25 aprile 2010

Pukkelpop 09

Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare.
Ho visto John Paul Jones suonare con Dave Grohl e Josh Homme.
Ho visto il diavolo vestito color pesca reclamare l'anima di uno stagediver che si era sfracellato al suolo.




Viaggio in macchina. Parto verso le una e mezzo, dopo pranzo, da casa. Giovedì 20 agosto. Duemilanove. Passo da Leuven e poi autostrada. Esco dalle parti di Zolder. Dove c'è il circuito. Arrivo dalle parti del festival. I cartelli ovviamente sono tutti esclusivamente in fiammingo. Potrebbe esserci scritto qualsiasi cosa. Coda. Vedo i simboli dei parcheggi. Sono dopo un cavalcavia sulla ferrovia. Davanti all'ingresso torme di pischelli a torso nudo, ragazze in costume e gente con casse di birra. Il termometro della mia Corsa non ha fatto che aumentare da quando sono partito. Trenta. Trentaquattro. Trentasette. Quaranta. Tombola. Il giorno più caldo della storia del Belgio, probabilmente. 
Faccio avanti e indietro per il viale dove c'è l'ingresso del festival, i parcheggi sono tutti occupati. Non so cosa fare. Un vigile mi dice che devo seguire i cartelli per i pacheggi sette e otto. Il che vuol dire rifare la coda in senso opposto. Un'altra volta. Prendo la fila che scorre di più. Non l'avessi mai fatto. Arrivo all'altezza di quello che potrebbe sembrare il bivio per il parcheggio. Provo a chiedere al tizio con la pettorina fosforescente. Ha un casco da ciclista, ma non ha la bicicletta. Chiedo in inglese. Mai azzardarsi a parlare in francese nelle Fiandre. Mi risponde in fiammingo. So una sega cosa dice. E' alterato. In fiammingo. Lo mando al diavolo. In italiano. E proseguo. Giro per prendere la strada da dove sono venuto. E dopo un centinaio di metri trovo un posto. Culo. Mi risparmio anche i 3 euro del parcheggio. Alla faccia del posteggiatore fiammingo.
Zaino in spalla e macchina fotografica in tasca m'incammino verso il festival. Sottolineo la digitale perchè, per fare un piacere ad un'amica che mi ha chiesto di fotografarle Dave Grohl, è la prima volta che la porto ad un concerto. Per fare caldo, fa caldo. E il sole batte. Coda per entare. Bisogna passare per la cassa. Coda piuttosto lenta. Mi sono portato dietro un libro. Mi metto a leggerlo. La versione di Barney. Ad un festival musicale con un libro nello zaino. Non sono una persona normale. Almeno mi passa un po' il tempo in coda e fra un concerto e l'altro. Sono arrivato in macchina alle due e mezzo. Ho trovato posto dopo le tre, forse alle tre e mezzo. Sono entrato verso le quattro.
Il main stage è normale. Grande palco. Enorme spiazzo davanti. I palchi secondari sono sotto delle tende. O meglio, dei tendoni. Per colpa delle code e del parcheggio mi sono perso gli Zebrahead che magari sarebbero potuto essere divertenti. Mi metto a sedere sul prato spelacchiato davanti al palco principale a leggere il libro aspettando che inizi il prossimo concerto.
Maximo Park. Una specie di gruppo indie rock o roba del genere. Mi ritrovo circondato da quattordicenni. Insostenibili. Di una banalità allucinante. Il tastierista si muove come un indemoniato. D'altra parte il suo ruolo nel gruppo è paragonabile a quello del gruppo stesso nel panorama musicale mondiale. Inutile. Ad un certo punto il cantante tira fuori un quaderno rosso, e inzia a leggere. Non capisco. Ma non manca molto alla fine. Finito questo spettacolo straziante, mi rimetto a leggere il libro. Alla fine sarei potuto arrivare alle sette. Il prossimo gruppo sul palco principale sarebbero stati i Razorlight. Ho terrore che possano essere una specie di Maximo Park e fuggo.
