19 maggio 2013

Mél

In questi giorni sto facendo la mia prima dichiarazione dei redditi francese. Ma questo non è l'argomento del post. Nel formulario da riempire per fare la dichiarazione, nel riquadro relativo ai dati personali e firma, ho trovato un termine che mi è risultato completamente nuovo: Mél. Dunque mi sono messo a cercare su internet il significato di questo vocabolo misterioso.
Con mio massimo stupore, vengo a scoprire che si tratta dell'abbreviazione che indica l'indirizzo e-mail. Così come Tél. indica il numero di telefono. Ma questo non è nulla. Scopro [1] che il termine è stato adottato in seguito alla delibera della commission générale de terminologie et de néologie (commissione generale di terminologia e neologismi) interpellata dalla délégation générale à la langue française (delegazione generale per la lingua francese). Allo stesso tempo, la commissione generale ha adottato i termini adresse de courier électronique oppure adresse électronique per designare l'indirizzo e-mail, message électronique per designare il messaggio e-mail e courier électronique oppure messagerie électronique per designare il sistema di posta elettronica.
Sul patetico sciovinismo della lingua francese (e altro) avevo già scritto in questo post: http://stb-09.blogspot.com/2012/11/divergenze-tra-la-lingua-francese-e-me.html.
Adesso vengo a sapere che ci sono addirittura delle istituzioni che promuovono e valorizzano questo sciovinismo. Particolarmente raccapricciante è l'esistenza della commisione di terminologia e neologismi che è la summa della chiusura linguistica di questo paese. Secondo definizione, ha la missione di favorile l'arricchimento della lingua francese. A me sembra che lo stupido proibizionismo dei termini stranieri porti esattamente all'opposto, cioè all'impoverimento. Diversità e commistione, certo non la chiusura xenofoba, sono ricchezza.
La commissione generale, insieme all'Académie française, ha il compito di approvare i nuovi termini proposti dalle commissioni speciali sui neologismi. Io penso che una lingua debba evolvere naturalmente e spontaneamente e non per decreto ministeriale [2].

[1]  http://www.culture.gouv.fr/culture/dglf/mel.htm
[2] http://fr.wikipedia.org/wiki/Décret du 3 juillet 1996 relatif à l'enrichissement de la langue française

18 commenti:

  1. Che bella Parigi, vorrei proprio viverci.
    Anche se immagino tu abbia ragione sulla particolarità della lingua, ma a me piace il loro accento.
    Bello il blog. Tornerò :-)
    Baci

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    1. L'accento è una delle cose peggiori del francese. E Parigi è molto bella, ma viverci non è proprio rose e fiori.

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  2. io preferisco la mél al ministero del welfare o cosa cavolo dicono i mezzi di comunicazione italiani...
    se dovessi scegliere tra l'attuale francese e l'attuale italiano, preferirei il francese. come spirito, come ragionamento.
    come lingua non saprei: la parlo e la sento, come le altre, da talmente tanti anni che non sono più in grado di sapere se ne odio una. ci sono quelle che mi vengono più difficili o che mi piacciono di +, ma non quelle che non sopporto.

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    1. Secondo me quello francese è il metodo giusto per far morire una lingua. Chiudendola in se stessa.

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    2. ieri avevo un quotidiano per le mani, probabilmente corsera.
      in un breve articolo, diciamo 40righe di quotidiano, quindi forse 10 righe dattiloscritte?, ci saranno state 15parole o termini non italiani. e magari usati a czo (scusa per il francesismo....).
      anche questo è un buonissimo modo per far morire una lingua.
      mél può essere esagerato, può essere esagerato che esista una apposita commissione ministeriale, ma courier électronique mi sta bene.
      probabilmente meglio delle scarpe in cocco.

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    3. Usarli male si, ma anche in quel caso fino ad un certo punto. Ragù viene da una parola francese ragoût che indicava non mi ricordo che stufato di carne (da quello che mi dissero in Belgio).

      In Italia succedeva ai tempi del fascismo, quello che succede in Francia. E visto che ragù suonava troppo poco italiano, all'epoca si doveva chiamare ragutto.

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  3. Scusate se mi intrometto, ma sento di dover dire che se la lingua italiana oggi sta raggiungendo una sostanziale fatiscenza, questo è anche ascrivibile al fenomeno da me definito "bimbominchiesco". Per quanto riguarda le commissioni d'approvazione di neologismi e terminologia adatta, trovo allucinante che oggi non ci sia neanche la libertà di scegliere (nel linguaggio informale) le parole da usare per comunicare e comprendersi.
    Infine, concedetemelo, trovo assai bizzarro che ne facciano richiesta (o quantomeno auspichino una politica simile) persone affette dal cosiddetto morbo "essemmesco".
    E qui, ci fosse una commissione della purezza linguistica, verrei linciata.

