25 settembre 2011

90° Minuto

Ho visto 90° minuto dopo un sacco di tempo. I sevizi delle partite sono una cosa allucinante. Gli inviati urlano come dei disperati simulando spezzoni di telecronaca diretta. Il tentativo neorealistico naufraga di fronte all'evidenza lampante che si tratti di una recita creata ad arte nel post-partita. La sensazione che passa è di qualcosa di falso come un Babbo Natale a Ferragosto. Non è colpa loro. Sono giornalisti e non attori. Dovrebbero raccontare e non recitare. Ma perchè tutto questo? Qual è il senso? Aridatece Tonino Carino, Franco Strippoli, Pierpaolo Cattozzi e Tonino Raffa

21 settembre 2011

Pearl Jam Twenty


Ne avevo parlato qui. Ieri sera sono andato a vederlo. 
E' un documentario scritto e diretto da Cameron Crowe, regista e sceneggiatore di Singles (del 1992, ambientato a Seattle e in cui i Pearl Jam fanno un cameo) e Almost Famous (ispirato alla vicenda del regista stesso quando, diciottenne, scriveva per Rolling Stones).
Il documentario tratta dei venti anni di carriera della band partendo dai Mother Love Bone, band di cui facevano parte Stone Gossard e Jeff Ament prima che si formassero i Pearl Jam e prima che Eddie Vedder arrivasse a Seattle. E poi prosegue nel raccontare la storia della band attraverso immagini di concerti, interviste, filmati girati dalla band stessa, serpeggiando tra un album e l'altro e passando per la diatriba con Ticketmaster e la tragedia di Roskilde. Fra le guest star che si palesano nel documentario, da segnalare la presenza costante di Chris Cornell.
Quello che colpisce è l'atteggiamento della band nei confronti della musica, del proprio pubblico e del successo. Qualcosa difficilmente esprimibile a parole e che li fa sembrare una mosca bianca nel panorama musicale mondiale. Così come il fatto che, dalla loro fondazione ad oggi, la formazione è sempre la stessa, se si esclude il batterista (e comunque quello attuale è con loro dal 1998).
Insomma un documentario da non perdere, non solo per i fan, ma per ogni amante del rock.

20 settembre 2011

Monschau

Monschau è un paesino tedesco situato in una gola scavata dalla Rur fra le colline della regione dell'Eifel al confine col Belgio. Ci arrivo un venerdì mattina, ultima tappa tedesca di un road trip durato una settimana. Ci arrivo sotto un diluvio torrenziale. Appena spiove mi incammino tra le stradine, i ponti e le case a traliccio tipicamente tedesche che contraddistinguono il centro di questa splendida cittadina. Nel corso dei secoli Monschau ha fatto andirivieni fra l'influenza tedesca e quella francese (sotto la quale prese il nome di Montjoie). La città è controllata dall'alto da un castello risalente al XIV secolo e dal quale si ha una bella vista della città. La guida verde della Michelin (in inglese, comprata usata a pochi euro su Amazon prima di partire) dice che il visitatore non può perdere l'occasione di gustare i Montjoier Düttchen che alla fine si son rivelati essere nient'altro che una specie di biscotti simili alle lingue di gatto, ma ripiegati in modo da formare una specie di cono. Non male, ma nulla di eccezionale.


Qui il resto del road trip.

