Buone Feste!
23 dicembre 2010
21 dicembre 2010
La prima repubblica non si scorda mai
Sono giunto alla conclusione che ho nostalgia della Prima Repubblica. Malgrado il fatto che sia finita prima che raggiungessi l'età per capire la politica e per votare. Erano ladri? Sicuramente. Erano mafiosi? Altrettanto. Ma, mi chiedo, adesso è migliore la situazione sotto questi punti di vista? Sono meno ladri o meno mafiosi? Questa è l'Italia repubblicana. Dalla sua nascita ad oggi. Evidentemente è quello che gli italiani si meritano. Nei secoli dei secoli. Ma almeno un tempo i partiti rappresentavano non dico degli ideali, ma almeno delle ideologie. La Democrazia Cristiana. Il Partito Socialista. Il Partito Comunista. Il Partito Liberale. Il Partito Repubblicano. Il Movimento Sociale. Adessio siamo in un sitema feudale. Non esistono più i partiti, ma i feudi. C'è l'Impero della Libertà, con l'imperatore che ha creato a sua immagine e somiglianza il sistema della Seconda Repubblica. Ed emanazione dell'impero e di questo sistema sono: il Ducato di Pietro, il Comune di Vendola, i Principati di Fini, Casini e Rutelli. Tutti, chi più chi meno, hanno ragione d'esistere solo nel loro feudatario, senza il quale si scioglierebbero come neve al sole. Ed ecco spiegati tutti questi transfughi. Non sono legati al feudo per ideologia, ma solo per riconoscenza al feudatario. E si sa che c'è sempre qualcuno verso cui conviene di più essere riconoscenti, qualcuno di più magnanimo del tuo attuale feudatario. Di partiti che si basano su una determinata ideologia c'è rimasto il Partito Radicale. E la Lega Nord, se si può chiamare ideologia quella su cui si basa. Poi c'è il Partito Democratico, che in effetti è un partito a tutti gli effetti, ma si basa sul nulla.
19 dicembre 2010
18 dicembre 2010
17 dicembre 2010
Il volto della libertà
Il poeta della libertà |
Bondi, Sandro
Ex militante della Federazione Giovanile Comunista, ex militante e sindaco del PCI.
Ex segretario personale di Silvio Berlusconi.
Professione: politico.
Ex segretario personale di Silvio Berlusconi.
Professione: politico.
Coordinatore Nazionale del PdL.
Il banchiere della libertà |
Verdini, Denis
Ex militante del PRI, è nato nello stesso paese, Fivazzano, del suddetto Bondi, Sandro.
Invischiato nell'inchiesta P3 e sottoposto a giudizio di conflitto d'interesse per 60 miliardi da parte della Banca d'Italia per quanto riguarda la sua amministrazione del Credito Cooperativo Fiorentino.
Professione: commercialista.
Coordinatore Nazionale del PdL.
La Russa, Ignazio
Ex MSI ed ex Alleanza Nazionale, deputato dal 1992.
Accusato di fare della politica-spettacolo.
Professione: avvocato.
Coordinatore Nazionale del PdL.
Lupi, Maurizio
Appartenente a Comunione e Liberazione dal 1990.
Padrino di battesimo di Magdi Cristiano Allam.
Professione: politico.
Responsabile dell'organizzazione del PdL.
Capezzone, Daniele
Ex membro del partito radicale da cui esce nel novembre 2007.
Entra in Forza Italia nel febbraio 2008.
Mangiapreti e antiberlusconiano fino ad avvenuta folgorazione sulla via di Arcore.
Prima della folgorazione.
Professione: politico.
Portavoce del PdL.
Gasparri, Maurizio
Non è necessario aggiungere altro oltre la foto.
Professione: giornalista.
Capogruppo al Senato del PdL.
Cicchitto, Fabrizio
Ex socialista, vicino alle posizioni del compromesso storico.
Iscritto alla loggia massonica deviata Propaganda2 con la tessera n°2232.
Fondatore del Partito Socialista Riformista, in seguito al discioglimento del PSI.
Entra in Forza Italia nel 1999.
Professione: politico.
Capogruppo alla Camera del PdL.
Ex militante del PRI, è nato nello stesso paese, Fivazzano, del suddetto Bondi, Sandro.