Mi dirigo verso la tenda Shelter. Nel programma vedo che ci suona un gruppo che si chiama Bring Me the Horizon. Non ho idea di chi siano. Ma dev'essere il palco dove c'è un po' più di violenza nella musica. In serata ci suoneranno gli Opeth, che faccio volentieri a meno di vedere. Il cantante bercia e vocia. Nulla di buono neanche questa volta. Growl da death metal, ma senza che sia death metal. Qualcosa di indefinibile. E inascoltabile. In modo diverso dai Maximo Park, ma sempre inascoltabile. Accanto a me c'è un tamarro con un paio di occhiali da sole ridicoli. Poi sotto una tenda, dove il sole non c'è, sono ancora più ridicoli. Mentre ascolti un gruppo del genere e ti muovi come se stessi ballando la techno sei ancora più ridicolo. Se fossi una persona violenta gli avrei rifilato un cartone nel viso sulla fiducia, senza neanche dire "Ciao, come ti chiami?". Essendo un tipo tranquillo mi limito a guardarlo con disprezzo. Il gruppo finisce di suonare. Esco dalla tenda e vedo formarsi nuvoloni nerissimi in lontananza. Si piglia l'acqua. Almeno mi sono portato dietro un impermiabile. Mi metto a sedere nel prato per mangiarmi il panino con la mortadella che mi son portato da casa. Guardo il cielo che s'innerisce. Sono le sette passate. Fra un po' suonano i Deftones sul palco principale.
Mentre sto mangiando si avvicina un centinaio di kili di fiamminga. Mi biascica qualcosa nella sua lingua. Mi dispiace ma non parlo fiammingo. Mi chiede in un inglese stentato se si può sedere accanto a me. Mi guardo intorno. Il prato è praticamente vuoto. Eccoci, ci mancava solo questa. Le rispondo di sì. Si sdraia. Io finisco di mangiare il mio panino. Mi alzo e me ne vado. Senza voltarmi e senza rivolgerle uno sguardo od una parola.
I Deftones. Penso che non capirò mai in che lingua canti Chino Moreno. E cosa dica. Nel caso dica qualcosa di senso più o meno compiuto. Probabilmente è inglese. Ma non riesco a cogliere. Questo mi impedisce di farmeli piacere. Indubbiamente ci mettono un sacco di energia. E' un bel live. Non capisco ma mi diverto. E poi, detto in senso strettamente eterosessuale e non esteticamente parlando, Chino Moreno è il più bello di tutti.
Il nero del cielo si avvicina sempre di più e, anche se mi dispiace, abbandono i Deftones prima che finiscano. Nella tenda Marquee c'è un concerto a sorpresa e voglio arrivare con un po' d'anticipo. A sorpresa per dire. Ormai i rumors erano a senso unico e la mattina prima che partissi la notizia era praticamente ufficiale. Them Crooked Vultures. Josh Homme alla voce e chitarra. John Paul Jones al basso. Dave Grohl alla batteria. Se non è un supergruppo questo. E il mistero che li circonda rende l'evento ancora più atteso. Si sono formati da poco. E' il loro terzo show. Il giorno prima erano ad Amsterdam e una decina di giorni prima avevano esordito a Chicago. Il tendone è pieno stracolmo. Avrei dovuto muovermi prima. E come se non bastasse inizia a piovere. Mancano una ventina di minuti all'inizio del concerto. Provo ad entrare sul lato sinistro. Il più avanti possibile. Sono comunque abbastanza distante. Inizia a diluviare. Cosa dico? Iniziano a cadere secchiate d'acqua dal cielo. Il momento adatto per essere sotto un tendone. Il pubblico è in fermento. C'è la sensazione che si assisterà a qualcosa di storico. Siamo fitti come sardine. Qualsiasi movimento è impossible, tranne quelli dettati dalla folla che ti spinge. Silenzio. Rumore. Entrano sul palco. Si comincia. Il suono sembra molto Queens of the Stone Age. Almeno secondo me. Ma io di musica non me ne intendo. Mi piace e basta. Ovviamente nessuno ha sentito prima nessuna delle canzoni. Eppure il pubblico apprezza. Io sono subito colpito dalla seconda canzone. Cerco di fare qualche fotografia, ma i movimenti non sono facili. E poi sono lontano. Non vengono bene. Nei palchi secondari non ci sono maxischermi. Sono lontano vuol dire anche che per quello che vedo sul palco ci potrebbe essere chiunque. Josh Homme no. Lui si riconosce. Dai capelli rossi. Quello alla batteria si danna come se fosse Dave Grohl. Probabilmente perchè lo è. Per quello che vedo. Ma per quello che sento sul palco c'è un gran bel gruppo. Alcuni fra gli spettatori se ne vanno. Forse perchè si aspettavano qualche altra sorpresa. Forse perchè ha smesso di piovere. Forse perchè vanno a vedere gli Offspring che iniziano tra poco. Io resto. C'è più libertà di movimento e riesco ad avvicinarmi di un paio di passi. Anche Daffodils mi colpisce subito come canzone. Fanno anche un sacco di intermezzi strumentali. Ci sanno fare i ragazzi. Il concerto finisce con Nobody Loves Me. Gran bel concerto. Gran bella sorpresa. Anche se scoperta in anticipo. Grazie Pukkelpop. E grazie Dave, Josh e John. Ci sanno fare e faranno strada. E mi sono anche risparmiato il temporale.