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  4. chattavo molto.
    tanto.
    e in sessioni multiple.
    prima dell'avvento di msn, messenger, fb, whatsapp. ma il "x" in vece del "per" lo usavo anche per prendere appunti a penna, nel secolo scorso :-) quindi posso essere anagraficamente ascritta al fenomeno "semianzianominchiesco" :-(
    le maiuscole da tastiera mi riescono complicate, ma, se posso difendermi, difficilmente uso termini estremamente sbagliati, o con un semplice e normale sinonimo d'uso comune in lingua italiana.
    certo, sempre che si riesca ad estrarli dalle abbreviazioni....

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    1. Vedi, Jo, il punto è che non comprendo (e ti prego di non vedere in questo mio intervento un tono assolutamente polemico, solo realmente incuriosito e perplesso) come possa ritenersi migliore la scelta francese di una commissione che approvi termini e neologismi in una società come la nostra, aperta a mille influssi diversi.
      Basti pensare al nostro vocabolario ormai varigato, arricchito da americanismi.
      E in ultima analisi... siamo la patria del "volgare" (inteso come padre dell'attuale lingua italiana). La nostra lingua è arricchita dai termini dialettali. E non siamo nazionalisti come la Francia. Quindi non trovi molto più "bello" e stimolante che si parli una lingua in costante metamorfosi e che ci sia consentita la libertà di giocare con le parole e crearle senza dover ricorrere a burocrati anche per quello?
      Anche perché - e poi la smetto - la nostra burocrazia è un raccapriccio, quindi meglio ci lascino la libertà di "neologizzare" come preferiamo :)
      Un abbraccio

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    2. il sito è tuo, quindi puoi dire ciò che vuoi ;-) io esprimo solo le mie opinioni, non voglio/vorrei/ho desiderio di fare nessuna legge o commissione, di mio, per certo, ma l'esagerazione è esagerata...
      perchè chiamare un ministero, quindi una cosa ufficiale, bada bene, con un nome in una lingua che non è ufficiale in italia? per quale motivo definire una politica di tagli (probabilmente giusta e necessaria, va savoir) "spending review" e non "revisione dei conti"?
      è un po' ridicolo arrivare x legge al "ratòn" spagnolo, che equivale al "souris" francese: quando si tratta di termini tecnici molto specifici meglio il nome originario, che molto spesso è in inglese: come lo vuoi dire software? come lo vuoi dire fitness? si, ok, attività fisica atta a mantenere il benessere psicofisico e la tonicità bla bla bla, ma fitness è certamente meglio.
      spending review, no.
      mi ripeto, le scarpe di cocco, no. se avessi i soldi preferirei una borsa di coccodrillo, ma di cocco no. non saprei che farmene.
      e oramai non siamo più "aperti ai mille diversi influssi", usiamo solo a sproposito termini che nemmeno conosciamo. li inseriamo bimbominkiamente (avevi dimenticato la "k", che è necessaria!), senza porci la questione se esistano, se siano giusti in quel contesto. quando sono arrivati gli arabi, e hanno mostrato ai romani che prima di I c'era il vuoto, e l'hanno fatto tondo e chiamato zero, i romani lo zero non l'avevano. l'hanno chiamato nel modo che avevano gli arabi, come un eschimese chiamerebbe "cammello" un cammello (o come lo pronunciano gli arabi, non lo so), se lo vedesse per la prima volta (ok, non di questi tempi, con la televisione e il resto, ma il concetto c'è) perchè x lui il cammello non esiste, ma ci sono una montagna di tipi di neve e ghiaccio e freddo.
      è bello e stimolante, e l'etimologia mi piace moltissimo, come anche le lingue, ma la metamorfosi non è a mio parere ciò che sta accadendo in questo momento linguisticamente in italia. stiamo diventando anglofoni,e male, se mi si consente.
      non voglio farne una questione di nazionalismo, o di burocrazia, ma insomma, la smetto, sto diventando prolissa e rompiscatole