Invischiato nell'inchiesta P3 e sottoposto a giudizio di conflitto d'interesse per 60 miliardi da parte della Banca d'Italia per quanto riguarda la sua amministrazione del Credito Cooperativo Fiorentino.
Professione: commercialista.
Coordinatore Nazionale del PdL.
Lo showman della libertà |
Ex MSI ed ex Alleanza Nazionale, deputato dal 1992.
Accusato di fare della politica-spettacolo.
Professione: avvocato.
Coordinatore Nazionale del PdL.
L'ecclesiastico della libertà |
Appartenente a Comunione e Liberazione dal 1990.
Padrino di battesimo di Magdi Cristiano Allam.
Professione: politico.
Responsabile dell'organizzazione del PdL.
Il bimbominkia della libertà |
Ex membro del partito radicale da cui esce nel novembre 2007.
Entra in Forza Italia nel febbraio 2008.
Mangiapreti e antiberlusconiano fino ad avvenuta folgorazione sulla via di Arcore.
Prima della folgorazione.
Professione: politico.
Portavoce del PdL.
La fissità nello sguardo tipica della libertà |
Non è necessario aggiungere altro oltre la foto.
Professione: giornalista.
Capogruppo al Senato del PdL.
Il piduista della libertà |
Ex socialista, vicino alle posizioni del compromesso storico.
Iscritto alla loggia massonica deviata Propaganda2 con la tessera n°2232.
Fondatore del Partito Socialista Riformista, in seguito al discioglimento del PSI.
Entra in Forza Italia nel 1999.
Professione: politico.
Capogruppo alla Camera del PdL.
Il padrone della libertà |
14 dicembre 2010
Prendi l'arte e mettila da parte
E quando scrivo "da parte" intendo nella spazzatura. Questo è quello che è successo ad un'opera di arte contemporanea di Isabella Facco intitolata Legg-io.
L'installazione prendeva parte ad un'iniziativa che puntava ad esporre le opere a giro per la città di Padova. I netturbini l'hanno scambiata per immondizia da portare in discarica.
Premetto che non sono un fan dell'arte contemporanea, in particolar modo delle installazioni. Spesso non le capisco e non capisco cosa ci sia d'artistico. Però sono abbastanza sicuro che l'arte dovrebbe essere qualcosa di universalmente riconoscibile. Quindi propongo un nuovo sistema innovativo per categorizzare cosa sia o meno arte.
E' arte tutto ciò che viene riconosciuto come tale dai netturbini o dagli imbianchini.
12 dicembre 2010
8 dicembre 2010
Animali al Grande Fratello
Associazione animalista: "Crudeltà sugli animali. Stop al Grande fratello"
Qualcuno li avverta che, per quanto possa sembrare strano, i concorrenti sono degli esseri umani.
7 dicembre 2010
Ascensore verde
Premetto che l'ascensore verde non ha niente a che vedere con il sottomarino giallo.
Questo post riguarda un rivoluzionario tipo di ascensore ad impatto zero che ho concepito in seguito a lunghi studi di energetica e meccanica classica. Abbatte drasticamente il consumo di elettricità indipendentemente dal numero di piani da salire o da scendere. Il nome, ancora provvisorio, che ho deciso di dargli è: scale.
6 dicembre 2010
Ancora sui treni ovvero il vagone fantasma
I treni sono strani. Se da un lato sono troppo lenti per essere un mezzo veloce di spostamento e troppo veloci per permetterti di assaporare veramente il paesaggio, dall'altro ti riservano spesso eventi improbabili che utilizzando altri mezzi di trasporto, per esempio l'aereo, non potrebbero mai capitare.
Dieci giorni fa ho preso un Intercity per andare da Bologna a Firenze. Il treno, poi, proseguiva per Roma e Napoli. Sul mio biglietto è segnato un posto nell'ottavo vagone, l'ultimo. Anzi il primo, considerando il senso di marcia del treno. Salgo sul settimo e mi faccio avanti con difficoltà, facendo slalom tra persone e valigie. Alla fine riesco ad arrivare a quello che penso sia il mio vagone. Mi metto a cercare il mio posto, il centoquattordici. Il problema è che i numeri iniziano dal cento e vanno a scendere. Sono spaesato e senza occhiali, vago per il corridoio guardando e riguardando i numeri dei posti. Alla fine, sconsolato, mi siedo nel primo posto libero. Quando vedo il controllore gli faccio presente la situazione. Dice che in effetti il posto centoquattordici non esiste, che questo è un vagone nuovo e i numeri sono diversi, ma non è che ce ne sono di meno e che comunque il posto a caso l'ho scelto bene e posso restarci. Non è che il discorso mi torni perfettamente, ma mi accontento di non dover traslocare.