Vado verso il palco principale. Suonano ancora gli Offspring. Sono molto lontano. Vedo qualcosa attraverso i maxischermi. Il palco non lo vedo quasi. E non si sente bene. A folate il suono è distorto. Comunque facccio in tempo a sentirmi qualche classico del repertorio. Divertenti sicuramente. Peccato che siano schiacciati tra la sorpresa e i Faith No More e non me li possa godere.
Finiti gli Offspring mi dirigo in direzione ostinata e contraria alla folla. Verso il palco. I Faith No More me li devo vedere da vicino. In fondo se sono qui è per loro. Un tour di reunion che può essere un'occasione unica nella vita. Come l'anno scorso per i Rage Against the Machine al Pinkpop in Olanda. C'è da aspettare un'oretta. Devono sistemare il palco eccetera. Un sipario rosso come sfondo. Tastiera e microfono. Altri tre microfoni. Batteria. Soundcheck. Ormai è buio. Era già buio durante gli Offspring a dire la verità. 
Entrano. Mike Patton ha un bastone ed ha un vestito color pesca. O salmone. Qualcosa del genere. Mike patton è il diavolo. O almeno io il diavolo me lo immagino con la faccia di Mike Patton e con l'espressione di Mike Patton. Forse il diavolo è Mike Patton. Iniziano con un pezzo tranquillo. Non lo conosco. Ma già dal secondo c'è potenza e adrenalina. Pogo piuttosto intenso davanti a me. Io me ne tengo fuori. Sono stanco e poi inizio ad avere una certa età per queste cose. Evidence. Poi Last Cup of Sorrow, che canto a squarciagola. Easy, like sunday morning. Midlife Crisis. Appare un ragazzo sul palco non si sa da dove. Prende la rincorsa e si butta a volo d'angelo per fare stage diving. Per chi si ricorda l'inzio di School of Rock con Jack Black che cerca di fare stage diving, il risultato è più o meno lo stesso. Solo che il problema non è il pubblico che non lo prende. Non ci arriva neanche dove c'è il pubblico. E il palco è molto più alto. Si ferma la musica. Mike Patton si cala dal palco per controllare che il tizio sia ancora intero. Dopo un po' risale. Il suo commento è "That was fucked up". Non è dato sapere delle sorti del diver. Bene non si è fatto. Mike dice che deve riprendere il mood. Si mette a fischiettare una musica scema. E poi riattaccano con Midlife Crisis. Poi Epic. Davvero un gran concerto. Ad un certo punto Mike Patton se la prende con quelli della prima fila. Li piglia per il culo. Poi scende da palco. Cerca di farli cantare. Il primo non sa le parole e allora lo bacia in bocca. Altri cantano. Poi va davanti alla telecamera e ci sputa sopra. Risale sul palco. Finiscono la canzone. Ringraziano e se ne vanno. Tutti aspettano l'encore. Che arriva. Mike dice che nel backstage hanno parlato del tizio che ha fatto il tuffo. Dice che potrebbe essere andato ad incontrare lo "homeboy" indicando con il dito verso il cielo. Dice che potrebbe essere irrispettoso e attacca a cantare "Olè Olè Olè" e poi suonano il tema di Momenti di Gloria. Il finale è di We Care A Lot. Grande concerto? Grandissimo concerto. Grandissima energia. Immenso Mike Patton. Secondo me non è Mike Patton che ha venduto l'anima al diavolo. E' il diavolo che ha venduto l'anima a Mike Patton.
Mi dirigo verso l'uscita. La macchina non è vicinissima. I piedi e le gambe mi fanno male. Ma sono contento. In macchina metto su un cd dei Gogol Bordello e riparto verso casa cantandoci sopra. All'una e trentotto supero un camion di maiali. Arrivo a casa dopo le due. Mando un paio di email. Faccio una doccia. Alle tre sono a letto. Il giorno dopo lavoro. Rocchenrooooooooool.

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