23 dicembre 2013
17 dicembre 2013
Stereotipi italiani in supermercati francesi
Si noti la faccia da gastronomo provetto di Angelo. Se avessero allargato l'inquadratura si vedrebbe che nella mano sinistra tiene un mandolino e nella destra una manciata di spaghetti alla pummarola.
*Si noti anche il bisogno impellente di dover mettere l'asterisco con la traduzione. Questa è un'abitudine onnipresente. Nei giornali. Nelle pubblicità. Dappertutto. Non sia mai che il povero francese si trovi perso e disorientato davanti ad una parola in lingua straniera e gli pigli un attacco di labirintite.
14 dicembre 2013
Get off the fucking phone
Ieri sera ero in fila alla cassa del supermercato e un paio di pesone davanti a me c'era questo tizio con la figliola infilata nel carrello della spesa. Il tizio aveva la faccia fissa sul suo stramaledetto smartphone ed è toccato alla bimbetta passare il segnapostofinedellamiaspesa alla signora in fila dietro di loro perchè il rincoglionito del babbo non si rendeva conto neanche che pianeta stesse abitando. Tipo la gente di questo video:
11 dicembre 2013
10 dicembre 2013
7 dicembre 2013
L'omino che traduce i titoli dei film in italiano morde
Il film non l'ho visto, ma c'è davvero bisogno di aggiungere altro oltre alle locandine? Troppo semplice intitolarlo "La realtà fa male" o qualcosa del genere?
Pubblicato da
stealthisnick
alle
8:00 PM
4 dicembre 2013
Indovina chi
Io credo che molta colpa degli ultimi 20 anni vada addosso ai cittadini, noi non abbiamo imparato ancora a votate con qualsiasi legge elettorale
Sono perfettamente d'accordo con questa frase. Indovinate chi l'ha detta.
Indizio. Se non è la prima volta che sono d'accordo con questa persona, poco ci manca. Immagino sia stata detta con un senso diverso da quello che gli do io.
3 dicembre 2013
La costa selvaggia di Quiberon
Avete mai sentito parlare della penisola di Quiberon? Io, prima di esserci stato quest'estate, non ne avevo mai sentito parlare. Eppure è uno dei più bei posti che mi ricordo di aver visitato. Soprattutto per merito di chi era con me in quel viaggio bretone, ma anche per l'indubbia bellezza naturalistica del luogo.
La penisola di Quiberon è una striscia di terra stretta e lunga 14 km che si trova nel Morbihan, in Bretagna. L'arrivo della ferrovia alla fine del '900 ha iniziato a trasformare in turistica l'economia locale da totalmente votata alla pesca e allo sfruttamento dei prodotti del mare. E i turisti sicuramente non mancano. Noi ci siamo stati gli ultimi giorni di Luglio e, malgrado il tempo non propriamente estivo che ha accompagnato il nostro arrivo, abbiamo fatto abbastanza fatica a trovare un posto per dormire nell'omonimo paesino che si trova sulla punta meridionale.
La penisola è divisa verticalmente in due. La parte orientale, affacciata sulla baia di Quiberon, è caratterizzata da spiagge e porticcioli come una normale zona marittima. La parte occidentale, sferzata costantemente dal vento e battuta incessantemente dalle onde dell'Atlantico, è caratterizzata da frastagliate scogliere e da un paesaggio brullo senza paesini, senza case, senza alberi. Insomma una costa selvaggia, come dice il suo nome.
Partendo da Quiberon, a marcare l'ingresso nella costa selvaggia c'è lo Château Turpault, un castello arroccato sulla punta estrema della penisola. Una strada sinuosa la percorre assecondandone il profilo. Lungo la strada sono numerose le aree di sosta da sfrtuttare al massimo per non perdersi nessuno dei tanti scorci che la costa offre. Oppure c'è la possibilità di percorrerla a piedi lungo un sentiero che è tracciato sul limite delle scogliere. Non mancano alcune sparute spiaggette incastonate tra gli scogli e le falesie, alcune raggiungibili tramite sentiero. La conclusione della costa selvaggia è segnato dall'arrivo nel porticciolo di Pontivy, prima che le due coste si riuniscano in un istmo che collega la penisola al "continente".