Nel frattempo una ragazza un po' scombussolata, come se fosse salita sul treno di corsa, prende il posto davanti a me. L'aiuto a mettere la valigia nel vano sopra le nostre teste, mentre lei fa vedere il biglietto al controllore che è costretto a darle una brutta notizia. E' salita sul treno sbagliato. La destinazione è giusta, Napoli. Ma il treno è sbagliato. Ha una prenotazione per il Frecciarossa ed è salita sull'Intercity. Invece che alle nove di sera arriverà a destinazione a mezzanotte.
Per finire arriva un ragazzo in cerca del suo posto che non si è accorto di essere nell'ottavo vagone mentre il suo è nel terzo, dall'altra parte del treno, che quando arriverà a sedersi sarà già quasi tempo di scendere.
Tutto questo nei primi dieci minuti, poi il resto del tragitto è stato tranquillo. Ma al momento di scendere ero dispiaciuto. E' stato un po' come se fossi uscito dal cinema prima che il film finisse.
Nel frattempo una ragazza un po' scombussolata, come se fosse salita sul treno di corsa, prende il posto davanti a me. L'aiuto a mettere la valigia nel vano sopra le nostre teste, mentre lei fa vedere il biglietto al controllore che è costretto a darle una brutta notizia. E' salita sul treno sbagliato. La destinazione è giusta, Napoli. Ma il treno è sbagliato. Ha una prenotazione per il Frecciarossa ed è salita sull'Intercity. Invece che alle nove di sera arriverà a destinazione a mezzanotte.
Per finire arriva un ragazzo in cerca del suo posto che non si è accorto di essere nell'ottavo vagone mentre il suo è nel terzo, dall'altra parte del treno, che quando arriverà a sedersi sarà già quasi tempo di scendere.
Tutto questo nei primi dieci minuti, poi il resto del tragitto è stato tranquillo. Ma al momento di scendere ero dispiaciuto. E' stato un po' come se fossi uscito dal cinema prima che il film finisse.
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stealthisnick
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8:00 PM
4 dicembre 2010
2 dicembre 2010
Once upon a time in Belgium
Inverno 2007-2008
No, non sono stelle filanti. |
I tre alberi che sorgono intorno all'antenna parabolica in disuso. E, no, non è neve. |
Il lago |
1 dicembre 2010
Ma il treno dei desideri nei miei pensieri all'incontrario va
Dicembre 2008. Pochi giorni prima di Natale. La sera sta calando su un treno locale che, dopo una sequenza di piccole stazioni di campagna di cui ormai ho imparato i nomi come se facessero parte di uno scioglilingua, conclude la sua corsa a Charleroi, dove vado a prendere un aereo che mi deve riportare a casa per le feste. Leggo un libro ed osservo la fauna di studenti erasmus che affolla il treno. Tutti diretti allo stesso aeroporto. Ognuno con un diverso volo Ryanair e con una diversa destinazione sul biglietto. Tutto normale.
Tutto normale fino a quando il treno si ferma alla stazione di Fleurus. L'unica in tutto il tragitto che è qualcosa di più di due banchine e qualche cartello con il nome della stazione. Due persone cercano di scendere dall'uscita davanti a me, ma la porta sembra bloccata e non si apre. Allora si precipitano verso un'altra uscita. Io li seguo con la coda dell'occhio per vedere se riescono ad arrivarci prima che il treno riparta.
Ce la fanno in tranquillità semplicemente perchè il treno non riparte. In compenso non possono scendere perchè tutte le porte sono bloccate. Dal Belgio, come avevo già iniziato ad imparare, puoi aspettarti sempre di tutto. In genere il peggio. Tant'è che dopo poco vedo il macchinista attraversare tutto il treno, scedere dopo aver aperto una delle porte e poi allontanarsi sul marciapiede. La perplessità inizia a diffondersi tra i passeggeri iniseme all'impazienza. Il treno è bloccato in mezzo al nulla belga e il tempo passa. Molti rischiano di perdere l'aereo. Io sono abbastanza tranquillo perchè questa volta sono partito in anticipo ed ho ancora tempo per arrivare all'aeroporto.
