3 maggio 2010

Diario di una nube di cenere islandese a Barcellona

Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi. 
Ho visto una nube di cenere provocare la chiusura degli spazi aerei di tutta Europa, causando la più grande interruzione del traffico aereo di sempre.


Giovedì 15 Aprile
Io sono a Barcellona per una conferenza. Ho le prime avvisaglie di quello che sta per succedere nel tardo pomeriggio quando  il mio capo, visibilmente contrariato, ci comunica che lo spazio aereo belga è stato chiuso a causa delle ceneri emesse dall'eruzione di un vulcano in Islanda e che di conseguenza il suo volo è stato cancellato. Io ed il mio collega francese Olivier abbiamo il volo domenica nel tardo pomeriggio e in quel momento non mi passa neanche lontanamente per la testa la possibilità che la cosa possa riguardare anche noi. Le prime scene di follia collettiva che vedo sono direttamente alla conferenza dove viene annunciato che c'è chi ha già organizzato un pullman per tornare ad Amsterdam. Al momento penso che siano dei pazzi completi.
Me ingenuo.

Venerdì 16 Aprile
Gli spazi aerei di tutta l'Europa del Nord sono chiusi. Durante l'ultima mattina della conferenza, i pochi presenti non fanno che parlare del vulcano. C'è chi organizza autobus per Goteborg, che è a duemilacinquecento chilometri da Barcellona. Pur di andarsene la gente pensa a tutto. C'è chi deve tornare a Londra e progetta di andare in treno fino a Santander e poi in nave in Inghilterra. In treno è impossibile partire per due motivi. Uno sciopero in Francia che dura da settimane ed i treni già tutti prenotati dai più veloci e lungimiranti tra quelli lasciati a terra dalla nube. A conferenza finita, io passo il pomeriggio da turista a Monjuic ed alla nube di cenere non penso neanche lontanamente. A cena ostento ancora sicurezza con un'amica che ha il volo per Amsterdam il giorno seguente ed un'amica della mia amica che deve volare anche lei ad Amsterdam domenica sera. Si parla di organizzare una macchina che vada verso Nord se le cose si mettono male.

Sabato 17 Aprile
Mattina da turista nella Barcellona di Gaudì. Verso l'ora di pranzo mi arriva la notizia che la mia amica è partita per l'Olanda in macchina visto che il suo volo è stato cancellato. La mia fiducia inizia a vacillare. I giornali belgi parlano di uno spazio aereo belga chiuso ad oltranza. Il sito dell'aeroporto di Bruxelles si limita a posticipare giorno dopo giorno, ora dopo ora, la possibile riapertura dello scalo. L'apocalisse è vicina. Mi contatta gente che non conosco che, disperatamente, mi chiede se ho intenzione di andarmene in auto e se c'è posto per loro.  Nel frattempo il mio capo è sempre bloccato a Barcellona. Nel tardo pomeriggio ormai il fatto che anche il nostro volo venga cancellato è una certezza, ma non è ufficiale. Decido di andare all'aeroporto per vedere se è possibile fare qualcosa da subito evitendo la ressa allucinante di quando le cose diventeranno ufficiali. Controvoglia si aggrega anche Olivier. Il viaggio all'aeroporto si rivela un buco nell'acqua perchè il volo non è ancora ufficialmente cancellato e non c'è nulla che possano fare. A cena col capo, il francese, due di Bruxelles e due di Vienna. Il capo ha prenotato una macchina per martedì, come estremo rimedio.  Ancora nulla di ufficiale sul nostro volo, ma la nube si sta pericolosamente spostando verso sud.