17 settembre 2011

Il bacino della Sûre

Incontro la Sûre per la prima volta all'altezza del mulino di Bigonville quando ancora è poco più di un fiumiciattolo, poco dopo essere entrato in Lussemburgo all'altezza di Martelange (al confine dieci, e dico dieci, distributori di benzina uno di fila all'altro per via del costo decisamente basso del carburante in Lussemburgo). E' domenica mattina ed ha appena smesso di diluviare. Pochi kilometri dopo il fiumiciattolo si allarga e dà vita al lago (artificiale) della Haute-Sûre. Salendo verso Boulaide lungo la CR310 giungo in una bella zona collinare ondulata. Quasi per caso, mentre sono fermo per fare alcune fotografie, noto un cartello stradale con il simbolo di punto panoramico accanto al nome Hochfels. Punta verso una stradina che sale dritta verso un cocuzzolo e che sembra sparire all'interno di un bosco.
La prendo senza esitazione e mi ritrovo in un spiazzo deserto che fa da parcheggio. Ci sono dei cannoni residuati bellici (il Lussemburgo è mai stato in guerra con qualcuno?) e uno strano edificio in legno completamente abbandonato con i vetri in frantumi. Oltre l'edificio c'è un punto da cui si può vedere la valle scavata dalla Sûre ed i boschi che la ricoprono, con le nuvole basse della mattinata che iniziano ad andarsene. La cosa più impressionante è il silenzio irreale che mi circonda, come se fossi l'unica anima viva a perdita d'occhio. Quando riparto, anche il sole inizia a far capolino. Attraverso di nuovo la Sûre al Pont Misère, quando il fiumiciattolo è già diventato quel fiume che serpeggia fino a diventare il lago della Haute-Sûre. Poco dopo svolto sulla N27 in direzione di Esch-sur-Sûre. Prima di arrivarci mi fermo brevemente a Lultzhausen, subito dopo un viadotto su uno dei bracci del lago della Sûre, e in corrispondenza della diga che forma il suddetto lago.
Esch-sur-Sûre è uno splendido paesino (poco più di trecento abitanti) adagiato sulla riva interna di un ansa del fiume ed impreziosito dalle rovine di un castello medievale aggrappato su uno sperone di roccia che sovrasta la cittadina. Le rovine sono visitabili (basta arrampicarsi su una caterva di scalini) e dall'alto si può godere di una bella vista su Esch e sulla stretta valle circostante scavata dalla Sûre. Il paesino, pur essendo prettamente turistico, è tranquillo ed è piacevole passeggiare per le stradine che salgono verso il castello oppure costeggiando il fiume.
Una volta ripartito da Esch continuo a seguire la N27, che segue l'andamento tortuoso della Sûre, fino a Ettelbruck. E' un tratto di strada spettacolare e tortuoso come il fiume. Inizialmente la strada lo sovrasta dall'alto e successivamente gli scorre accanto offrendo vedute panoramiche e scorci pittoreschi. A Ettelbruck lascio la Sûre e punto in direzione di Lussemburgo, la città, da cui non mi aspettavo nulla di buono e invece è stata una piacevole sorpresa.

Qui il percorso su Google Maps. Qui il resto del viaggio.

15 settembre 2011

Il successore di Berlusconi alla guida del PdL

Altro che Angelino Alfano. Cristiano Ronaldo. Dopo la partita di Champions League contro la Dinamo Zagabria ha dichiarato: 
Mi fischiano perchè sono bravo, bello e ricco. Sono solo invidiosi.
Basta che qualcuno gli dica di correggere leggermente invidiosi con comunisti invidiosi e che bravo solamente è troppo umile, mentre il più bravo degli ultimi 150 anni sarebbe meglio.

13 settembre 2011

L'amore della moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo all'improvviso


Torna dopo quasi un anno, a grande richiesta (non è vero, ma suona bene), la famigerata rubrica che prende di mira l'omino che traduce i titoli dei film in italiano. Torno ad attaccare il nemico con un film che non ho visto, di cui non so praticamente nulla e di cui non mi ricordo come mai sono venuto a conoscenza. The Time Traveler's Wife è un libro del 2003 (il cui titolo italiano è: la Moglie dell'Uomo che Viaggiava nel Tempo). Da questo libro è stato tratto un omonimo (in inglese) film. Da Wikipedia leggo che la trama tratta di un uomo che, a causa di un disordine genetico, viaggia nel tempo. Questi viaggi mettono a repentaglio la relazione con la moglie. Il titolo italiano del film è: Un amore all'improvviso. Che senso ha? Che c'azzecca? Non ho visto il film, ma non sembra che ci sia niente d'improvviso. Mi sembra il solito specchietto per le allodole che qualcuno nella divisione marketing di qualche casa di distribuzione italiana ha appiccicato ad un film per attirare un certo tipo di pubblico.

9 settembre 2011

Ragno

Visto il successo del post sulla finta-morta-ninja mosca sulla finestra dell'ufficio, rilancio con il post sul ragno fuori dalla finestra di cucina. Lui è sicuramente vivo e vegeto. Si può dire che l'abbia visto crescere e ormai è quasi un animale domestico. Tanto che a questo punto penso abbia bisogno di un nome. C'è già chi ha suggerito Arturo. Altri suggerimenti?