Il tempo continua a passare e finalmente il macchinista ritorna. Qualcuno lo blocca e si fa spiegare la situazione. La spiegazione è tanto semplice quanto paradossale. Il controllore ha perso il treno. O meglio, il controllore, dopo esser sceso alla stazione precedente per dare il via al treno, non è riuscito a risalire ed il treno è partito senza di lui senza accorgersene. Inoltre il controllore ha lasciato il cellulare sul treno e la stazione precedente è una stazione fantasma di un paesino minuscolo, quindi non c'è alcuna possibilità di comunicare con il controllore. E senza di lui il treno non si può muovere. Questo dicono i regolamenti.
Un sentimento fra la rabbia e l'incredulità monta nel treno. Le lancette dell'orologio continuano a girare ed il rischio di perdere l'aereo inizia ad interessare anche me. Ma i colpi di scena non sono finiti. Il macchinista dice che c'è una sola possibile soluzione. Bisogna fare marcia indietro ed andare a prendere col treno il controllore disperso alla stazione precedente. E non è una battuta. Lo dice seriamente. Tanto seriamente che decide di mettere in pratica questa sua idea che a me sembra malsana. Ma il treno si muove di pochi metri in direzione opposta a dove dovrebbe essere diretto ed è di nuovo fermo. Cosa succede stavolta? Semplice. Non c'è più bisogno di andare a prendere il controllore perchè ha trovato un passaggio. Un treno merci che transitava sulla stessa linea lo sta portando alla nostra stazione. Autostop in treno (trenostop?) evita la marcia indietro. Se non è una storia assurda questa, quale altra?
Alla fine tutto è bene quel che finisce bene. Il treno riparte verso Charleroi e io riesco ad arrivare in tempo all'aeroporto. Non sono sicuro che tutti gli altri passeggeri siano stati fortunati come me, ma io ne sono uscito indenne e con una storia in più da raccontare.
Tutto normale fino a quando il treno si ferma alla stazione di Fleurus. L'unica in tutto il tragitto che è qualcosa di più di due banchine e qualche cartello con il nome della stazione. Due persone cercano di scendere dall'uscita davanti a me, ma la porta sembra bloccata e non si apre. Allora si precipitano verso un'altra uscita. Io li seguo con la coda dell'occhio per vedere se riescono ad arrivarci prima che il treno riparta.
Ce la fanno in tranquillità semplicemente perchè il treno non riparte. In compenso non possono scendere perchè tutte le porte sono bloccate. Dal Belgio, come avevo già iniziato ad imparare, puoi aspettarti sempre di tutto. In genere il peggio. Tant'è che dopo poco vedo il macchinista attraversare tutto il treno, scedere dopo aver aperto una delle porte e poi allontanarsi sul marciapiede. La perplessità inizia a diffondersi tra i passeggeri iniseme all'impazienza. Il treno è bloccato in mezzo al nulla belga e il tempo passa. Molti rischiano di perdere l'aereo. Io sono abbastanza tranquillo perchè questa volta sono partito in anticipo ed ho ancora tempo per arrivare all'aeroporto.
Il tempo continua a passare e finalmente il macchinista ritorna. Qualcuno lo blocca e si fa spiegare la situazione. La spiegazione è tanto semplice quanto paradossale. Il controllore ha perso il treno. O meglio, il controllore, dopo esser sceso alla stazione precedente per dare il via al treno, non è riuscito a risalire ed il treno è partito senza di lui senza accorgersene. Inoltre il controllore ha lasciato il cellulare sul treno e la stazione precedente è una stazione fantasma di un paesino minuscolo, quindi non c'è alcuna possibilità di comunicare con il controllore. E senza di lui il treno non si può muovere. Questo dicono i regolamenti.
