16 gennaio 2011

And you think you have to want more than you need

L'altro giorno stavo cercando una nuova etichetta per i post di questo blog è mi è venuta in mente questa canzone di Eddie Vedder (nel video con Johnny Depp come special guest per il pubblico femminile del blog)




La canzone fa parte della colonna sonora del film Into the Wild tratto dall'omonimo libro/inchiesta di Krakauer sulla vicenda di Christopher McCandless. Libro che ho letto ben prima di aver visto il film e che mette subito in chiaro le cose, ma per chi non avesse visto il film ed avesse intenzione di vederlo, fra poco nel post dirò come va a finire e quindi continuate a leggere a vostro rischio e pericolo.

Da parte mia ammiro il coraggio della scelta di vita di abbandonare ogni bene materiale e la società e la civilizzazione. D'altra parte non posso che restare perplesso dal mito creatosi intorno ad una persona che alla fine è morta di fame per incoscienza (al limite del Darwin Award). Non so se avesse sottovalutato i pericoli o sopravvalutato le capacità umane, ma certamente non era preparato per vivere into the wild nell'Alaska. Ma non voglio soffermarmi su questo. Il ritornello della canzone dice: Society, hope you're not lonely without me. Quello che trovo difficile da capire è come sia diventato un eroe in un'era materiale come questa, nell'era di Facebook e dei social network. Mi piacerebbe che si sviluppasse una discussione al riguardo nei commenti. La risposta scontata sarebbe che proprio per l'aridità della società moderna la gente ha bisogno di un modello di libertà. Questo spiegherebbe le decine di persone che si sono avventurate nello Stampede Trail sulle sue orme, ma non i tremila e passa risultati da Facebook se si cerca con google Christopher McCandless e più di ottomila se si cerca Alexander Supertramp (il suo alias). Non è come trovare dei ferventi cattolici che venerano Marco Pannella? O dei giudici comunisti che votano Berlusconi?
I pensieri sono molti e confusi. Come al solito.

    9 commenti:

    1. Premetto che non ho letto il libro: conosco mccandless dal film di sean penn (in un primo tempo mi era piaciuto, dopo una seconda visione decisamente meno, ma per motivi che trascendono la sua storia) e da poco altro che ho letto qua e là.
      Probabilmente giudico conoscendo troppo poco la sua storia, ma a me la sua fuga è sembrata più un vezzo stizzito che una presa di coscienza dell'insalubrità e della corruzione della società. Un conto è il conformismo, la società "malata", ma una vita senza contatti umani, per l'uomo, è altrettanto povera, e di questo mi pare si renda conto alla fine.
      Sul perchè sia diventato una sorta di mito sono orientato a pensare che sia una sorta di che guevara, un mito "comodo", preconfezionato, da venerare perchè "fa figo il fatto che è morto in un bus in alaska", è il classico eroe tragico. Io credo che molti di quelli che ne sono affascinati non siano a conoscenza delle sue motivazioni oppure non si pongono il problema di analizzarle.
      Potrei benissimo sbagliarmi.

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    2. scusa ma passavo di qui e il post mi è piaciuto...senza leggermi il libro, però mi sono visto il film e mi è piaciuto anche.
      Insomma il fatto del vagabondaggio, del lasciare la società per scoprire il selvaggio è una cosa che è stata sempre insita nella cultura americana, e un po' rappresenta quella parte che, almeno una volta nella vita, ha parlato ad ognuno di noi, cioè quella del "mando tutto affanculo e me ne vado". E da qui si spiega il mito, perché da che mondo e mondo, con o senza social network, abbiamo sempre avuto una sorta di ammirazione per chi lascia baracca e burattini...mettici anche il film riuscitissimo e le colonne sonore di Vedder, e il gioco è fatto, si sogna parecchio meglio.

      Comunque Thoreau in "Walden" aveva fatto la stessa cosa, non perdendo contatto con l'umanità, andando into the wild e standoci con cervello...o quantomeno con un'idea precisa in mente...

      sorry per l'intrusione e per essere stato così lungo

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    3. @leopold
      sono d'accordo che la sua fuga non vada analizzata in termini di critica sociale
      però non la definirei neanche un vezzo

      sono d'accordo anche sul "mito comodo", ma il mio dubbio è per l'appunto come lo sia diventato
      d'altra parte non mi sembra proprio da eroe tragico morire di fame in un bus in alaska

