L'avevo capito una sera d'inizio febbraio, ormai quasi quattro anni fa. L'avevo capito senza neanche sapere di averlo capito.
Pensando solamente di fare il brillante con una citazione da un film.
Forse stavo iniziando a vedere in te quello che neanche te stessa sembri riuscire a vedere.
Ma era già troppo tardi. Tutto è sempre successo troppo tardi. Magari di poco, ma tardi.
La tua risposta fu molto lunga per una frase così breve.
Anzi furono molte risposte, una per ogni lettera dell'alfabeto.
Una divertente, l'altra ironica. Una assurda e l'altra seria. In una prendevi in giro me e nell'altra te stessa.
Avrei potuto comportarmi diversamente in mille ed una occasione.
Più cinico o più irrispettoso. Meno imbranato o meno freddo.
Alla fine ho la sensazione di essere stato una Cassandra per me stesso.
Perchè anche se consapevolmente non lo sapevo ancora o se non me ne rendevo ancora conto, era già chiaro che non sarebbe potuto succedere nulla, non avresti potuto dire nulla o fare nulla perchè quelle sensazioni sparissero da me.
Da quella sera sarebbe iniziata la nostra danza infinita. Questi passi che in maniera alterna ci hanno portati vicino e poi lontano.
E poi di nuovo vicino. E poi di nuovo lontano.
E' quello che devo scontare per il mio peccato originale, probabilmente.
Ancora non so se sia il mio inferno o un purgatorio. La parola fine ancora non è stata scritta. Non c'è nulla di definitivo.
Ma in questo pomeriggio del 26 dicembre, a pochi giorni dal 2010, ho sentito forte questa sensazione. Come quasi quattro anni fa.
L'ho percepito con il cuore e con la mente, che sarai sempre mia.
Sempre e mai.