Un sentimento fra la rabbia e l'incredulità monta nel treno. Le lancette dell'orologio continuano a girare ed il rischio di perdere l'aereo inizia ad interessare anche me. Ma i colpi di scena non sono finiti. Il macchinista dice che c'è una sola possibile soluzione. Bisogna fare marcia indietro ed andare a prendere col treno il controllore disperso alla stazione precedente. E non è una battuta. Lo dice seriamente. Tanto seriamente che decide di mettere in pratica questa sua idea che a me sembra malsana. Ma il treno si muove di pochi metri in direzione opposta a dove dovrebbe essere diretto ed è di nuovo fermo. Cosa succede stavolta? Semplice. Non c'è più bisogno di andare a prendere il controllore perchè ha trovato un passaggio. Un treno merci che transitava sulla stessa linea lo sta portando alla nostra stazione. Autostop in treno (trenostop?) evita la marcia indietro. Se non è una storia assurda questa, quale altra?
Alla fine tutto è bene quel che finisce bene. Il treno riparte verso Charleroi e io riesco ad arrivare in tempo all'aeroporto. Non sono sicuro che tutti gli altri passeggeri siano stati fortunati come me, ma io ne sono uscito indenne e con una storia in più da raccontare.
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stealthisnick
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8:00 PM
30 novembre 2010
L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello
Il titolo del post è il titolo di un libro di Oliver Sacks che non ho letto. Ma un dubbio mi attanaglia tutte le volte che lo vedo in libreria. Scambiò in che senso? Diede via la moglie in cambio di un cappello oppure pensò che la moglie fosse un cappello?
29 novembre 2010
Disegno tecnico
Dio non è nient'altro che la proiezione geometrica di un uomo, fatta dalla mente di altri uomini, su un piano infinitamente lontano.
28 novembre 2010
Leonia
La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall'involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora inonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall'ultimo modello d'apparecchio.
Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia d'ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d'imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l'opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l'espelleree, l'allontanare da sé, il mondarsi d'una ricorrente impurità- Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell'esistenza di ieri è circondato d'un aspetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata la roba nessuno vuole più averci da pensare.
Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della città, certo; ma ogni anno la città s'espanda, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l'imponenza del gettito aumenta e le cataste s'innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto. Aggiungi che più l'arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, più la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazioni e combustioni. E' una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne.
Il risultato è questo: che più Leonia espello roba più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d'ieri che s'ammucchiano sulle spazzature dell'altroieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri.
Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell'estremo crinale, immondezzai di altre città, che anch'esse respingono lontano da sé montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell'una e dell'altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano.
Più ne cresce l'altezza, più incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari di anni trascorsi, fiori secchi sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle città limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Già dalle città vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendendosi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare nuovi immondezai.
da Le città Invisibili di Italo Calvino
Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia d'ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d'imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l'opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l'espelleree, l'allontanare da sé, il mondarsi d'una ricorrente impurità- Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell'esistenza di ieri è circondato d'un aspetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata la roba nessuno vuole più averci da pensare.
Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della città, certo; ma ogni anno la città s'espanda, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l'imponenza del gettito aumenta e le cataste s'innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto. Aggiungi che più l'arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, più la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazioni e combustioni. E' una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne.
Il risultato è questo: che più Leonia espello roba più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d'ieri che s'ammucchiano sulle spazzature dell'altroieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri.
Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell'estremo crinale, immondezzai di altre città, che anch'esse respingono lontano da sé montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell'una e dell'altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano.
Più ne cresce l'altezza, più incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari di anni trascorsi, fiori secchi sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle città limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Già dalle città vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendendosi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare nuovi immondezai.
da Le città Invisibili di Italo Calvino
19 novembre 2010
15 novembre 2010
Innovazioni calcistiche
Stamattina, navigando nel tempestoso mare dei siti sportivi mi sono imbattuto in questa pubblicità.
Il primo dei tre ha attirato la mia attenzione. Tralasciando il fatto del calciomercato attraverso gli annunci di Google, il contenuto mi ha lasciato un po' perplesso. Da una parte è evidente che i giocatori debbano essere resistenti, che le partite sono lunghe ed è sempre meglio correre più del tuo avversario a fine partita che correre meno. Alcuni dubbi sull'efficacia dei giocatori richiudibili mi rimane. E' vero che risparmi sullo spazio e invece del pullman, una volta ripiegati, fra titolari e riserve ti entrano nel bagagliaio della macchina, ma d'altro canto non vorrei che a forza di chiuderli ed aprirli si sciupassero che già quelli ingombranti tradizionali son sempre rotti. Quello che mi lascia interdetto è il fatto che siano ignifughi. Cosa fanno? Li ricoprono di amianto? Non è che ne perdono in agilità? E poi quando ti torna utile l'essere ignifugo in una partita di calcio? Se gli avversari si presentano con il lanciafiamme? Magari se crei una squadra con sede sociale e campo nel cratere dell'Etna. In quel caso quando giochi in casa gli avversari li annienti. Grande idea.