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    4. @dirty
      la porta era aperta e ovviamente sei il benvenuto

      il discorso del selvaggio nella cultura americana mi ha fatto venire in mente questa scena
      http://www.youtube.com/watch?v=h7OyyHgwbd4

      però permettimi di dissentire sul "mando tutto affanculo e me ne vado"
      la frase è in genere seguita da "e apro un bar alle maldive/ai caraibi/in brasile" e altre amenità del genere
      mccandless ha donato i suoi soldi in beneficienza, ha mollato una vita possibilmente non particolarmente piena di difficoltà per darsi ad una forma di ascetismo
      quello che volevo dire è che l'ascetismo non mi sembra vada particolarmente di moda di questi tempi

      non ricordo se viene detto nel film (sicuramente almeno nel libro)
      mccandless era un ammiratore di thoreau

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    5. A me invece sembra proprio una fine tragica nel senso "greco" del termine, dove la tragicità si traduce con la presenza di due "forze" contrastanti, inconciliabili, uguali e contrarie, che premono contemporaneamente e non lasciano vie di fuga. Da una parte c'è la vita "sociale", dall'altra quella ascetica. Da una parte l'uomo è un animale sociale, dall'altro è presente in lui anche una tensione alla fuga dai comportamenti sociali. La tragicità in questo caso sta appunto nell'impossibilità di condurre sia una vita all'insegna del conformismo, del consumismo sfrenato, sia una vita ascetica, mistica.
      Insomma io credo che la storia sia diventata un mito anche e soprattutto per la fine che ha fatto il povero mccandless: se avesse preparato non dico nei dettagli, ma meno avventatamente la sua fuga (l'alaska non è che sia proprio il posto più adatto all'insediamento stabile per un essere umano, men che meno vivendo in un bus con un fucile) e non fosse morto, se fosse riuscito nel suo tentativo di esistenza mistica trovando la pace interiore, adesso non saremmo a conoscenza della sua storia o, se lo fossimo, desterebbe meno interesse.
      Non sono sicuro di cosa ho scritto ma rileggerlo causerebbe in me ulteriore insicurezza, quindi premo il tasto enter.

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    6. La gente per pigrizia idolatra ciò che non può/non ha voglia/non ha il coraggio di diventare o di fare.
      Chiunque credo darebbe via un braccio per fare un esperienza come il giovanotto di Into the Wilde, ma chi lo fa veramente alla fine?
      Vai a vedere Vallanzasca e poi fai un'indagine, proprio su facebook magari, su come la pensano le generazioni di oggi sul personaggio. I risultati ti ammutoliranno.

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    7. davvero credi che chiunque darebbe un braccio per andare a morire di fame in Alaska?
      e anche se non fosse morto, a me sembra che la gente, al giorno d'oggi, abbia una gran paura della solitudine tanto da fare di tutto pur di crearsi false amicizie
      non ce la vedo tutta questa gente a passare mesi in solitudine in mezzo al nulla

      più che andare a vedere Vallanzasca, andrei volentieri a vedere i Vallanzaska

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    8. Bè, io parlo per me che sono una persona a cui piace da matti viaggiare e quindi personalmente l'idea non tanto di morire di fame in Alaska quanto di visitare certi luoghi sperduti e incontaminati mi elettrizza parecchio.......in ogni caso c'è molta gente al mondo stupida o anzi ignorante per cui se fanno un film con tanto di colonne sonore di Eddie Vedder (amo!!) fotografia allucinante dialoghi ricchi di frasi ad effetto che celano lezioni di vita ad ogni battuta e scene strappalacrime (finale in primis) su uno che è morto in Alaska perchè voleva fare l'eroe andando contro la società bla bla bla diventa di conseguenza un mito da idolatrare, o meglio "un figo".

      Inoltre, sì hai ragione quando dici che quella attuale è una generazione che ha paura persino della sua ombra e come se non bastasse è cresciuta con "la bacchetta magica" cioè con tutte le comodità che può offre il mondo di oggi, ma appunto per questa ragione molti sono portati a imitare, condividere, sostenere, accettare comportamenti/stili di vita/azioni di incoscienti/personaggi fuori dagli schemi che rappresentano proprio ciò che questa generazione non sarà mai.

      Ah, comunque quoto l'opinione di Dirtyshirt a proposito dell'ideologia americana.
      (scusa l'italiano, ho scritto un pò di getto)

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    9. anche a me piace viaggiare, ma qui stiamo parlando di qualcosa di diverso
      un discorso è visitare e tutt'altro è viverci per dei mesi, isolato dal resto del mondo (e lo dico da persona tendenzialmente asociale)

      di gente che ha imitato le sue scelte non penso ce ne sia molta per fortuna
      qualche decina (o forse centinaia) è andata sullo stampede trail (ma non per viverci)
      decine o centinaia di migliaia si sono iscritti a un gruppo facebook e non hanno imparato nulla dalla sua storia

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