14 febbraio 2011

Non aver paura dell'oscura mietritrice

E' sera ed il buio è già sceso sulla città. Pierluigi ha finito da poco di mangiare ed è in cucina a lavare i piatti illuminato dalla luce artificiale di una lampadina.
D'improvviso si sente la finestra sbattere violentemente. Pierluigi sta asciugando un bicchiere e lo lascia cadere per lo spavento. Il bicchiere va in frantumi per terra. Pierluigi si volta di scatto verso la finestra. E' spalancata. Poi il suo sguardo si muove verso il tavolo dove, seduta, c'è una figura incappucciata vestita con un pesante mantello nero. Nella mano sinistra ha una imponente falce. Pierluigi non sembra stupito.

- Ciao. Qualche volta, tanto per cambiare, potresti anche concederti un'entrata un po' meno teatrale. Se non per me, fallo almeno per i miei bicchieri. Altrimenti inizio a pensare che ti sia messa d'accordo con quelli dell'IKEA.

La Morte volge lo sguardo verso Pierluigi e rivela il volto affascinante di una giovane ragazza dagli occhi scuri e profondi. Lunghi capelli neri si intravedono sotto il cappuccio. Il viso è pallido. La Morte sorride a Pierluigi.

- Facciamo una delle nostre partitine amichevoli?

- Raccolgo i cocci, finisco di rigovernare e poi sono da te.

Pierluigi prende la scopa e la cassetta, raccoglie i frammenti di vetro e li getta nella spazzatura.

- Mentre finisco qui potresti preparare il caffè.

- Mi hai preso per la governante?

Malgrado la risposta sprezzante, la Morte sia alza con la falce ben salda nella mano sinistra e si avvicina ai fornelli. Si muove con familiarità nella cucina di Pierluigi sapendo esattamente dove cercare la caffettiera ed il caffè. I movimenti sono impacciati dal fatto di poter usare solo la mano destra.

- Devi necessariamente portarti dietro codesta falce ogni cosa che fai? Non la puoi appoggiare un secondo?

- Direi proprio di no. Fa parte dell'iconografia.

La morte tenta invano di aprire la macchinetta del caffè con una mano sola. Pierluigi nota gli sforzi della Morte.

- E' meglio se lasci fare a me.

Pierluigi prende la caffettiera dalle mani della Morte.

- Entri dalle finestre. Appari, sparisci e diavolerie varie. Visto che c'eri potevi anche dotarti del superpotere di aprire le macchinette del caffè con una mano sola.

La Morte manda a Pierluigi uno sguardo al vetriolo, ma poi lascia fare a lui e torna a sedersi. Pierluigi mette il caffè nella macchinetta e la mette sul fuoco poi torna a rigovernare.

- Allora, com'è andata la settimana?

- Ah le solite cose. Soprattutto infarti, ma c'è stato un uomo in Brasile....

La Morte rivolge lo sguardo verso Pierluigi.

- Mi stai prendendo per il culo?

Pierluigi non risponde, ma si volta verso di lei sorridendo. La Morte scuote la testa. Lui nel frattempo ha finito di rigovernare ed apre la dispensa dove fra la pasta, il sale e le patate c'è una scacchiera. Porta la scacchiera sul tavolo e tira fuori i pezzi. I neri alla Morte. I bianchi a lui.

- Nessuno ti ha insegnato che non si scherza con la Morte?
- Suvvia, non ti mettere a fare la permalosa.

Entrambi dispongono meticolosamente i propri pezzi sulla scacchiera. La Morte muove il primo pedone. Poi tocca a Pierluigi.

- E comunque non mi torna questa storia dell'iconografia. La morte non dovrebbe apparire come qualcosa di spaventoso? L'iconografia non dice che dovresti essere uno scheletro o roba del genere? Com'è che sei così bella?

La Morte alza lo sguardo dalla scacchiera verso Pierluigi. Come sempre sembra imperturbabile.