7 settembre 2011

Before Sunrise

4 settembre 2011

Lungo la Mosa da Namur a Dinant (ed un poco oltre)

Namur è il capoluogo della regione Vallonia, la parte francofona del Belgio, e sorge alla confluenza della Sambre e della Mosa. La città è dominata da un'imponente cittadella che dall'alto osserva l'incontro dei due fiumi.
E' da questo scenario che un sabato mattina caldo e assolato (che per il Belgio è un evento quasi apocalittico) di fine Agosto che parte il mio percorso che mi porta a costeggiare la Mosa verso Dinant in direzione Sud. Ed in effetti, a guardare la cartina, il fiume scorre quasi diritto come un fuso tra le due città.
Attraversato il ponte sulla Sambre che si vede sulla destra della foto a sinistra, imbocco la N92 che costeggia la riva occidentale. Abbandonati i piacevoli sobborghi rivieraschi di Namur, uno dei primi paesi che incontro è Wépion che scopro essere rinomato per le sue fragole (la capitale belga delle fragole, nientedimeno). Ed in effetti lungo la strada, malgrado immagino che il periodo delle fragole sia già passato, si vedono ancora dei baracchini che ne vendono. Inoltre, in corrispondenza di questo paese, all'azzurro del cielo e del fiume e al verde degli alberi, il panorama del lungomosa inizia ad arricchirsi anche del bianco delle caratteristiche rocce calcaree a strapiombo. Dopo aver attraversato il fiume un paio di volte, quindi trovandomi di nuovo sulla sponda occidentale, arrivo all'altezza di Annevoie-Rouillon dove, prendendo una strada che s'inerpica verso l'interno e passando un buffo palazzo aggrappato alla strada con un mini-ingresso da mini-castello, giungo ai famigerati Jardins d'Annevoie. Della loro esistenza ne ho sentito parlare per la prima volta recentemente dal mio capo, che oltre a decantarne la bellezza me ne ha parlato in termini di interesse ingegneristico. A quanto pare questo giardino acquatico settecentesco utilizza il principio dei vasi comunicanti per fare in modo che l'acqua, fornita dal torrente Rouillon, scorra e formi cascate e fontane in modo del tutto naturale ed ininterrottamente dalla creazione del giardino ad oggi.
Ma nonostante tutta questa premessa la visita al giardino la salto. Per un motivo fondamentale. Il tempo, in questo road trip fluviale, è tiranno e quindi sarebbe stata una visita tirata via. Considerando anche i 7€ e rotti di biglietto d'ingresso preferisco rinviare la visita ad un momento più adatto.
Riparto alla volta di Dinant, spostandomi definitivamente sulla sponda destra con il paesaggio continua ad essere costellato da belle ville in pietra (nella foto a sinistra un esempio), che per fortuna si discostano decisamente dalla classica abitazione belga di tristissimi mattoncini marroni, e da pareti verticali di roccia dove ogni tanto è anche possibile vedere alpinisti impegnati in una scalata.
A Dinant arrivo nel primissimo pomeriggio e parcheggio la macchina nei pressi dell'abbazia di Leffe, che da il nome ad uno dei tanti marchi di birra belga. Dinant è una cittadina di poche migliaia di abitanti, chiusa tra la Mosa e l'ennesimo nudo dirupo di roccia calcarea. Una delle due attrattive principali è la Collégiale Notre-Dame, che risale al tredicesimo secolo e sostituisce una precedente chiesa romanica distrutta da un masso (!!). L'altra è la cittadella fortificata che, come a Namur, domina dall'alto la città e dalla cui terrazza a quanto pare si può godere di un bel panorama. Dico a quanto pare perchè per l'ingresso alla cittadella chiedevano, anche in questo caso, 7€ e spiccioli indipendentemente che dal fatto che uno volesse accedere tramite funivia o tramite i 408 gradini. Io, però, non volevo visitare la cittadella, ma solo vedere l'eventuale panorama. Ho anche tentato di aggirare il problema inerpicandomi su un sentiero laterale senza sapere dove portasse. Sono sbucato all'altezza della Tour de Monfort, poco più a sud della cittadella, ma ogni accesso a qualsiasi sorta di vista panoramica era recintato o nascosto da una fitta vegetazione.
Deluso e stanco per l'arrampicata, abbandono Dinant ma non la Mosa che continuo a seguire per una decina di km ancora verso il confine con la Francia prima di lasciarla definitivamente in corrispondenza di Hastière. Subito fuori Dinant, sulla riva opposta a quella che percorro, c'è il rocher Bayard, un verticale sperone di roccia che secondo la leggenda è stato separato dalla parete dall'omonimo mitico cavallo di Rinaldo. In realtà fu aperto dalle truppe di Luigi XIV per avere un più facile passaggio lungo la Mosa. Solo una volta tornato a casa ho scoperto che adesso c'è una strada che ci passa in mezzo e di essere sul lato sbagliato del fiume. Ultima nota per il castello rinascimentale di Freyr ed il suo bel giardino corredato di fontane, stagni e pefino alberi di arancio.