Domenica 18 Aprile
La resa dei conti. L'armageddon.
Mi sveglio presto la mattina e la prima cosa che faccio è controllare su internet il volo. Subito la conferma che è stato cancellato. Sveglio il francese e gli dico che è meglio andare all'aeroporto. "Adesso?" mi chiede lui. Certo, adesso. E infatti esserci precipitati all'aeroporto di prima mattina ci risparmia almeno la coda kilometrica agli sportelli della compagnia aerea. L'aeroporto sembra un formicaio. Con i passeggeri formica disposti in lunghe file ordinate che terminano davanti ai banconi con le insegne delle compagnie aeree. La nostra fila non è lunghissima quando arriviamo, ma poco dopo aumenta esponenzialmente. In qualche angolo gente che dorme per terra. Quando siamo ormai arrivati al nostro turno per chiedere il rebooking sul primo volo disponibile, uno degli austriaci della cena del giorno prima che era in fila un po' dietro di noi ci dice che gli hanno appena detto che l'aeroporto (sì quello di Barcellona) è chiuso perchè la nube è ormai arrivata fino da noi. Io ed il francese facciamo appena in tempo a riprenotare un volo per Parigi (e poi da lì in treno) per martedì che iniziano le scene di panico collettivo. I dipendenti della compagnia aerea iniziano a portare acqua a quelli in fila e vengono assaliti di domande. A quel punto l'idea di andarsene da Barcellona in aereo è un miraggio. Torniamo in albergo ed avvertiamo il capo. L'appuntamento è prima di pranzo nel suo albergo. L'ultima notizia, ovviamente non buona, è che voci dicono che gli autonoleggio iniziano a non dare più auto a chi vuole lasciare il paese. La sensazione di essere in trappola a questo punto è forte. E l'idea di rimanere a Barcellona oltre martedì mi fa venire la nausea. A questo punto, penso, tanto vale prendere una nave per l'Italia e poi da lì in qualche modo cercare di tornare in Belgio, oppure il primo treno verso Nord e prima o poi a destinazione ci arrivo. Usciamo per pranzare con un panino e ci ritroviamo in Plaça Reial. L'argomento di conversazione è solo uno. Come fuggire da Barcellona. Mentre siamo lì a mangiare si siedono vicino a noi due ragazze. Parlano italiano. Ad un certo punto una delle due mi chiede se parlo spagnolo. No, ma italiano sì. Sono di Roma. Anche loro bloccate per via della nube di cenere. I belgi e gli austriaci se ne vanno ed io rimango un po' a chiaccherare con loro. Impossibilitate a partire in aereo hanno deciso di tornare in nave. Sono venti ore di viaggio. L'idea della nave mi sembra tutto d'un tratto meno allettante. Il pomeriggio la situazione precipita definitivamente. Prima il capo chiama e dice cha ha trovato i biglietti per un non precisato treno che ci avrebbe riportato a Bruxelles. Dopo poco chiama di nuovo dicendo di raggiungerlo alla stazione e di portare dietro la patente. Lo troviamo insieme agli altri belgi ed ai viennesi in coda ad un Europcar dove danno ancora auto a noleggio. Allucinante. Per mezza stazione c'è una fila di gente che vuole noleggiare una macchina per andarsene da Barcellona. Adesso quelli che sono partiti in bus per Amsterdam alla fine della conferenza non sembrano così folli. Alla fine arriva il nostro turno ed hanno ancora una macchina da darci. E' una Yaris. Siamo in cinque. Dobbiamo fare milletrecento kilometri in cinque più bagagli su una Yaris. Un lungo viaggio. Ma almeno siamo liberi di andarcene. Io ed il francese torniamo in albergo a fare i bagagli e il check-out. Con una notte in più da pagare, quella tra Domenica e Lunedì, che non sfrutteremo. Poi passiamo dell'albergo del capo, dove ci ritroviamo con gli altri. Lì l'ultima sorpresa. La Yaris ha targa norvegese. In cinque più bagagli da Barcellona al Belgio su una Yaris battente bandiera norvegese.


Solo in tre su cinque abbiamo la patente. Io mi offro di cominciare il viaggio. Ci vuole mezzora solo per uscire da Barcellona perchè i signori compagni di viaggio hanno il gps nel cellulare e c'è bisogno di aspettare che tracci il segnale e intanto andiamo verso l'aeroporto che sicuramente da quelle parti c'è un'autostrada. Nessuno mi sta ascoltare quando dico che stiamo andando verso Sud e la cosa non è molto logica. Quando il gps si sveglia ovviamente dobbiamo fare inversione e andare in direzione opposta. Guido dalle otto di sera fino a mezzanotte, con una sosta per la cena. Cedo il volante dalle parti di Nimes.

Lunedì 19 Aprile
Cercare di dormire impacchettati in tre sul sedile posteriore della Yaris è un'impresa. La stanchezza è tanta e riesco ad attestarmi in uno stato di dormiveglia fino alle cinque mentre gli altri due guidatori si danno il cambio sulle strade della Francia. Poi sta di nuovo a me. Siamo nel mezzo al nulla tra Digione e Nancy. Guido con un occhio aperto e l'altro addormentato. A volte con entrambi gli occhi che si stanno chiudendo. Per fortuna a quell'ora in quel posto non c'è un'anima viva e in ogni caso riesco a manternere le ruote sull'autostrada. Dopo un'ora mi arrendo e passo il volante al guidatore successivo. Gli altri due si alternano ancora alla guida fra Francia, Lussemburgo e Belgio ed alla fine dopo tredici ore e più di viaggio arriviamo a destinazione.
Home sweet home. Chi l'avrebbe mai detto. Contento di essere tornato in Belgio e di essere fuggito da Barcellona.

Martedì 20 Aprile
Riaprono gradualmente gli spazi aereri di tutta Europa. Il volo Barcellona-Parigi sul quale avrei dovuto essere decolla regolarmente.
Senza di me.

4 commenti:

  1. Quando si dice... "la forza della natura"! Capace di fermare mezzo mondo!

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  2. Mi pare d'averla già sentita questa storia... :)

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  3. sono come i vecchi
    racconto sempre le stesse tre storie anche alle stesse persone

    almeno con questa vicenda della cenere ne ho una in più

    adesso quattro storie

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  4. vedo che maggio porta sempre una gran fortuna

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