno di negozi di cianfrusaglie. Cochem è dominata dal Reichsburg, la ricostruzione fine-ottocentesca di un castello risalente probabilmente al dodicesimo secolo e distrutto nella guerra dei nove anni alla fine del seicento. Salendo a piedi verso il castello, circondato da vigneti, la gente si dirada rapidamente. Le torme urlanti sono anche sfaticate per mia fortuna. E sfortuna loro. La vista sul paese e sulla Mosella dall'alto è, infatti, molto bella. Scendendo prendo il sentiero che, tra i vigneti e poi nel bosco, porta in direzione di Sehl dove ho lasciato la macchina.

E' da questo punto che comincia il tratto più tipico della Mosella. Il fiume si attorciglia come un serpente in una successione di anse più o meno strette. Contrariamente a quanto succede nella valle del Reno, i ponti sulla Mosella sono numerosi. Attraverso il fiume per la prima volta subito prima di Bruttig-Frankel. Nuvoloni grigi si accumulano all'orizzonte ed il cielo, fino a questo punto più che clemente, minaccia temporale. Sulla nuova sponda incontro Beilestein, un piccolo paesino a cui non manca nulla. Ha sia il castello, Burg Metternich, che un'imponente chiesa, Klosterkirche St. Joseph. Inizia a piovere e quindi non mi avventuro verso le rovine del castello, ma riparto. Prossima tappa Bremm.
La zona del vino è ormai iniziata e la strada è immersa tra i vigneti. Quelli di Bremm, a cui giungo dopo aver di nuovo attraversato un ponte sul fiume, sono, a quanto pare, i più ripidi d'Europa. Si trovano infatti sulla sponda esterna dell'ansa più stretta della Mosella su un costone con una pendenza di circa 65°. Salendo oltre la chiesa ed arrampicandosi per un sentiero tra le vigne è possibile gustarsi lo splendido panorama della Mosella che si avvita su se stessa curvando di centottanta gradi.


Corro a perdifiato verso la macchina ed evito per un niente di rimanere all'aperto sotto il diluvio che si scatena. Passo velocemente da Zell  e in corrispondenza di Enkirch prendo una deviazione verso l'interno che sale fino a Starkenburg. Il minuscolo paesino si trova appollaiato su uno strapiombo dal quale si ha una bella vista della Mosella che scorre trecento metri più in basso.
Torno a costeggiare il fiume a Trabach e da questo punto in poi le distese di viti sulle sponde si fanno quasi sconfinate. Ultima tappa di giornata è Bernkastel, un altro degli splendidi paesini di questa regione anche lui caratterizzazto dalle tipiche case a graticcio. Notevole la Marktplatz e caratteristici gli stretti vicoli pieni di fiori. Unica nel suo genere, la Spitzhäuschen, stretta e lunga casa che divide in due una stradina già angusta di suo. Imperdibile anche la vista dal ponte che porta al paese gemello di Kues che giace sulla sponda opposta. Così come probabilmente il Burg Landshut, castello che sorge su un promotorio. Io però salto questa visita perchè è tardi e mi voglio fermare per la notte in un posto un po' più isolato e tranquillo. Caratteristiche che trovo a Lieser pochi kilometri dopo.
Riparto per il mio secondo giorno lungo la Mosella in direzione di Trier di prima mattina. Sarà stancante il mio continuo ripetermi, ma l'imponenza delle coltivazioni viticole si fa sempre più impresionante. Ogni centimetro quadrato a sfruttabile è occupato da filari. La tranquillità della mattina e una leggera foschia  aggiungono atmosfera allo scenario. All'altezza di Minheim svolto a destra tra i vigneti seguendo le indicazioni per una Panorama Straße che sale verso la parte interna di una delle ultime rientranze della Mosella offrendo una vista spettacolare in più punti. La strada si spinge fino al confine tra il bosco ed un ampio declivio, ovviamente occupato completamente da vigneti. Il culmine della strada è il punto panoramico, con relativo parcheggio, da cui si può vedere, in tutta la sua bellezza, l'ansa della Mosella in corrispondenza di Piesport, un vero e proprio anfiteatro naturale. Lascio che un torpedone di turisti abbandoni il luogo e mi immergo al silenzio irreale del luogo, interrotto soltanto dal rumore di qualche lontana macchina che corre sul bordo del fiume e da una campana che suona nel paese.


Il viaggio lungo la Mosella non poteva avere finale migliore. Anche se in realtà percorro ancora un'ora di strade contornate da splendidi scenari fino a che non raggiungo la periferia di Trier, l'antica Augusta Treverorum di origine romana nonchè città più antica della Germania, tappa finale di questo percorso lungo un giorno e mezzo.


Qui il riassunto dell'intero road trip e qui il tortuoso percorso su Google Maps.

16 ottobre 2011

Ragno, il ritorno


Elio Arturo Diego Armando Echevarria Cervantes de la Cruz Arroyo Rojas, questo è il suo nome definitivo, sta bene, mangia e cresce a vista d'occhio. Anche se, a dir la verità, ultimamente si fa vedere solo di sera tardi ed è stato difficile stanarlo per fargli una fotografia. 
Qui la puntata precedente.