Per concludere, eccovi un po' di foto. Per fortuna il tempo era clemente quel giorno, anche se probabilmente la tempesta aggiunge fascino al luogo.
La penisola è divisa verticalmente in due. La parte orientale, affacciata sulla baia di Quiberon, è caratterizzata da spiagge e porticcioli come una normale zona marittima. La parte occidentale, sferzata costantemente dal vento e battuta incessantemente dalle onde dell'Atlantico, è caratterizzata da frastagliate scogliere e da un paesaggio brullo senza paesini, senza case, senza alberi. Insomma una costa selvaggia, come dice il suo nome.
Partendo da Quiberon, a marcare l'ingresso nella costa selvaggia c'è lo Château Turpault, un castello arroccato sulla punta estrema della penisola. Una strada sinuosa la percorre assecondandone il profilo. Lungo la strada sono numerose le aree di sosta da sfrtuttare al massimo per non perdersi nessuno dei tanti scorci che la costa offre. Oppure c'è la possibilità di percorrerla a piedi lungo un sentiero che è tracciato sul limite delle scogliere. Non mancano alcune sparute spiaggette incastonate tra gli scogli e le falesie, alcune raggiungibili tramite sentiero. La conclusione della costa selvaggia è segnato dall'arrivo nel porticciolo di Pontivy, prima che le due coste si riuniscano in un istmo che collega la penisola al "continente".
Per concludere, eccovi un po' di foto. Per fortuna il tempo era clemente quel giorno, anche se probabilmente la tempesta aggiunge fascino al luogo.
In questa pagina gli altri post di stealthistrip: steal-this-trip.html
1 dicembre 2013
S.
Qualche giorno fa ho comprato un libro bizzarro. Ed è stata proprio la sua bizzarria a spingermi a comprarlo. Il libro è stato scritto dallo sconosciuto scrittore americano Doug Dorst e concepito da J.J. Abrams, quello di Lost. Voglio sottolineare che io non faccio parte della schiera di fan adoranti di questo tizio (di Lost non ho mai visto neanche una puntata) e quindi non è stata la sua "regia" che mi ha spinto a comprarlo. Il titolo del progetto (perchè non sono neanche sicuro che si possa parlare di libro) è S. e per adesso è disponibile solo la sua versione in lingua originale. Ma da quello che ho letto in giro Einaudi sta già affrontando l'arduo compito di tradurlo.
All'interno di un contenitore che riporta il nome degli autori e una grande S a sottolineare il titolo, c'è un libro realizzato come se fosse un vecchio libro trovato in una biblioteca con tanto di adesivo con il codice di classificazione. S'intitola Ship of Theseus e l'autore è lo scrittore (inventato) V.M. Straka. Ma il vero stupore affiora una volta che il libro viene aperto. Eccone un assaggio tramite un piccolo collage di foto che ho fatto:
Come potere vedere, il libro è pieno di appunti a margine che sono stati lasciati da due lettori, un ragazzo e una ragazza, che interagiscono attraverso queste note. Alla storia raccontata dal libro, si sovrappone quella che si svolge a margine e che coinvolge questi due lettori. Ma a raccontare questa seconda storia non sono solo le note. All'interno del libro c'è tutta una serie di documenti che spaziano dalle cartoline alle lettere. C'è perfino una mappa disegnata su un tovagliolo. Insomma un intreccio di storie che è indubbiamente anche una celebrazione del libro come oggetto, della parola scritta su carta. Un'esperienza di lettura che difficilmente può essere fatta tramite ebook, malgrado non manchi in vendita la versione digitale.
Immagino non sia una lettura semplice. In rete si puossono già trovare numerose opinioni su come vada letto. C'è chi prima ha letto il libro e poi è tornato indietro a leggere le note e il resto. C'è chi ha letto ogni pagina tutta insieme, testo e note. C'è chi ha letto il testo di ogni capitolo e poi è tornato a leggere le note di quel capitolo. Insomma, ogni lettore ha il proprio modo di leggerlo a quanto pare. Io non ho ancora iniziato a leggero e non so bene quando inizierò a farlo e in che modo lo farò. Non so neanche cosa aspettarmi. Non mi mancano i dubbi che sia molto fumo e poco arrosto. Vedremo.
Per concludere ecco un video di presentazione che ho trovato in rete:
Iscriviti a:
Post (Atom)