8 marzo 2011

Holiday in Cambodia

L'uguaglianza sociale è un'utopia a cui non ho alcuna voglia di tendere. Nel corso della storia moderna quelli che sono riusciti più di tutti ad avvicinarcisi, a mio modesto parere, sono stati i khmer rossi di Pol Pot e del Partito Comunista della Cambogia. Pol Pot e gli altri leader erano figli del ceto medio cambogiano e studiarono in università francesi, dove si avvicinarono alle dottrine marxiste. Nei quattro anni scarsi, a partire dal 1975, in cui rimasero al potere, i khmer rossi isolarono il paese dal mondo esterno, chiusero scuole, ospedali e fabbriche, abolirono l'uso del denaro e ogni forma di economia capitalista, espropriarono ogni proprietà privata e fecero migrare la popolazione dalle aree urbane nelle zone rurali dove vennero instaurate comuni agricole. Due milioni di cambogiani, qualcosa come un terzo della popolazione, morirono di fame, nei campi di lavoro oppure giustiziati, nel tentativo di creare una società senza classi sociali.
I libri venivano bruciati, gli insegnanti uccisi. Gli intellettuali erano visti come i peggiori nemici di una società basata sul comunismo agricolo. Chiunque avesse un minimo di educazione fu messo a morte. Chi indossava occhiali era considerato istruito e quindi torturato o ucciso. Chiedevano agli uomini di arrampicarsi sugli alberi di cocco. Chi non ci riusciva era un nemico del proletariato agricolo, un intellettuale, e veniva eliminato. La raccolta di frutti o bacche selvatiche era considerata un'impresa capitalista e quindi punibile con la morte. I khmer rossi non credevano alla medicina occidentale e si affidarono alla medicina contadina tradizionale, il che aumentò ulteriormente il numero di morti.
Anche la lingua khmer fu trasformata per adattarsi alle esigenze rivoluzionarie. Ogni riferimento al rango sociale fu estirpato e i termini di derivazione contadina soppiantarono quelli utilizzati nelle città. Le icone religiose furono bruciate ed i cambogiani cattolici, mussulmani, i monaci buddisti erano considerati nemici e quindi torturati ed uccisi. Chiunque avesse avuto legami con il vecchio governo o con un governo estero fece la stessa disgraziata fine.
Ogni gruppo di persone diverso dall'unità di una decina di persone che era alla base della società comunista cambogiana era visto come possibile luogo di cospirazione e quindi proibito. La famiglia tradizionale fu messa fuori legge. I membri di una stessa famiglia venivano deportati in parti diverse del paese. Ogni tipo di comunicazione radio, postale, telefonica, fu abolita. Gli utensili da cucina vennero distrutti e le mense comuni erano gli unici luoghi in cui mangiare. I bambini venivano separati dai genitori ed indottrinati al comunismo. Venivano insegnate loro tecniche di tortura e venivano messi a comando delle esecuzioni.
Tutto questo non ha niente di folle, ma è una lucida visione di ingegneria sociale atta a creare una nuova società basata sull'uguaglianza. Per creare una nuova società, i khmer rossi hanno deciso di radere al suolo quella vecchia. Questo spiega anche come mai i bambini avevano un ruolo centrale nell'organizzazione sociale. Rappresentavano il nuovo ideale di uomo cresciuto senza essere stato corrotto dai valori tradizionali, religiosi, sociali ed economici della precedente Cambogia. La popolazione, nel periodo di potere degli khmer rossi, temeva, anzi aveva terrore dei bambini, che erano tra i più fedeli al regime.
Nel gennaio 1979, la Repubblica Socialista Vietnamita invase la Cambogia e spodestò i khmer rossi, instaurando una repubblica comunista più moderata. Khmer Rouge rimase attiva come movimento di resistenza clandestino fino al 1996, quando Pol Pot, in seguito ad un trattato di pace, sciolse l'organizzazione. Pol Pot, o Fratello Numero Uno (Fratello Numero Due, Tre e così via erano gli altri leader dell'organizzazione), morì nel 1998 senza aver mai dovuto rispondere del genocidio operato dall'organizzazione di cui era a capo.




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