9 gennaio 2011

Treni ed altri treni


In un non troppo freddo pomeriggio di fine dicembre ho fissato di incontrarmi a Bologna con un'amica che è in visita da alcuni parenti in un paesino poco distante. Decido di prendere l'Intercity delle 13.40 che parte dalla stazione di Firenze Rifredi. E' dall'altra parte della città. Il primo passo è la tramvia che, in linea di principio, dovrebbe arrivare alla stazione Santa Maria Novella senza intoppi. Ma il suo procedere è stranamente lento, come se il guidatore fosse inesperto, e ad una fermata il tram rimane bloccato ben più del necessario aprendo e chiudendo le porte ripetutamente, senza apparente motivo. Poi riparte ancora più lentamente. Arrivato, ben più tardi di quanto sperassi, devo prendere un autobus che mi porti a Rifredi. Cerco di fare il biglietto del treno ad una delle macchinette automatiche di Santa Maria Novella, per guadagnare tempo, ma a quanto pare è possibile solo per i treni in partenza da quella stazione e non da altre. Mi accorgo che il tempo inizia a scarseggiare e quindi mi dirigo verso la fermata dell'autobus. Il 28 è lì che aspetta. Chiedo all'autista fra quanto tempo parte. Tre minuti, mi risponde. Penso ancora di farcela. Ma sono evidentemente troppo ottimista. Il conducente prima di partire deve fare marcia indietro perchè c'è un 2 che gli blocca la strada. E con un autobus doppio non è molto agevole nè rapida come manovra. Come se non bastasse, dopo aver chiuso le porte ed esser già partito, sente il bisogno di riaprirle per far salire un ritardatario. E questo lo fa almeno quattro volte. Quando finalmente parte si mette a parlare al telefonino con non so che collega di turni e amenità varie e quindi il viaggio non procede piuttosto a rilento e gli auspici non sono dei migliori. E continua tra semafori rossi e fermate lunghe, fra cui una dove una simpatica signora si mette amabilmente a discorrere col conducente per un quarto d'ora su non so che luogo in cui dovrebbe andare vicino ad un'autofficina in via delle Panche per poi non salire neanche sull'autobus. Alla mia fermata mi butto letteralmente fuori dall'autobus e mi metto a correre in mezzo di strada rischiando di essre investito per cercare di arrivare in tempo e non perdere il treno. L'orologio della stazione senga le 13.38 e io devo ancora fare il biglietto. Butto un occhio, ma non vedo alcuna biglietteria automatica. Vado al binario e il treno non è ancora partito. Vedo un controllore e gli chiedo se mi può fare il biglietto al volo. In Belgio funziona così e senza alcuna sovrattassa. Mi dice che certamente si può fare ma costa cinquanta euro in più. Non mi sembra un buon compromesso. Ormai l'ho perso il treno. Lo vedo partire mentre scendo le scale del sottopassaggio. Ho qualche secondo di smarrimento. Poi mi viene un'idea. Trovo la ben nascosta biglietteria e faccio un biglietto per tornare alla stazione di Santa Maria Novella col primo treno. Sono le 13.44 quando lo prendo. Dopo una manciata di minuti di viaggio scendo al binario e mi metto di nuovo a correre. Il mio vagone è in coda al treno e come se non bastasse è arrivato nel binario più lontano dalla biglietteria. Mi fermo alla prima automatica libera e compro un biglietto per il primo Frecciarossa che parte verso nord. Alle 14 in punto salgo sul treno che pochi istanti dopo parte in direzione Bologna, dove arrivo alla stessa ora a cui era previsto l'arrivo dell'Intercity. Molto rumore per nulla.

5 commenti:

  1. Belgio? Cos'è "Belgio"?

    Madonna. Mi sarebbe preso lo sconforto più nero.

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  2. Belgio è il posto dove hanno inventato le French Fries. O almeno dove millantano di averle inventate.
    Inoltre è un posto che dopo che ci stai da tre anni hai l'animo temprato da situazioni assurde, come questa, che prima che ti prenda lo sconforto più nero ce ne vuole.

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  3. Ma lo sconforto totale è aprire il link e veder scritto:

    Pagina non trovata
    Spiacenti, la pagina che cerchi nel blog steal this blog non esiste.

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  4. perchè c'è uno slash di troppo alla fine del link

    mea culpa

    e per slash intendo la barra pendente come la torre di pisa, non l'occhialuto e capellone chitarrista

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