10 novembre 2010
Il nemico contro Gene Wilder
Sembra proprio che il nemico abbia preso di mira, nel corso degli anni, l'attore Gene Wilder. Tirando fuori il peggio del suo repertorio di interpretazioni assurde di titoli originali. Vediamone alcuni esempi:
- The Producers (1968) ovvero I Produttori che in Italia è diventato Per favore, non toccate le vecchiette (che titolo è? che sembra un documentario di denuncia nei confronti della gerontofilia)
- Blazing Saddles (1974) ovvero Selle Infuocate che in Italia è diventato Mezzogiorno e mezzo di fuoco (e qui ha voluto fare il gioco di parole su Mezzogiorno di fuoco visto che il film è una parodia di un western)
- Silver Streak (1976) che è un po' intraducibile perchè è il nome di un treno su cui viaggiano i protagonisti del film che in Italia è diventato Wagon lits (perchè poi non vagoni letto a questo punto) con omicidi
- The Frisco Kid (1979) ovvero Il ragazzo di Frisco (che poi sarebbe un nome colloquiale di San Francisco) che in Italia è diventato Scusi, dov'è il West? (bello, no davvero, immagino si sia sforzato per escogitare un titolo del genere)
- See No Evil, Hear No Evil (1989) che è evidentemente un riferimento al proverbio delle tre scimmiette "see no evil, hear no evil, speak no evil" (per chi non lo sapesse il film è la storia di un cieco e di un sordo testimoni involontari di un omicidio) ovvero Non vedere il male, non ascoltare il male che in Italia è diventato Non guardarmi: non ti sento
- Another you (1991) ovvero Un altro te che in Italia è diventato Non dirmelo, non ci credo (e qui viene fuori la meschinità dell'omino che traduce i titoli dei film in italiano che vista la stessa coppia di protagonisti del film precedente, Wilder e Pryor, ha deciso di cavalcare l'onda del successo invece che nuotare nel mare della correttezza)
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8:00 PM
7 novembre 2010
Foglie
La luce del mattino* esaltava tutte le sfumature di arancione dei tre alberi che sorgevano intorno all'antenna parabolica in disuso. Fu l'autunnale tappeto di foglie ai loro piedi che mi fece saltare alla mente il dubbio per la prima volta. Chissà quanta gente ci vuole per raccogliere tutte le foglie del mondo. E quanto impegno per ridipingerle tutte di verde in tempo per la primavera. E che maestria nel riattaccarle tutte senza che nessuno se ne accorga.
* finzione letterara
* finzione letterara
6 novembre 2010
New Zeland
Nel caso mi capiti la possibilità non mi dispiacerebbe andarci a lavorare per un annetto sfruttando l'occasione per visitarla in lungo e in largo.
2 novembre 2010
Dadi
Dio non gioca a dadi con l'universo. (A. Einstein)
Piantala di dire a dio che cosa fare con i suoi dadi. (N. Bohr)
Einstein sbaglia quando dice che dio non gioca a dadi. La considerazione dei buchi neri suggerisce non solo che dio gioca a dadi, ma che a volte ci confonda gettandoli dove non li si può vedere. (S. Hawking)
Dio non è fortunato in amore. (stealthisnick)
1 novembre 2010
Ruby Monday
She would never say where she came from
Yesterday don't matter if it's gone
While the sun is bright or in the darkkest night
No one knows, she comes and goes
Goodbye, Ruby Monday
Who could hang a name on you
When you change with ev'ry new day
Still I'm gonna miss you
Don't question why she needs to be so free
She'll tell you it's the only way to be
She just can't be chained to a life where nothing's gained
And nothing's lost, at such a cost
A dir poco profetici gli Stones. Comunque ci assomiglia davvero a Mubarak.