- Il mio aspetto non fa parte dell'iconografia e poi varia da cultura a cultura. Per gli antichi greci Thanatos, il dio della morte, era un giovane fanciullo alato. Poi c'è l'angelo della morte nelle religioni abramitiche e via dicendo. In ogni caso la morte è un concetto. Quella che vedi davanti a te è la personificazione di quel concetto. Io appaio in modo diverso agli occhi di persone diverse. Il mio aspetto riflette lo stato d'animo di chi mi sta davanti nei confronti del concetto che rappresento. La maggior parte delle persone con cui ho a che fare ha paura della morte e quindi ai loro occhi ho l'aspetto di uno scheletro. Chi ha terrore della morte mi vede come qualcosa di ancora più spaventoso. Tu hai imparato a conoscermi e a non aver paura di me. Ci concediamo una partita a scacchi quasi tutte le settimane da qualche mese a questa parte, da quando ti ho concesso di giocare per aver salva la tua vita.

- In effetti avevo l'impressione che col passare del tempo ti facessi sempre più bella. Ma credevo che il motivo fosse un altro.

- Quale?

- Lascia perdere.

Pierluigi muove un pezzo.

- Ma anche la prima volta avevi un aspetto tutt'altro che terrificante.

- Perchè già allora non avevi paura di quello che rappresento. Eri pronto ad affrontare il tuo destino. Quell'atteggiamento ti fece mantenere una freddezza sufficiente per poter vincere la partita.

La Morte muove un'altro pezzo.

- Ma come funziona? La partita a scacchi è concessa a tutti? Sarebbe un compito piuttosto impegnativo.

- Non è concessa a tutti in effetti. Ma non sono io a decidere. E' tutto scritto nel libro, lo sai. Chi muore, quando e come. In più, in alcuni rari casi, c'è una postilla che dice che la persona in questione ha la possibilità di giocarsi la vita a scacchi.

Pierluigi muove ancora un pezzo.

- Visto che siamo in tema di rivelazioni.

Pierluigi fa una pausa. Guarda la Morte con un sorrisino ironico.

- Sotto il mantello niente?

La Morte fulmina Pierluigi con lo sguardo ed agita la falce. Pierluigi per risposta si porta due dita alla bocca come per chiudersela con una cerniera. La partita a scacchi procede in silenzio per qualche minuto. Poi Pierluigi interrompe il silenzio malgrado il gesto di promessa.

- Stavo pensando.

Pierluigi interrompe di nuovo il suo discorso sul nascere. Poi riprende.

- Sul tuo libro ci sono i nomi di tutte le persone con relativa data e causa della morte, no?

La Morte fissa Pierluigi come a scrutare attraverso i suoi occhi il punto in cui il suo discorso vuole andare a concludersi, ma non si degna di rispondere alla domanda retorica.

- So che non sei molto interessata alle vicende politiche italiane, nè alle vicende politiche in generale, ma come ti ho già spiegato altre volte, abbiamo il peggior presidente del consiglio che un paese come il nostro possa avere. Un personaggio che sta distruggendo quel poco di etica pubblica che c'era rimasta.

La Morte muove un pezzo e poi guarda Pierluigi con uno sguardo di insofferenza.

- Se sai già che non sono interessata perchè me ne parli? Arriva al punto prima che mi spazientisca definitivamente.

- Vabbè, volevo solamente sapere se mi potessi lasciar dare una sbirciatina nel tuo libro per vedere quando giungerà la sua ora, perchè l'impressione è che si debba sopportarlo ancora per un tempo indefinito.

La Morte scuote la testa.

- Non se ne parla neanche.

- Certo che potresti anche essere un po' più flessibile. Fallo in nome della nostra amicizia. Perchè ormai possiamo considerarci amici, no?

La Morte guarda Pierluigi ma non risponde. Pierluigi muove un pezzo.

- Ok. Facciamo così. Se vinco questa partita mi dici quando giungerà la sua ora.

- Sei consapevole che da quando hai vinto la partita per la tua vita hai sempre perso? Per non parlare del fatto che nessuno ha mai sconfitto la Morte due volte. E in ogni caso stai già perdendo.

- Se sei così sicura di vincere non ti costa nulla accettare.

Pierluigi poggia la mano su quella della Morte che fa istintivamente per ritrarla, ma Pierluigi gliela afferra e la stringe.

- Allora affare fatto.

La Morte ritrae la mano e lo guarda con un'espressione spaventata.

- Ma sei impazzito? Hai appena fatto un patto con la Morte.

Pierluigi è spiazzato. Per la prima volta la Morte non ha uno sguardo imperturbabile o di rimprovero.

- Vuol dire che se perdi la partita...

La Morte non riesce a finire la frase ed abbassa il capo.

TO BE CONTINUED HERE

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