Sono partito d'impulso. La vicenda mi affascinava. Il mistero che circondava i ribelli. Il fatto che ci fosse ancora qualcuno al mondo che si ribellasse e che avesse voglia di cambiare lo stato delle cose. Tutto questo gettava all'improvviso un alone di speranza su un pianeta intrappolato in un'immobilità decennale.
Adesso le sorti di questo paese e del mondo intero mi sembrano molto poco importanti. Il mistero che circonda questa ribellione, per me, non si dipanerà mai. Nell'ultimo tratto del percorso attraverso la giungla i due miliziani ai miei fianchi mi stanno letteralmente trascinando avanti. All'improvviso una radura si apre davanti a noi. Ci fermiamo. Due misere capanne ed una decina di miliziani a fare da guardia. Quello con il machete che ha aperto la strada durante il viaggio si stacca dal nostro gruppo e si avvicina alle guardie. Scambia due parole con una di loro. Questa annuisce ed entra in una delle due capanne. Un minuto dopo esce insieme ad un altro miliziano che sembra essere un superiore in grado. Mi guarda da lontano per qualche secondo e poi fa cenno alla mia scorta di seguirlo. Non una parola viene detta. Giriamo intorno alle capanne e ci dirigiamo verso l'altra estremità della radura. Vedo una fila di fosse. Alcune sono coperte di terra, altre vuote, che aspettano. L'istinto mi porta a tentare di divincolarmi e fuggire, ma le forze mi mancano e la presa dei due miliziani è salda. Mi manca anche la volontà. Mi posizionano spalle alla prima fossa vuota e mi legano mani e piedi. Il superiore si posiziona qualche metro davanti a me. Gli altri si allontanano. Tira fuori la pistola dalla fondina e la punta in direzione della mia testa.
Questa è la fine, penso. Sento partire il colpo. Vedo partire la pallottola. Tutto sembra svolgersi in slow motion. Chiudo gli occhi e alla pallottola spuntano due meravigliose ali da farfalla con i colori dell'arcobaleno.