Qui il percorso su Google Maps.
Qui la descrizione generale del road trip.

Driving along the river

Come avevo anticipato, a fine Agosto ho fatto un breve road trip con tematica fluviale. Vale a dire percorrendo le strade e visitando i posti resi caratteristici da alcuni fra i più importanti fiumi dell'Europa centrale. Questo post vuole essere un breve riepilogo, prevalentemente fotografico, di cosa ho visto e conterrà, via via che li pubblicherò, i link di rimando ai post sull'altro blog che descrivono più approfonditamente e più noiosamente alcuni segmenti di viaggio.
Come punto di partenza simbolico ho scelto la confluenza della Sambre con la Mosa a Namur. 


Ho seguito la Mosa fino a Dinant ed un po' oltre (stb-09.blogspot.com/2011/09/lungo-la-mosa-da-namur-dinant-ed-un.html).


Dopo averla abbandonata, ho puntato la macchina in direzione del Lussemburgo con una tappa di avvicinamento abbastanza lunga, ma non priva di bei posti. Ad esempio lo château de Vêves.


La prima notte ho dormito a Martelange, ancora in Belgio ma al confine con il Lussemburgo. Ho sconfinato la mattina seguente dirigendomi verso il bacino della Sûre, che ho seguito per tutta la prima parte della seconda giornata. Punto più alto, dal punto di vista paesaggistico, è stato il paesino di Esch-sur-Sûre. (http://stb-09.blogspot.com/2011/09/il-bacino-della-sure.html)


Il pomeriggio sono arrivato a Lussemburgo, la città, che è stata una piacevole sorpresa. Anche perchè le mie aspettative erano piuttosto basse.


La seconda giornata è terminata sulle rive lussemburghesi della Mosella, in un paesino dal nome pressochè impronunciabile poco dopo Schengen ed è ripresa attraversando il fiume ed entrando in Germania. A Konz ho lasciato la Mosella (che ho ripreso in seguito percorrendola in senso inverso) per la Saar, fino a Saarburg.


In seguito ancora un altro trasferimento per avvicinarmi al Reno, sulle sponde del quale sono arrivato nel tardo pomeriggio del terzo giorno. A Bingen am Rhein mi sono fermato per la notte.


Il giorno seguente ho percorso tutta la valle del Reno fino a Coblenza, tra castelli romantici e paesi pittoreschi, sotto un sole cocente. (http://stb-09.blogspot.com/2011/10/valle-del-reno-da-bingen-coblenza.html)


A Coblenza, in corrispondenza della confluenza della Mosella nel Reno, ho battuto il record mondiale di tempo per la visità di una città (un'ora). La giornata si è conclusa insieme al percorso lungo il Reno ad Andernach. 


Poi per un giorno e mezzo ho seguito il percorso tortuoso della Mosella e le sconfinate vigne sulle sue sponde. (stb-09.blogspot.com/2011/10/moseltal.html)


La città di Treviri ha segnato la conclusione della Moseltal, ma anche l'inizio della fine del viaggio. Nel pomeriggio del sesto giorno ho attraversato la regione del Eifel fino a Woffelsbach e la mattina seguente ho sconfinato in Belgio dopo aver visitato Monschau. (http://stb-09.blogspot.com/2011/09/monschau.html)


Pioggia pressochè incessante ha accompagnato l'ultimo giorno. Il bentornato del Belgio nei miei confronti. Quindi il viaggio si è concluso un piovoso e fresco venerdì pomeriggio dove era cominciato. Alla confluenza della Sambre nella Mosa a Namur.