Prevedo che questo post sarà decisamente impopolare.
Francamente a me sembra decisamente ridicola questa indignazione, questa alzata di scudi contro le dichiarazioni del vice-ministro. Ovviamente al netto delle parole utilizzate che andrebbero prese come quello che sono, o almeno a me sembrano: una provocazione.
Chiaramente non c'è una formula matematica per dire entro quanto tempo uno si dovrebbe laureare e soprattutto ci sono delle eccezioni (uno può aver iniziato tardi l'università, oppure dover lavorare per mantenersi agli studi ed essere costretto a studiare nei ritagli di tempo). Ma il concetto mi sembra semplice, elementare e soprattutto sacrosanto. Se a ventotto anni non hai ancora finito l'università, vuol dire che invece che cinque ce ne stai mettendo almeno nove di anni, e se non rientri in una delle eccezioni stai semplicemente buttando via tempo. La cosa peggiore è che ho l'impressione che gli stessi che s'indignano per il vice-ministro sono anche quelli che lamentano il fatto che in Italia non ci sia meritocrazia o che non sia un paese per giovani.
Chi a ventotto anni si deve ancora laureare non è sfigato, ma nella maggior parte dei casi semplicemente non ha voglia di studiare oppure non ha le capacità per farlo. Forse sfugge che laurearsi è un diritto, non un dovere. Ci sono moltitudini di lavori dignitosi, che non richiedono nessuna laurea.
Mah, onestamente pure a me è sembrata più che altro una scelta infelice di termini. Non credo che intendesse studenti lavoratori o quelli che hanno iniziato a studiare tardi, quindi concettualmente non è che sia una dichiarazione così assurda. E' che un 'favorito' come lui e con un ruolo di rappresentanza dovrebbe anche avere l'obbligo di scegliere meglio i termini. Se si fosse espresso in modo più educato e gentile, dubito si sarebbe acceso tutto sto casino. Anche se, ovviamente, c'è sempre chi ha voglia di lamentarsi...
RispondiEliminasecondo me è anche colpa del fatto che gli italiani sono abituati a politici che li accondiscendono, anche nei loro lati peggiori
Eliminaconcordo perfettamente con voi!
RispondiEliminapensavo suscitasse pareri più discordanti questo post
RispondiEliminaSi può provocare anche utilizzando un linguaggio proprio di un viceministro e non di un concorrente del Grande Fratello. Ma questo forse è un discorso più ampio che si può applicare a tutti i versanti della vita pubblica italiana. Per il resto, dici bene. L'università dovrebbe tornare ad essere un luogo di formazione culturale serio e non un posto dove trovarsi per cazzeggiare e dare esami a ripetizione aspettando la promozione per sfinimento del professore. La frequenza, ad esempio, dovrebbe essere a mio avviso obbligatoria.
RispondiEliminasecondo me dev'essere responsabilità dello studente decidere o meno di studiare, non dell'università convincere lo studente a studiare...quindi sono contrario alla frequenza obbligatoria...
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