13 ottobre 2011

Se n'è andato un uomo che ha rivoluzionato l'informatica

No, non sto parlando di quel piazzista di Steve Jobs. Qualche giorno fa è morto Dennis Ritchie. E' stato il padre del C, pietra miliare dei linguaggi di programmazione (sia Windows che Mac OS sono parzialmente scritti in C, per quanto ne so), ed ha avuto un ruolo fontamentale nello sviluppo di UNIX, sistema operativo che ha dato vita ad una serie larghissima di figli e figliastri (tra cui il più famoso è Linux) ampiamente utilizzata soprattutto in ambito scientifico.
Io non sono uno smanettone nè un geek informaitico. Per me l'informatica è semplicemente un fondamentale strumento di lavoro. Il C è il linguaggio di programmazione con cui lavoro e i programmi che scrivo li eseguo su delle UNIX stations. Insomma chiunque abbia a che fare con l'informatica per lavoro deve moltissimo a Ritchie, che sta a Steve Jobs come l'inventore degli antibiotici sta all'inventore delle pillole dimagranti.

8 ottobre 2011

Auto tedesche e pubblicità assurde


Passi la BMW che vuole farci credere che quello che rende le persone uniche è il tipo di macchina che guidano. Concetto stupido, ma classico nel mondo della pubblicità. Ma la Mercedes è davvero sconfinata nel ridicolo.


Scappi dalla civiltà e vai a vivere in montagna e ti porti dietro un cavallo bianco? Che poi da una parte c'è il lago e dall'altra il bosco fittissimo. Lu usi per andare avanti e indietro sulla spiaggia? Lo specchio? Che minchia te ne fai di uno specchio di dieci metri quadrati? Ti fai bello per il cane? La giacca e la cravatta te le sei portate dietro per andare a cena fuori con Fido? Che fra l'altro cosa se ne fa della medaglietta di riconoscimento? Se lo ritrova Big-Foot te lo riporta indietro? Visto che c'eri potevi portarti dietro una porta, che con quelle due assi sbilenche appena va sotto zero che fai? Ti guardi allo specchio? E la sciarpina da hipster? La vita semplice che l'uomo avrebbe dovuto vivere è andare in mezzo ai monti per passare il tempo a guardarsi allo specchio e a pensare a quanto è figa la sciarpa? Che poi in mezzo ai monti....tempo venti secondi di corsa ed è già su una strada. E son bastati tre giorni lontano dalla civiltà che hai già disimparato ad attraversare una strada per andare a riprenderti il cane?
Ma prendiamo per buone tutte queste assurdità. Che turba mentale ha uno che fa una scelta di vita e decide di andare into the wild, poi vede una macchina e cambia idea? Schizofrenia, mi sa. Era buono come spot di una clinica per malati mentali.

6 ottobre 2011

I hear the rain

3 ottobre 2011

Valle del Reno da Bingen a Coblenza

Valle del medio Reno superiore o gola del Reno. Comunque la vogliate chimare, parlo di quella sezione tedesca del Reno da Bingen a Coblenza che può vantarsi di far parte dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Entrambe le rive sono costellate di borghi più o meno medievali, di castelli, fortificazioni, rovine eccetera in quantità industriali ed ognuno di questi, o quasi, ha una leggenda che lo accompagna. Il particolare clima della gola fa in modo che sia un luogo ideale per la viticoltura, quindi le sue rive sono anche ampiamente coltivate con vigneti.
La valle si può percorrere sulla riva occidentale oppure orientale, salendo o scendendo, in automobile o in biclicletta, a piedi o sul battello. Io l'ho fatta in macchina salendo da Bingen a Coblenza, partendo dalla riva occidentale e finendo su quella orientale, attraversando il fiume a metà strada su un battello (non ci sono ponti prima di Coblenza).

Bingen dal Burg Klopp con il Reno sullo sfondo

Bingen am Rhein sorge alla confluenza della Nahe nel Reno che, proveniente da Magonza, fa una curva di novanta gradi per gettarsi in direzione di Coblenza. Ci ho passato la sera, con ottima cena in un pittoresto ristorantino vicino alla Basilica, e la notte prima di percorre la Rheintal, godendo anche di uno splendido tramonto in riva al fiume.

L'entrata della valle del Reno con Mäuseturm e Burg Ehrenfels

A controllare l'ingresso nella valle ci sono le rovine di Burg Ehrenfels sulla sponda orientale e la Mäuseturm (la torre dei topi) su una piccola isola nel fiume. La leggenda racconta che il crudele arcivescovo di Magonza, che la utilizzava per riscuotere i tributi dalle navi in passaggio, ci si rifugiò per scappare ad una armata di topi che aveva attaccato il suo castello. I topi però lo seguirono fino alla torre attraversando il fiume e lì lo mangiarono vivo.