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    3. Beh, il sito non è mio, e ringrazio Steal che ci regala lo spazio per il confronto.).
      Dal mio punto di vista, voler "ripulire" una lingua è un atto di spigolosità notevole. Se si facesse, voterei come prima cosa a che riprendessimo tutti in mano i libri di grammatica, perché si parla male, e l'ultimo problema sono i vocaboli stranieri.
      C'è gente che ancora ha difficoltà ad usare in maniera corretta i congiuntivi e che si giustifica per il linguaggio scarno adducendo la scusa dei "troppi sms".
      Chiamiamo l'Accademia della Crusca e ristabiliamo gli equilibri. Sarei in prima fila, se si facesse. Ché se una cosa deve esser fatta, che almeno si faccia per bene.
      La "k" di bimbomin(ch)kia non la uso per scelta.
      Detto questo, la fo anche finita e me ne torno ai miei amatissimi toscanismi.
      Saluti sparsi

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    4. @jo

      Magari stessimo diventando angolofoni. Invece c'è ancora poca gente che parla un inglese decente. I francesi parlano un pessimo inglese con un pessimo accento francesizzato (e non sto parlando dell'uomo della strada che probabilmente non lo parla neanche, ma di professori universitari che sono a contatto con realtà internazionali).

      Ps.
      software in francese si dice logiciel
      fitness in francese si pronuncia fitnés

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  5. Ho risposto colpevolmente nel post sbagliato, attirato forse dalla rosa. Chiedo scudo.

    Ma questa legge canaglia non si riferisce ai termini da usare negli atti statali/pubblici? Se così fosse, non è esagerato pensare che possa influire sull'evoluzione della lingua francese? Secondo me il problema non è il ministero, né il ministro, né la moglie del ministro (e ci faccia vedere il ministero). Il problema è che i francesi hanno un tale amore della loro presunta grandeur che difficilmente cambiano usi, costumi e altre amenità con cui si dilettano, la petanque in testa.
    Tra Beccaria e Gramsci c'è un abisso linguistico, ma tra il francese di Montesquieu e quello di Sartre c'è di mezzo la Loira e poco più, a me pare. (L'unica prova che posso portare alla mia tesi è che capisco grossomodo (con l'accento sulla o) Montesquieu come Sartre. Per un francese con scarse conoscenze dell'italiano immagino lo Zibaldone sia cattivello).

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    1. Infatti credo che il Gran Consiglio dei Dieci Assenti si prenda la briga di giudicare la terminologia da utilizzare negli atti e documenti pubblici.
      Rabbrividisco al pensiero che la cosa sia accolta con esorbitante giubilo anche da noi, che pare "dovremmo prenderne esempio". Credo che i francesi possano pure prendersi la briga di riunirsi in un letterario circolo del cucito e valutare il linguaggio consono ai pubblici uffici, dal momento che - pare a loro - sanno parlare in maniera eccelsa.
      Da noi bisognerebbe prima tornare al caro vecchio librone di grammatica, correggersi negli "orrori", e poi - forse forsissimo - auspicarsi una nuova accademia della crusca e dell'avena.
      Ed io che amo le licenze poetiche, spero resti intatta la libertà di elogiare i neologismi.
      'Notte a tutti

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    2. Ovviamente si riferisce solo agli atti pubblici, ma la francesizzazione delle parole straniere è comunque diffusa anche nel linguaggio comune.

      Ps. Ho eliminato il commento nel post sbagliato.

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    3. Ma non a causa del ministero, questo cercavo di dire.
      Forse anche la natura della lingua in questo caso non aiuta; "mouse" verrebbe pronunciato dalla totalità dei francesi "maùss" con la u padana. Mi pare una lingua per le sue caratteristiche poco malleabile a pronunce diverse. La e, la u, la r, l'accento sull'ultima sillaba n'importe quoi, mi paiono regole abbastanza castranti da questo punto di vista.
      Queste istituzioni orwelliane restano ridicole, ma credo siano l'effetto, non la causa, della chiusura culturale della Francia, un paese in cui è passato di tutto, ma il punto fermo è sempre stato la Nation.
      Sul cancellamento del post: un grave atto di censura. Di cui ti ringrazio.

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  6. C'è forse un aspetto che in italia trovo fastidioso, ossia sostituire le parole che in italiano esistono e sono di uso comunissimo, con parole anglofone o peggio ancora, un po' italianizzate solo per sembrare più "ganzi e aggiornati". A quanti di voi piace la parola "skillato"? A me fa *scappare le mucche*, appena la sento. Credo che prima dar fiato alla bocca, dovremmo un po' deciderci se parlare italiano o un'altra lingua, quindi studiarci la lingua preferita e intessere un bel discorso. Non dico tanto, ma almeno a livello formale, o sembriamo davvero la repubblica dei bimbominkia.

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