Visto che non c'è speranza che in un posto come l'Italia mentire alla questura per aiutare una escort minorenne tirando in ballo un capo di stato estero sia visto come una cosa sbagliata e che quando una cosa del genere sia fatta dal primo ministro sia uno scandalo, dite che c'è almeno la possibilità che passi il fatto che il suddetto primo ministro abbia un pessimo gusto in fatto di donne?
26 ottobre 2010
Essere gay è come non pagare le tasse
In effetti devo dargli ragione. In entrambi i casi lo metti nel culo al prossimo. Però c'è una differenza sostanziale. Nel caso delle tasse il prossimo non è consenziente.
(In realtà la cosa più grave nel virgolettato di Buttiglione è un'altra. Vince chi la nota.)
(In realtà la cosa più grave nel virgolettato di Buttiglione è un'altra. Vince chi la nota.)
19 ottobre 2010
America
Troppa libertà. Bisogna che glielo dica al dottore.
Non ho mai visto qualcosa che sgretola l'individuo come quella libertà lì. Nemmeno una malattia ti mangia così bene dal di dentro.
Te la mettono lì, la libertà è alla portata di tutti, come la chitarra. Ognuno suona come vuole e tutti suonano come vuole la libertà.
18 ottobre 2010
Nato a Tolosa
Dall'accento non si direbbe, che i francesi quando parlano inglese li sgami in due secondi netti. Eppure sembra convinto.
E mi sa che con questo siamo proprio alla frutta. Che brutta fine ha fatto questo blog.
E mi sa che con questo siamo proprio alla frutta. Che brutta fine ha fatto questo blog.
16 ottobre 2010
11 ottobre 2010
Clarisse McClellan
- E sapete cosa ho scoperto?
- Che cosa?
- Che la gente non dice nulla.
- Oh, parlerà pure di qualche cosa, la gente!
- No, vi assicuro. Parla di una gran quantità di automobili, parla di vestiti e di piscine e dice che sono una meraviglia! Ma non fanno tutti che dire le stesse cose e nessuno dice qualcosa di diverso dagli altri.
10 ottobre 2010
Buio
La quarta guerra mondiale è finita ormai da un paio di anni. Dopo la fredda e asettica terza guerra mondiale, combattuta a distanza, in un braccio di ferro tecnologico ed economico tra le più grandi potenze mondiali, la quarta è stata un ritorno ai vecchi standard. Una guerra di trincea combattuta tra poveri, con milioni e milioni di morti. La prima guerra dopo la fine del petrolio. Combattuta lontano dalla nostra vecchia Europa, è stata il colpo di grazia per un mondo già sull'orlo del declino. Un disperato e folle canto del cigno delle nazioni che basavano la loro ricchezza sull'oro nero. Un enorme spreco di vite umane e di risorse, che già scarseggiavano prima dell'inizio della guerra.
Il nucleare e le energie alternative si sono rivelati da subito insufficienti per contrastare la fine del petrolio. La corsa verso il progresso si è arrestata contro un muro e l'uomo sembra destinato ad un precipizio che lo porta verso un nuovo medioevo. L'elettricità, da bene alla portata di tutti, è diventata un enorme lusso. Enormi cimiteri di ruggine ed elettrodomestici circondano le periferie di ogni città. La ricchezza si misura in candele e cerini. Le pile sono molto rare e molto preziose.
Noi due siamo fortunati perchè ne abbiamo una scorta. Lo siamo ancora di più perchè possediamo un vecchio mangianastri a pile che apparteneva a tuo nonno e che, malgrado sia stato decine di anni a prendere la polvere (il mangianastri non il nonno), funziona ancora. E allora, quando cala il sole e la disperazione attanaglia tutte le città che un tempo erano considerate industrializzate, noi mettiamo in questo apparecchio del secolo scorso delle cassette con musica del secolo scorso. E questa musica ci infonde speranza e voglia di vivere. E questo mondo ci sembra un posto un po' migliore anche se stiamo semplicemente ballando nel buio.
8 ottobre 2010
4 ottobre 2010
Caccia alle streghe
Matthew Hopkins, nel diciassettesimo secolo, aveva un metodo infallibile per identificare le streghe. Le donne che erano sospettate di stregoneria venivano legate e gettate nell'acqua. Se galleggiavano era perchè Satana era venuto in loro aiuto e quindi andavano giustiziate. Mentre se annegavano voleva dire che erano innocenti.