Salendo verso Burg Sooneck

Pochi kilometri dopo Bingen ci sono in successione Burg Rheinstein, abbarbicato su uno sperone di roccia sopra il Reno, Burg Reichenstein, all'altezza del quale ho aiutato una roulotte a disincastrarsi dalle rotaie subito prima che il passaggio a livello si chiudesse per l'arrivo del treno (scena molto cinematografica), e Burg Sooneck, in direzione del quale mi avventuro per una stradina sterrata che alterna passaggi in mezzo al bosco a tratti panoramici in mezzo alle vigne.

Burg Stahleck e case a graticcio a Bacharach

Perla della valle è Bacharach, splendida cittadina dalle caratteristiche case a graticcio e dominata dal Burg Stahleck al quale è possibile accedere grazie ad una camminata che corre lungo le antiche mura che fanno parte insieme alle numerose torri della fortificazione del paese.
Poco dopo Bacharach, Burg Pfalzgrafenstein è una fortificazione per il pedaggio che sorge su un'isoletta in mezzo al Reno con la caratteristica forma che ricorda quella di una nave. Una catena lungo il fiume bloccava le navi di passaggio e chi si rifiutava di pagare correva il rischio di essere imprigionato nelle segrete del castello.
Proseguendo ancora verso nord si incontrano prima Oberwesel e poi Sankt Goar, dominate rispettivamente dallo Schönburg e dalle rovine del Burg Rheinfels. A Sankt Goar prendo il traghetto per la corrispettiva cittadina di Sankt Goarshausen sulla riva orientale, sovrastata dal Burg Katz (gatto) e dal rivale Burg Maus (topo).

Burg Katz e Sankt Goarshausen da Lorelei

Da Sankt Goarshausen mi inoltro verso l'interno per salire al punto panoramico di Lorelei, sperone di roccia che segna il punto più stretto del Reno. Secondo la leggenda Lorelei, una creatura femminile delle acque, incantava i naviganti con la sua bellezza ed il suo canto (il nome Lorelei deriverebbe proprio da termini che significano la roccia che mormora in un antico dialetto tedesco) facendoli naufragare tra le correnti del pericoloso passaggio. Sirena o no, la cosa sicura è che dalla sua altezza c'è uno splendido panorama della valle del Reno.
Malgrado sia ormai pomeriggio inoltrato, la temperatura sfora abbondantemente i 30°. Burg Liebenstein, Burg Sterrenberg e Marksburg sono gli altri castelli che incontro sulla sponda orientale prima di arrivare a Coblenza, che si trova alla confluenza del Reno con la Mosella. La città non mi fa una bella impressione, sarà per il fatto che è mezza recintata con ingresso a pagamento per non so quale motivo, sarà per gli splendidi paesaggi che ho visto durante la giornata. In ogni caso batto il record mondiale di tempo impiegato per visitare una città e dopo un'ora decido di ripartire. Così il mio viaggio lungo il Reno si conclude ad Andernach, piacevole cittadina rivierasca, nello stesso modo in cui era partito. Con uno splendido tramonto.

Tramonto lungo il Reno ad Andernach

Qui un riassunto di tutto il road trip.
Qui il percorso su Google Maps.

1 ottobre 2011

Crupet e Spontin


25 settembre 2011

90° Minuto

Ho visto 90° minuto dopo un sacco di tempo. I sevizi delle partite sono una cosa allucinante. Gli inviati urlano come dei disperati simulando spezzoni di telecronaca diretta. Il tentativo neorealistico naufraga di fronte all'evidenza lampante che si tratti di una recita creata ad arte nel post-partita. La sensazione che passa è di qualcosa di falso come un Babbo Natale a Ferragosto. Non è colpa loro. Sono giornalisti e non attori. Dovrebbero raccontare e non recitare. Ma perchè tutto questo? Qual è il senso? Aridatece Tonino Carino, Franco Strippoli, Pierpaolo Cattozzi e Tonino Raffa

21 settembre 2011

Pearl Jam Twenty


Ne avevo parlato qui. Ieri sera sono andato a vederlo. 
E' un documentario scritto e diretto da Cameron Crowe, regista e sceneggiatore di Singles (del 1992, ambientato a Seattle e in cui i Pearl Jam fanno un cameo) e Almost Famous (ispirato alla vicenda del regista stesso quando, diciottenne, scriveva per Rolling Stones).
Il documentario tratta dei venti anni di carriera della band partendo dai Mother Love Bone, band di cui facevano parte Stone Gossard e Jeff Ament prima che si formassero i Pearl Jam e prima che Eddie Vedder arrivasse a Seattle. E poi prosegue nel raccontare la storia della band attraverso immagini di concerti, interviste, filmati girati dalla band stessa, serpeggiando tra un album e l'altro e passando per la diatriba con Ticketmaster e la tragedia di Roskilde. Fra le guest star che si palesano nel documentario, da segnalare la presenza costante di Chris Cornell.
Quello che colpisce è l'atteggiamento della band nei confronti della musica, del proprio pubblico e del successo. Qualcosa difficilmente esprimibile a parole e che li fa sembrare una mosca bianca nel panorama musicale mondiale. Così come il fatto che, dalla loro fondazione ad oggi, la formazione è sempre la stessa, se si esclude il batterista (e comunque quello attuale è con loro dal 1998).
Insomma un documentario da non perdere, non solo per i fan, ma per ogni amante del rock.