27 luglio 2010

Come una farfalla - Seconda parte

Continua da qui.


Cammino, all'oscuro della direzione e della destinazione, nella stessa giungla che avevo attraversato, da solo e con incosciente trepidazione, qualche giorno prima. Bussola ed appunti alla mano, consapevole del rischio di perdermi, ma pronto a rischiare tutto per una causa in cui credevo.
Avevo passato una settimana nell'ultimo villaggio prima della giungla cercando di raccogliere informazioni su come riuscire ad incontrare i ribelli. Quel posto sembrava una terra di nessuno. Il governo centrale era molto lontano, non solo fisicamente, ma nessuno sembrava schierarsi apertamente con i ribelli. In quella settimana nulla si era aggiunto sul mio taccuino a quel poco che ero riuscito a raccogliere sulla rivolta nella capitale. Per il resto solo storie che si potevano leggere sui principali giornali di tutto il mondo occidentale. I ribelli, invece, hanno comunicato con me solo attraverso i loro fucili. Me li hanno puntati addosso appena mi hanno visto sbucare dalla giungla. Con la loro punta mi hanno indicato i movimenti che avrei dovuto fare. Mai nessuno di loro mi ha rivolto la parola. Mai nessuno di loro ha dato l'impressione di ascoltarmi.
Al villaggio, alla fine, ero almeno riuscito a trovare qualcuno disposto a darmi indicazioni su come raggiungere i ribelli. Indicazioni in cambio di denaro, ovviamente. La cosa sorprendente è che questo qualcuno è stato il parroco del villaggio. Un uomo robusto, alto quasi due metri, con i capelli neri come i baffi ed il pizzetto e una voce profonda come non ne avevo mai sentite. Molte volte nei giorni succesivi mi sono chiesto come potesse non sapere a che sorte fossi destinato una volta giunto nella zona controllata dalle milizie ribelli.

to be continued...

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