3 ottobre 2010
Déjà vu
Déjà vu è la sensazione di aver già vissuto una situazione o un avvenimento, ma senza riuscire ad attribuirgli una precisa collocazione. E' accompagnato da un senso di familiarità, ma allo stesso tempo di straniamento e disagio. La spiegazione più accreditata di questo fenomeno è che si tratti di un'anomalia della memoria, cioè che la sensazione di familiarità sia falsa.
A me ogni tanto capita. Non saprei dire di preciso con che frequenza, nè se questa frequenza sia elevata o meno (sembra che il 60% delle persone abbiano avuto almeno un déjà vu nella vita).
Qualche giorno fa ne ho avuto uno mentre guardavo la pagina di wikipedia dell'integrale della funzione gaussiana (si astenga dal cliccare sul link chi si impressiona facilmente alla vista di formule matematiche apparentemente complesse). Alla stranezza del déjà vu in sè si è aggiunta la stranezza del fattore che l'ha scatenato. C'è da dire che questo che mi è successo avvalora la tesi dell'errore della memoria, perchè quando (se mai è successo) avevo incontrato precedentemente l'integrale della gaussiana magari wikipedia esisteva, ma io non sapevo della sua esistenza. E comunque no, non ero nella nella pagina dell'integrale della gaussiana per hobby, ma stavo preparando gli esercizi per gli studenti del corso di Wireless Communications.
Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi.
Ho visto l'integrale della funzione gaussiana ed ho avuto la sensazione di averlo già visto.
Pubblicato da
stealthisnick
alle
8:00 PM
1 ottobre 2010
27 settembre 2010
26 settembre 2010
Esiste un paese europeo con problemi politici peggiori di quelli italiani
Io sono arrivato in Belgio nel Settembre 2007. Tre mesi prima si erano svolte le elezioni e ancora non era stato formato alcun governo. I partiti vincitori non si riuscivano a mettere d'accordo. Alla fine, il 23 Dicembre, più di sei mesi dopo le elezioni, un governo ad intermin è stato messo nelle mani del precedente (e dimissionario) primo ministro. Dopo tre mesi un vero è proprio governo si è formato con a capo un nuovo primo ministro. Nel Dicembre del 2008 era già caduto. In seguito si sono succeduti un paio di governi rimpastati, ma alla fine, nell'Aprile di quest'anno, sono dovuti tornati alle urne. Adesso, dopo cinque mesi, sono ancora senza governo. Chi ha vinto le elezioni è abbastanza chiaro, ma è altrettanto chiaro che formare una coalizione è praticamente impossibile.
Per chi non lo sapesse il Belgio è un paese bilingue (in realtà ci sarebbe anche una minoranza tedesca, ma sono pochi e non contano nulla). O meglio il nord è esclusivamente fiammingo, il sud francofono e Bruxelles è l'unico posto veramente bilingue. Tutto questo (e mille altre cose) complica leggermente la politica. Perchè hanno due partiti per ogni tipo. Hanno i verdi fiamminghi e i verdi valloni. Il partito socialista fiammingo (PSA) e quello vallone (PS). Il centro-destra fiammingo (CDV) e quello francofono (MR). Poi nelle Fiandre ci sono un paio di partiti ancora più a destra, uno autonomista (NVA), l'altro decisamente separatista e razzista (una specie di Lega). In queste elezioni, nelle Fiandre (che hanno la maggioranza della popolazione) ha vinto il partito di destra autonomista. In Vallonia il partito socialista. Due partiti agli opposti. Mettersi d'accordo è un'impresa.
In parlamento hanno guadagnato seggi dodici partiti, cinque francofoni e sette fiamminghi. Su centocinquanta seggi, il partito di maggioranza relativa (NVA) ne ha ventisette. Poi PS con ventisei, MR diciotto, CDV diciassette e giù alla spicciolata. L'eventuale governo sarebbe un calderone di partiti che parlano lingue diverse e che rappresentano ideologie completamente diverse.
Bart de Wever - NVA |
Elio di Rupo - PS |
La conclusione è che dal Belgio uno si deve aspettare sempre di tutto. In genere il peggio.
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